V-TServices: chiediamo chiarezza sul nostro futuro

3 - Fisac Cgil

E’ passato più di un anno da quando nei nostri corridoi e in quelli del nostro cliente principale hanno iniziato a girare voci, confermate in passato dai nostri vertici, sulla trattativa per il rientro di V-TServices in Unicredit.

In precedenti comunicati si è fatto riferimento al rientro di alcuni servizi come la rete e di quelli legati agli ambienti open, però questa eventualità è naufragata probabilmente perché non è stato trovato un accordo che la rendesse vantaggiosa in termini economici per entrambe le parti. La trattativa si è quindi arenata, il nostro A.D. dell’epoca è stato avvicendato e UCS è confluita direttamente in Unicredit banca.

Da quel momento è calato un silenzio assordante e nessuno si sbilancia più.
Sappiamo che ci sono stati dei contatti ad altissimo livello tra i vertici di Unicredit e IBM sul tema della nostra azienda, forse perché come sapete tutti il nostro contratto di servizio, a decremento annuale, scadrà nel 2029 e per il momento non c’è intenzione di rinnovarlo perché “i matrimoni si fanno in due”.

A rigor di logica le alternative per restare a galla sono un nuovo contratto di servizio, oppure il rientro in Unicredit. Quest’ultima eventualità si potrebbe verificare ad esempio con il passaggio della quota di proprietà al 51%, lasciando di fatto invariata la nostra azienda, oppure con l’acquisizione del 100%.

Ad oggi non arrivano più notizie né dall’azienda, né da parte Unicredit.
Quello che possiamo vedere è una IBM poco propensa ad investire nella nostra società. Il fatturato è calato nel 2022 e lo sarà ancora di più nel 2023 per effetto del decremento del contratto e per la perdita delle entrate da altri clienti, come richiesto dalla banca, oltre che per una ridotta mole di attività extra della stessa.

Gli effetti visibili a tutti sono i tagli di spesa che l’azienda sta attuando in più modi. Si evita di eseguire attività extra orario lavorativo se non coperte da pagamento da parte del cliente, a tale proposito vogliamo segnalare all’azienda che il lavoratore non ha visibilità diretta circa il fatto che una richiesta sia legata ad una Request For Service e per quanto ci riguarda ogni attività approvata in commissione di valutazione deve essere pagata al lavoratore.

I manager hanno l’impellente necessità di risparmiare al punto tale che anche le trasferte, seppur importanti come quelle legate al Disaster Recovery, sono state ridotte drasticamente se non annullate del tutto. Si tagliano le spese sugli ambienti di lavoro riducendo gli uffici, si insiste sul consumo delle ferie che non può e non deve avere carattere di obbligatorietà né ledere i diritti dei lavoratori. Invitiamo comunque, dopo anni di attività troppo intensa, chi ha ferie arretrate a pianificarle al più presto, visto che questo salvaguarda anche l’equilibrio psicofisico e la salute in generale.

Non si prevede una campagna di incentivi all’esodo né il ricorso al fondo di solidarietà e, per ammissione dell’azienda, non ci saranno investimenti per assunzioni nel corso dell’anno. Di fatto si entra in uno stato catatonico, in cui si lavora solo per la banca, mantenendo la linea di galleggiamento, fino a quando gioco forza i costi non rischieranno di affondarci e i tagli alle spese non saranno più sufficienti.

Non ci accontentiamo più delle rassicurazioni dell’azienda, perché i dati ci portano da un’altra parte e questa parte non ci piace. Vogliamo conoscere il nostro futuro, che non può essere quello di continuare così per altri sette anni in attesa che succeda qualcosa. Chiediamo alla nostra azienda come intenda superare le difficoltà economiche oggettive sopra riportate e dove saremo fra un anno. Siamo tornati al navighiamo a vista e questo ci preoccupa.

I lavoratori di V-TServices non hanno intenzione di rimanere inerti per fare poi la fine della rana bollita. Sappiate che se non ci saranno segnali tangibili, siamo pronti a saltare fuori dal pentolone perché meritiamo di sapere.

Approfittiamo di questa occasione per fare anche chiarezza sull’utilizzo del tool EMA per prenotare la postazione di lavoro.
EMA nasce nel periodo di emergenza pandemica, come strumento di prevenzione per prenotare la postazione di lavoro per rispettare le percentuali di occupazione ed andare in ufficio in sicurezza. Oggi siamo fuori dallo stato di emergenza, la capienza è stata portata al 100%, ma le postazioni sono state ridotte; quindi, il tool di prenotazione non serve più a prevenire problemi di sicurezza, ma serve a controllare il numero di persone presenti onde evitare che soprattutto nelle sedi più piccole possa non esserci una scrivania per tutti, che potrebbe portare l’azienda ad incorrere in sanzioni. Di fatto EMA è ridondante nell’attestazione della presenza in ufficio, in quanto esistono già la registrazione al tornello e soprattutto il tool Zucchetti. Per questo non consideriamo EMA uno strumento aziendale “obbligatorio”.

P.S. pur non essendo a conoscenza di come, dove e quando e soprattutto su quali argomenti, HR ci ha anticipato che prossimamente il nostro A.D. dovrebbe incontrare i lavoratori per comunicazioni.

3/2/2023

Le RSA di V-TServices FABI FISAC/CGIL UILCA/UIL

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