Giorgia Meloni non ha nulla da dire sull’aggressione ai ragazzi del liceo Michelangiolo da parte di giovani legati al suo partito. Non basta: con coraggioso sprezzo del ridicolo il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio (FdI) ha dichiarato che gli aggressori si sono legittimamente difesi.
Per coincidenza, la Meloni non ha avuto nulla da dire neppure sull’anniversario della marcia su Roma, né sul fascismo, che non ha mai condannato. Eppure si ripetono da parte di esponenti del suo partito comportamenti ed affermazioni apologetiche del ventennio.
Meloni alle volte non dice, ma altre volte dice. E le parole che ripete spesso sono: dovere, patria, nazione, destino. Durante il ventennio in nome della parola dovere c’era chi stava sopra e chi stava sotto; in nome della parola patria si invadeva la patria degli altri; in nome della parola nazione si perseguitavano gli ebrei, gli slavi, gli africani; in nome della parola destino si invocava e si proclamava l’impero. In nome di queste quattro parole si perseguitava chiunque la pensasse in altro modo. Per coincidenza, la Meloni usa le stesse parole del fascismo.
Ha affermato che il MSI è stato un partito della destra democratica, dell’Italia democratica e repubblicana. Eppure Rodolfo Graziani, criminale di guerra, ministro della Difesa della RSI, fu presidente onorario di quel partito negli anni 50, quando Junio Valerio Borghese, capo della famigerata X MAS, fu presidente del partito e poi, nel 1970, protagonista di un fallito colpo di Stato. Per non parlare di Pino Rauti, a cui FdI ha dedicato un circolo giovanile a Brescia. Per non parlare ancora di cinquanta e passa anni di aggressioni e di violenze da parte di personaggi del MSI. Sempre per coincidenza.
Ma, come diceva Totò, troppe coincidenze coincidono. È prematuro lanciare un allarme. Ma certamente si alza e di parecchio l’asticella della preoccupazione.