Oplà n°27 – B.U.O.N. N.A.T.A.L.E.


NUOVO MODELLO OP: Previdenza


Torna all’indice Appena inseriti nel nostro settore lavorativo, siamo stati indottrinati essenzialmente sul concetto della “Previdenza”, così da poter proseguire un iter operativo maturando professionalmente nella formazione di consulenti assicurativi sullo specifico tema. Previdenza: ma cosa intendiamo con questo termine? I nostri nonni quando attribuivano a taluno l’appellativo “previdente”, intendevano che quella persona accantonava ricchezza al fine di fronteggiare future avversità (generalmente una persona previdente pianificava l’acquisto di una casa, il matrimonio dei figli, le risorse per la vecchiaia ed economie per le cure di benessere e possibili infermità).
Considerando il senso di questa voce in un “mix”, per previdenza possiamo intendere ogni atto, risorsa o avvedutezza che mira a risolvere possibili nefasti eventi. Noi OP siamo consulenti e siamo deputati a trovare strategie per fronteggiare o ridurre eventuali sventure e malattie trovando soluzioni per le difficoltà di natura economica all’insorgere di tali problematiche che colpiscono la persona, i suoi affetti, i suoi beni, quindi risolvere o ridurre problemi di natura economica nell’evenienza.
Per quanto concerne le conseguenze di sventure che colpiscono le persone, vivendo in uno stato sociale, lo Stato stesso, in primis, con le sue Strutture ed Enti Assistenziali intervengono per porre rimedi, ma in tanti casi, questi aiuti sono mediocri e insufficienti per dare un valido sostegno.
Ma quali sono gli eventi di cui parliamo che hanno come oggetto le persone? Ovviamente malattie ed infortuni letali o invalidanti che privano di ogni risorsa congiunti e familiari senza altre ricchezze, o che provocano indebitamenti per cure e terapie, o costi per migliorie, adattamenti o modifiche alle strutture e alle abitazioni utilizzate, oppure riduzione di reddito per minore capacità lavorativa o addirittura incapacità a svolgere il lavoro svolto, impossibilità a condurre la stessa vita. Quante volte ripetiamo queste cose ai nostri clienti suggerendo il ricorso a soluzioni vantaggiose con contratti assicurativi?
I lavoratori dipendenti, hanno INAIL ed INPS oltre a coperture assicurative proprie ed aziendali, ma si può dormire tranquilli confidando che il tenore di vita non cambi.
Le coperture di legge, intervengono solo quando l’evento comporta invalidità con percentuali molto elevate o prossime al 100%, ma quelle con percentuali più basse non sono indennizzabili sebbene limitative delle capacità lavorative.
Questo è quanto potrebbe accadere anche a noi OP. In alcuni casi di capacità limitata lo Stato non interviene con sostegni adeguati o, nel migliore dei casi, concedendo solo aiuti irrisori ed insufficienti; essendo però noi lavoratori dipendenti dovremmo contare almeno sulle garanzie occupazionali , eventualmente anche in altri ruoli o settori. Ne consegue che il dipendente con ridotta capacità produttiva dovrebbe essere impiegato in incarichi così che l’azienda, a fronte di un costo improduttivo recupererebbe una risorsa redditizia a proprio vantaggio. Del resto, per quali ragioni un’azienda dovrebbe perdere una risorsa che ha cresciuto a suo volere dopo tanti anni di legame? Anche le Leggi prevedono ed obbligano l’inserimento di persone con ridotte capacità lavorative con ritorni e profitti per l’impresa.
Nel nostro caso specifico, abbiamo molte di queste caratteristiche: siamo dipendenti, lavoriamo per una grande azienda con sedi sparse in tutta l’Italia, nell’organigramma ci sono risorse impiegate con una eterogeneità di attività, siamo a conoscenza che fra il personale dipendente ci sono lavoratori con problemi di Invalidità, quindi, dovremmo sentirci tutelati. Infatti, dal momento che esistono soluzioni adottate per l’abbattimento di ostacoli architettonici, uffici predisposti per consentire l’accesso e l’utilizzazione a persone con ridotta mobilità, che ci sono persone che lavorano da casa in smartworking, perché per noi O.P., se sfortunatamente si riduce la capacità lavorativa non possiamo contare su un aiuto aziendale?
