Oplà n°28 – Incidere sull’organizzazione del lavoro


OPLÀ – Incidere sull’organizzazione del lavoro per il benessere dei lavoratori


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L’organizzazione del lavoro riguarda il lavoro di team come quello individuale, impatta sullo sviluppo dell’azienda come sulla sua immagine, attiene la gestione del tempo come delle priorità ed è un tema su cui le aziende si oppongono strenuamente a che diventi oggetto di contrattazione con le parti sociali.
Assegnare compiti, pianificare, indire continue riunioni motivazionali e di monitoraggio, definire metodi e mezzi in un determinato tipo di ambiente dove la competizione è costantemente eccitata serve a far conciliare performance individuali e collettive.
Dal versante dei lavoratori organizzazione del lavoro vuol dire un efficientamento produttivo che incrementi il reddito, percorsi di carriera trasparenti e legati al merito, un clima ed un ambiente rispettoso e accogliente, la possibilità di conciliare lavoro e vita privata ed eliminare pressioni inutili e dannose.
Da qui la necessità che le Organizzazioni Sindacali pongano sul tavolo della contrattazione un lungo elenco di questioni, ancora più urgenti nel contesto di flessibilità, accelerato dalla pandemia, di digitalizzazione e di nuove frontiere della rappresentanza.
Volendo citare solo i titoli evidenzierei:
– invasivo controllo manageriale
– pressioni commerciali
– diritto alla disconnessione ed alla pausa digitale (giorni mail free , divietò di messaggi in chat fuori orario, ecc.)
– regolamentazione dell’uso dei mezzi propri e della propria abitazione
– dotazione di strumenti adeguati sia per il lavoro che per la postura in caso di lavoro da remoto
– strumenti di conciliazione di tempi di vita e di lavoro al di là dello Smart Working
– pari opportunità di genere e diversity e inclusion
– alfabetizzazione digitale
– rilevazione e prevenzione del tecnostress
(nota 1)
– attenzione al sovraccarico cognitivo.
In una buona organizzazione del lavoro due fattori risultano determinanti: tempo e ambiente.
Quindi per un maggior benessere lavorativo occorrono strumenti adeguati e dotazioni ergonomiche ovunque, la fine del multitasking per svolgere un compito alla volta, stop alle distrazioni, fare pause, definire le priorità e deleghe, evitare continue riunioni e reportistica sull’ attività.
Ricercando la collaborazione dei lavoratori ed il loro impegno il datore di lavoro rafforzerà il loro senso di responsabilità e lo spirito d’iniziativa, svilupperà la partecipazione dei dipendenti che in autonomia e con le proprie capacità applicheranno le rispettive attitudini in un contesto in cui l’informazione è circolare e sinergica.
Il benessere organizzativo condiziona la motivazione, la concentrazione, la soddisfazione e la produttività.
Secondo un’autorevole definizione “ è la capacità di un’organizzazione di promuovere e mantenere il più alto grado di benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori in ogni tipo di occupazione “ ( Avallone e Bonaretti 2003 ).
Per farlo occorre curare il clima aziendale e morale, coltivare una cultura organizzativa e aziendale, sviluppare l’apprendimento continuo e l’attenzione a ciò che da’ ottimismo e benessere.
Queste riflessioni sottostanno anche alla base della normativa che il 31/12/2010 ha introdotto la Valutazione Rischio Stress Lavoro Correlato che analizza gli eventi sentinella, rileva e valuta gli indicatori di contenuto e di contesto che viene svolta ogni tre anni partendo dalle interviste fatte ai lavoratori.
Nella nostra Azienda , invece, si intervistano i Rappresentanti della Sicurezza ( RLS ) e trovo che questa pratica sia inefficace e da cambiare per ascoltare la voce dei lavoratori di tutti i ruoli e che fanno riferimento a tutte le tre parti del CCNL.
Infatti un RLS soprattutto con l’avvento del lavoro da remoto e dello Smart Working non ha strumenti adeguati per conoscere in modo compiuto la situazione dei lavoratori.
Solo contrattando con la Direzione Risorse Umane tanti aspetti dell’organizzazione del lavoro da parte delle Organizzazioni Sindacali e svolgendo una puntuale analisi e verifica nell’ambito proprio da parte delle Rappresentanze della Sicurezza si potrà conseguire un miglioramento del benessere lavorativo.

Elisabetta Masciarelli
Coordinatrice Nazionale OP FISAC Generali Italia

(nota 1) Per riconoscere il tecnostress occorre un questionario in cui si indagano tempi di lavoro, ritmi, cambio di abitudini, velocità di esecuzione richiesta, carico di lavoro, stato di salute psicofisica.

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