Oplà n°29 – Di errore in errore… ti aggiungo un altro compito


UNA RIFLESSIONE: Il telefono… la tua Croce!


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Facciamo un gioco: le parole Android, Ios, Whatsapp, Facebook, Instagram, Telegram, TikToK,Samsung, Apple, sms, a cosa vi fanno pensare? Bravi, avete indovinato. Tutte le parole in elenco vi portano a pensare subito al vostro telefono ed alle applicazioni che usate nella stragrande maggioranza.
Negli ultimi tempi si leggono notizie sulla “Nomofobia”, una forma di dipendenza da smartphone che porta a stress ed altri sintomi, che quasi tutti gli utilizzatori hanno, ma che negano e minimizzano pur essendone affetti. Questa dipendenza può essere di tipo attivo o passivo, ovvero il soggetto ha necessità di avere in mano l’apparato e giocarci alla ricerca di informazioni, o passivo se le informazioni o le notizie arrivano senza la propria volontà, ma in maniera compulsiva si ha il bisogno di vedere di cosa si tratta. Non si riesce a godere più di un minuto della nostra vita senza controllare se è arrivata una chiamata o un messaggio; il telefono vibra e suona in qualsiasi momento anche negli attimi più delicati, interrompendo la concentrazione o distogliendo l’attenzione.
Noi, che lo usiamo per lavoro siamo esposti a questa patologia il doppio degli altri, riceviamo ed inviamo chiamate e notizie per lavoro ed inviamo e chiamiamo per l’organizzazione della nostra vita privata. Per eliminare questo uso eccessivo cosa e come possiamo fare? Nulla.
Siamo talmente entrati nel turbine tecnologico e nella dipendenza che uscirne sarebbe come sconnettersi dal mondo e diventare un eremita in Tibet. Però possiamo fare delle considerazione su un uso più corretto e che salvaguardi la serenità, e soprattutto la privacy.
Il nostro numero nell’ambito del lavoro, parliamone… usiamolo con diligenza.
In modo pressoché automatico senza pensare alle conseguenze, abbiamo dato il nostro contatto con molta leggerezza; fornito alla nostra azienda per un giusto recapito insieme agli altri dati personali, pian piano il nostro numero è entrato sia negli elenchi e nelle liste dei nostri clienti sia nelle rubriche dei facenti parte il nostro organigramma. Passando di persona in persona, è divenuto di dominio pubblico, del resto è inserito in alcuni casi sull’elenco dei contatti mail aziendale. E’ una verità ormai assodata, che il nostro numero ed il nostro smartphone debbano essere utilizzati per lavoro. Li usiamo sempre, contemporaneamente alle tante attività che svolgiamo, mentre rispondiamo o scriviamo mail, durante gli spostamenti, mentre organizziamo la nostra attività, ecc.; ormai facciamo tutte le operazioni necessarie al nostro compito mentre abbiamo il telefono all’orecchio senza accorgerci che oltre a non prestare il 100% dell’attenzione alla singola attività siamo soggetti ad uno stress non indifferente.
In modo sbrigativo e superficiale ci viene proprio chiesto di usare il nostro numero, ad esempio per inviare messaggi ai clienti, creare chat per informare i clienti su prodotti o iniziative, trasmettere grafici o stralci di articoli tramite messaggistica whatsapp, ci è stato chiesto di usarlo per fare videochiamate, è inserito nelle chat di agenzia, nelle chat dei tutor o similari per le comunicazioni di scuderia, usato come hotspot, ecc. ecc….
L’uso delle chat, è quello che presenta più criticità per la tutela della persona: tutti i partecipanti possono acquisire i nostri recapiti senza il nostro favore e farne l’uso più disparato, ma soprattutto i continui messaggini a tutte le ore e tutti i giorni (anche festivi ed in ferie) non permette un diritto alla disconnessione più volte sancito dal legislatore, turbando o portando i nostri pensieri al lavoro anche quando siamo al di fuori degli orari di attività. Questo anche perché si innescano inevitabilmente al ricevimento dei messaggi una serie di risposte, spesso di gratificazione, che portano a modificare il telefono in una sorta di mitragliatrice sonora che distoglie i nostri pensieri dalle attività familiari o dalle attività del tempo libero.
Se per molti l’educazione e le norme di buon comportamento non sono sufficienti a far capire che nelle feste o la notte, o in alcune fasce orarie non è opportuno inviare in queste chat notizie o richieste, si dovrebbe forse regolamentare meglio il loro uso, o utilizzare i canali ufficiali aziendali per erogare le informazioni e comunicazioni. I nostri contratti, i nostri apparecchi ed il traffico telefonico sono pagati ed acquistati a livello individuale, con costi spesso onerosi sostenuti personalmente, ed avendo la caratteristica di utenza propria, quindi, non possono essere assimilati a dispositivi o recapiti aziendali. Se ne fa invece un uso smodato, tanto da ricevere messaggi ed avvisi che invece si dovrebbero inviare in maniera più attenta. Sinceramente, tanti OP sono stanchi di essere stressati e raggiunti in ogni momento privato della loro vita e della loro giornata non lavorativa.
Alcuni dipendenti della nostra azienda hanno numeri aziendali con spese a carico della datrice, ma per gli OP che con il telefono lavorano non è stata mai ragionata una forma di telefonia aziendale. Non si è presa mai in considerazione una forma di indennizzo o rimborso per l’utilizzo dei propri mezzi telefonici. Del resto lo smartphone rappresenta l’unico o il principale strumento di lavoro, sia per contattare clientela effettiva e potenziale, sia per ricevere le disposizioni locali, o invio di mail e messaggi non essendo il nostro un lavoro stanziale; durante il periodo covid, il suo uso ha dimostrato quanto è efficace, siamo riusciti ad essere vicini ai nostri clienti ed essere effettivi partner di vita come l’azienda ci ha richiesto.
Per tutelarci fuori dal lavoro come possiamo fare? Acquistare un’altra SIM? Bloccare la ricezione di alcune chiamate e messaggi? Chiedere un rimborso per le spese sostenute? In questi ultimi anni i canoni dei gestori sono allineati e convenienti, ma un’ eventuale soluzione non è da ricercare solo per una mera motivazione economica è anche una questione da prendere in considerazione.
Giocando su due famosi slogan di una nota società telefonica italiana, il telefono con le sue attuali funzioni non “allunga la Vita”… non “Voce” ma Croce!

Antonello Polidoro

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