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Il metodo sbagliato
Negli ultimi giorni a Genova ci sono stati incontri di carattere commerciale con figure apicali e/o direzionali in cui colleghe e colleghi – a cui si era raccomandata massima puntualità – non raramente si sono fermati oltre l’orario di lavoro. Dobbiamo innanzitutto rilevare come puntualità e rispetto dei tempi molto spesso non vengono rispettati da chi li richiede e pretende. Inoltre l’azienda dovrebbe organizzare processi e attività all’interno dell’orario giornaliero senza ricorrere allo straordinario (magari nemmeno formalmente riconosciuto), tanto più per iniziative che non hanno nulla né di eccezionale né di straordinario.
E questo è già un primo problema, a maggior ragione in un momento come questo in cui il discorso della riduzione dell’orario settimanale è centrale nella piattaforma unitaria per il rinnovo del CCNL.
Oltre a essere lavoratrici e lavoratori, le persone hanno anche altre connotazioni sociali: possono essere figli che accudiscono genitori, genitori essi stessi o comunque averea ltro per cui vivono fuori dalle mura della propria filiale o ufficio.
Il valore del tempo è prezioso per tutte e tutti, non solo per chi ricopre certi ruoli.
A livello di contenuto poi, in queste riunioni non è emerso nessun contributo o supporto concreto: unico oggetto, la diffusione del metodo e il continuo riferimento, a volte esplicito altre più velato, alla inadeguatezza di chi lavora che, nei fatti, viene accusato di non saper fare il proprio mestiere. A suffragio dei ripetuti e ossessivi mantra della redditività, degli obiettivi e dei risultati, sono state espresse delle argomentazioni concettualmente errate, più o meno indirettamente minatorie, e di assoluta gravità.
Parlare di pressioni commerciali è oramai eufemistico rispetto al contenuto e al portato stesso delle dinamiche a cui sono sottoposti colleghi e colleghe.
Riportiamo di seguito una delle argomentazioni usate perché indicativa dello stato deteriore a livello di consapevolezza professionale, cognizione giuridica e coscienza civica/sociale, in cui evidentemente versano alcune figure di assoluto rilievo della nostra banca.
È stato dichiarato che se non si fa redditività, chi lavora attualmente in somministrazione non potrà essere assunto o il suo contratto prorogato e che non si potranno aprire altre finestre del fondo di solidarietà per chi invece attende l’uscita dal mondo del lavoro.
Tutto questo accade mentre sono sempre più numerose le persone che soffrono di insonnia, attacchi di ansia e stanchezza cronica a causa delle condizioni di lavoro; condizioni aggravate dalla proliferazione di meet e dalla diffusione di documenti inutilizzabili.
Chiediamo all’azienda di stigmatizzare e mettere fine a questi comportamenti. Fare leva sulla paura delle persone, cercando magari di dividerle e per di più asserendo cose false è un fatto inaccettabile.
RSA FISAC CGIL BPER – GENOVA
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