di Luca Cinotti
C’era una volta la città delle cento chiese e delle cento e più banche. Le prime sono rimaste, anche se tante hanno chiuso i battenti al culto. Le seconde, invece, sono sparite dal panorama delle nostre città e, ancor più, dei nostri paesi. Lo confermano le statistiche della Banca d’Italia stabilizzate al 31 dicembre dello scorso anno. Come si legge nella tabella a fianco, nei comuni della Lucchesia (quindi l’intera provincia, esclusa la Versilia) ci siamo ormai avvicinati a passo di gambero alla quota psicologica e non solo di 100 sportelli, arrivando a 103. E se il calo rispetto all’anno precedente è stato limitato solo due in meno, entrambe a Lucca la situazione va letta progressivamente: negli ultimi cinque anni siamo passati da 124 a 103 (-21, cioè il 17 per cento) ma se si risale ancora nelle serie storiche si trova che nel 2015 (quindi non proprio un’era geologica fa) le filiali erano 156, cioè 53 in più: il calo, in questo caso, è stato del 34 per cento.
I comuni “scoperti”
L’erosione continua ha portato a una situazione in cui ci sono comuni che non hanno più nemmeno una filiale e quasi sempre nemmeno uno sportello bancomat. I territori scoperti sono 11 su 26. E non si tratta soltanto di piccole realtà della Valle del Serchio (che comunque avrebbe bisogno quanto e più delle altre di questi servizi): nell’elenco ci sono anche realtà della Piana come Monte carlo e Villa Basilica.
Fra web e risparmi
Si tratta di tendenze che paiono inarrestabili. E che hanno più componenti, come spiega Carlo Moretti, segretario provinciale di Fisac Cgil: «Da una p arte ci sono le operazioni di ristrutturazione dei gruppi, come quello di Monte dei Paschi, con l’uscita di 4mila dipendenti. Dall’altra, soprattutto dopo la pandemia, si è assistito all’esplodere delle operazioni via Internet, anziché agli sportelli». Il risultato della composizione di queste forze è la riduzione degli sportelli fisici e dei dipendenti. Magari con fasi di transizione, che prevedono la p ermanenza di uno sportello più grande con funzioni di cassa e di altri più piccoli. Certo, non tutto è negativo: «A Lucca dice infatti Moretti abbiamo ancora l’anomalia positiva dell’ex Cassa di Risparmio, ora Banco Bpm, che mantiene una presenza ancora diffusa sul territorio».
Il caso Banco del monte
Anche i Banco del Monte continua ad avere un buon radicamento, ma in questo caso la situazione sembra più traballante, dopo l’ incorp orazione in Bper. Tra 2022 e 2023, infatti, ci sono già state delle chiusure di sportelli: Borgo Giannotti, Pieve San Paolo, una ex Bper a Viareggio. E poi Pisa, Livorno, Cecina, Pistoia. Ancora non si ha un panorama di quello che accadrà nel resto dell’anno, ma altre chiusure sono possibili, se non probabili. Una situazione che lascia l’amaro in bocca ai dipendenti Bml, che vedono anche disattese le garanzie che, al momento della fusione, le istituzioni locali avevano annunciato per la forza lavoro lucche se. E il punto del personale non è da poco: in provincia i bancari nel 2022 sono 1.167, mentre nel 2009 erano 3.342. E anche gli accordi per assorbire parte dei pensionamenti nei grandi gruppi spesso, privilegiano le zone più importanti in Italia, piuttosto che la nostra provincia.