Oplà n°26 – Un canale privilegiato per le donne


NUOVO MODELLO OP: Lavoratori fragili – uno stato che dal fisico è passato ora nella mente


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Anno 2020, il covid cambia tutto.
Cambiano le relazioni, i bisogni, le abitudini, le certezze, gli usi, il lavoro.
Il lavoro viene stravolto, la salute e la vita hanno la priorità. Dapprima non si va più a lavorare, fatta eccezione per coloro che operano e devono aiutare nel settore delle prime necessità, poi ci si ingegna con laboratori ed uffici provvisori in casa per cercare di non perdere completamente il reddito. In questa prima fase, per tanti, non è stato possibile nemmeno trovare alternative (vedasi attività di ristorazione, locali pubblici, ecc). Le aziende quindi, si organizzano e si rinnovano per dare priorità alla sicurezza delle persone; mascherine, gel, distanziamenti, orari scaglionati sono alcune soluzioni per ritornare e far ritornare al lavoro tutti, e fra queste soluzioni prende più forza lo smartworking o lavoro remotizzato, per far rimanere il lavoratore nel suo ambiente ritenuto salubre; in questo modo molte aziende evitano responsabilità per contagi Covid e abbattono i costi per i nuovi investimenti anticovid (sanificazioni, barriere, DPI, ecc).
Lo smartworking, nuova metodologia dapprima consigliata ed in alcuni casi imposta persino dal Governo, diviene con il tempo una metodologia lavorativa, utilizzata anche quando la pandemia e le sue conseguenze sono state contrastate e combattute con le nuove conoscenze sul dannato virus. Tutto viene fatto per proteggere l’incolumità delle persone, protezione che deve essere rafforzata e maggiormente applicata per quegli individui che hanno già qualche problematica di salute, che sono ovviamente più a rischio.
Siamo alla nascita dei lavoratori “fragili” remotizzati.
Un atteggiamento lodevole, quello del pensare di tutelare i lavoratori e, maggiormente quelli con salute già compromessa. Con i decreti prima e con regolamenti aziendali ancor più restrittivi poi, le aziende obbligano al lavoro da casa questi ultimi. Ma sappiamo bene che tutti i lavori non possono essere fatti chiusi nelle 4 mura domestiche, già, NON TUTTE LE ATTIVITA’; i lavori svolti da “fatti in casa”, nonostante l’utilizzo di nuove tecnologie, hanno molteplici limitazioni e non portano gli stessi risultati quanto quelli svolti nella maniera classica. Svolgere un lavoro come quello degli agenti di commercio, procacciatori d’affari, ed in genere dei commerciali, non sono la stessa cosa e non potranno mai essere uguale a quello fatto in presenza. L’incontro fisico è importante, difatti non si riescono ad ottenere performance come quando si svolge in presenza mancando tutte quelle comunicazioni non verbali, e tutte quelle azioni che consentono ed aiutano nella relazione commerciale.
Anche noi OP in quanto commerciali, per quanto bravi ad adeguarci, non siamo immuni dalle difficoltà derivanti da questa metodologia lavorativa. Sicuramente abbiamo lavorato, siamo stati vicino al cliente, abbiamo fatto sentire la nostra presenza, ma è venuta a mancare quella relazione che solo fisicamente presenti crea quella sinergia, empatia e accettazione fra persone. Pian piano si sta tornando alla normalità e si torna a presenziare nei luoghi del cliente con quel servizio di vicinanza e di consulenza che solo un OP è capace di fare, ma questo ripristino della normalità non è ancora per tutti; il personale fragile continua a rimanere in casa.
Ci sono molti di “Fragili” che da oltre 2 anni e mezzo, DUE ANNI E MEZZO (oltre 30 mesi) continuano a lavorare da casa, inventando metodologie ed iniziative, facendo fronte alle problematiche derivanti dalla mancanza dei servizi che forniamo con la presenza, cercando di escogitare come arrivare dentro le persone senza guardarle negli occhi come da nostra abitudine.
Come sostituire quella stretta di mano che ispira fiducia e senso di sicurezza, con una telefonata? con un video? Il nostro marchio e la nostra azienda sono importanti e conosciuti, ma il cliente sposa le nostre parole, la nostra faccia, il nostro modo di agire… il nostro calore.