Si pensi ad eventi che limitano la performance di raccolta, quasi azzerandola, modificando la capacità lavorativa specifica per un produttore dipendente, come un’infermità di voce, vista, o di muoversi, per cui non si è in grado di attendere pienamente alle proprie capacità di acquisizione della clientela: esempi eccessivi, ma non sottovalutiamo i rischi a cui siamo sottoposti, nei tragitti chilometrici con le nostre auto, nella rischiosità del traffico per raggiungere i clienti. Speriamo in una sorte benevola ancorché stressati da imposizioni di ritmi che comportano ansie e disattenzioni. Anche per le malattie non siamo invulnerabili, le infermità colpiscono anche gli O.P., talvolta esposti a maggiori rischi rispetto al personale che lavora tranquillamente in ufficio al sicuro dagli agenti esterni. La diretta conseguenza dello stato di salute sulla produttività è conosciuta ed acclarata, tanto che per malattie prolungate che comportano assenza dal lavoro vi è la ridefinizione del programma di produzione assegnato. Più grave il problema quando il periodo di limitazione rimane protratto, e quindi come sopperire alla riduzione del reddito per assente provvigione collegata alla conclusione di contratti? Se la capacità lavorativa residua non permette una titolarità di pensione, come risolvere il problema con la nostra azienda? Abbiamo già accennato che nella busta paga, per raccolta insufficiente, non sarebbero presenti le quote di emolumenti derivanti da provvigioni e dai rappels. Sul lavoratore, oltre alla mala sorte limitante, si aggiunge lo sconforto non riuscendo a conseguire con la propria attività gli stessi risultati precedenti: basta confrontare i propri dati di produzione o le buste paga per visualizzare la differenza, o fare un paragone con altri colleghi. Se qualcuno pensa “tanto nella mia azienda ci sono tanti ruoli, al peggio mi dovrò trasferire in una Direzione o smetterò di fare il consulente per divenire un amministrativo”, sbaglia. Questo è quello che la logica suggerirebbe, perché lavorando in una grande azienda si potrebbe essere riqualificati in un’altra mansione, anche con dei corsi, del resto all’assunzione si affermava che tutti i dipendenti cominciano con la produzione per poi passare ad altri compiti… Possiamo contare, quindi, su questa possibilità e continuare la vita lavorativa con dignità nella nostra azienda? Questa possibilità appare improbabile dal momento che non si hanno notizie di passaggi ad altri ruoli per intervenute riduzioni di capacità.
Esistono norme a tutela dei lavoratori invalidi, l’azienda potrebbe prendere in considerazione le difficoltà dei produttori con intervenute capacità limitate, coloro che hanno oggettiva difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi, proponendo alternative o soluzioni.
Gli O.P. nel CCNL risultano inquadrati nella parte seconda, senza possibilità di essere ammessi a lavori e mansioni contemplati nella parte Prima.
Le persone invalide con insufficiente produzione non entrano più in carriera, vivono con un modestissimo stipendio base, hanno programmi di produzione come qualsiasi altro OP, partecipano alle gare sapendo di comparire agli ultimi posti delle classifiche, sebbene siano professionalmente preparate, con esperienza aziendale e molto apprezzati dalla loro clientela. Logicamente un OP con piena capacità lavorativa raggiunge un programma di raccolta al 100%, per quelli con ridotta capacità lavorativa la programmazione andrebbe rapportata alle sue possibilità, tanto da consentirgli, almeno, di accedere a gare e premi oltre che rappels.
Nella stessa azienda con stessa P.I., con lo stesso A.D., che ha lo stesso consiglio di amministrazione, ad altri colleghi è offerta la possibilità di cambi di mansione, vietati per gli O.P.
La giustificazione di “non aver preso provvedimenti” non concerne eventi rari: dalle problematiche che arrivano con l’avanzare dell’età, ai malanni che riducono drasticamente forze ed energie, dalle serie infermità agli infortuni che possono verificarsi nel corso del lavoro come è accaduto a molti nostri colleghi.
Tutte queste argomentazioni giustificano la richiesta di maggior tutele per evitare che un lavoratore possa trovarsi in gravi difficoltà, proprio quel dipendente che fa della previdenza la sua arma migliore e opera per un’azienda che ne reclama il fine.

Auspichiamo che sia presa coscienza al fine di aiutare chi si trova in difficoltà fino al punto di essere costretto ad allontanarsi in cerca di equa dignità lavorativa in altre aziende con maggior tutela del personale.

Antonello Polidoro

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