I “Fragili” con i clienti consolidati e fidelizzati certamente hanno avuto meno problemi che con i clienti sconosciuti o potenziali che non avendo avuto modo di apprezzarci non conoscono la nostra professionalità tanto da accumunarci ai tanti dei call center; quell’approccio unico ed amichevole è venuto a mancare in tutte le relazioni a distanza nonostante gli sforzi e l’impegno.
Lo smartworking, certamente non si addice al nostro modo di lavorare e di vicinanza, ha creato e crea problematiche all’OP che ha lavorato e lavora da remoto, noi non siamo addetti di call center; tutti gli OP Fragili remotizzati sono accomunati dalle stesse difficoltà, dalla riduzione degli emolumenti per mancanza di risultati (vendite) ad un abbrutimento caratteriale da mancanza di contatti (oltre 30 mesi di esilio!). Ma ci sono anche conseguenze indirette non meno importanti, la condivisione degli spazi casalinghi dove lavorare limitando il normale agire di bambini e coniugi ad esempio, e non ultimo, la relazione con il cliente che oltre ad ascoltare quello che accade nei luoghi privati del lavoratore non viene sufficientemente tutelato in quanto le telefonate o i video incontri sono ascoltati dagli astanti.
Il lungo periodo di assenza dal mercato, dalle agenzie, dagli uffici oltre ad una diretta conseguenza sulla raccolta quindi, sta causando cambiamenti negativi e molto gravi nella psiche di quest’ultimi, facendo sorgere insicurezze, paure, angosce e sentimenti di incapacità che meritano di essere prese in considerazione.
Attacchi di ansia e panico non sono rari, si sente di remotizzati che sono divenuti insicuri sulla loro professionalità, non avendo avuto modo di misurarsi con colleghi e clienti, altri hanno terrore di tornare a lavorare in presenza pensando di aver perso le abilità possedute usate per incontrare i clienti, altri sono assaliti da una ipocondria di smisurata dimensione, alcuni non riescono a scindere più il tempo lavorativo dal tempo libero, e non per ultimo, tanti sono assaliti dalla paura di rientrare (quando sarà possibile) in un luogo di lavoro in cui ci sente ormai estranei, in quanto non si è stati più partecipi ed esclusi da qualsiasi evento accaduto in quei luoghi, a differenza dei colleghi che presenziano e sono attivi.
Questi segni lasciati da questo periodo potranno essere cancellati o ridotti? Come risolverli? Rispondere è difficile. Fino al 31.12.22, come da ultime comunicazioni, i Fragili rimarranno in casa poi si vedrà. Si spera e ci si augura, che al loro rientro i colleghi, la compagnia, le agenzie, gli uffici possano comprendere queste difficoltà, e che, possano mettere in atto azioni per riportare “in famiglia” tutti coloro, che già sfortunati per problematiche di salute, hanno avuto la sventura di essere assenti da un mondo che rappresenta la maggior
parte del tempo della loro vita (almeno 8 ore ogni giorno).
Ma queste persone “fragili” come devono vivere queste restrizioni? Pensare che l’azienda li sta tutelando sicuramente non è sbagliato, ma si sente certamente l’assenza di azioni specifiche sia di coinvolgimento che di supporto. Tanti fragili sono anche invalidi con limitazioni nello svolgimento del lavoro, e allora, perché non proporre a costoro attività, ruoli o mansioni più confacenti dalla capacità residue ed al lavoro da casa? Se si pensa giustamente alla salute dei dipendenti, perché non pensarci anche pre e post le problematiche Covid, ma solo in questo momento?
E questi due anni e mezzo, come possono essere recuperati sia per i guadagni persi che per la carriera? Molti colleghi in questo periodo di pandemia sono stati promossi ad altre mansioni, ed i remotizzati? Qualcuno “degli OP in casa” è stato promosso ad incarichi superiori? Il famoso treno per ambire a nuovi ruoli, ripasserà o ormai è già lontano? Come sono stati valutati e valorizzati i fragili in questo periodo di “reclusione”? Come valutare tutti gli sforzi e le energie (oltre che quelli economici) usati per rimanere al passo degli altri OP? Credo che qualsiasi descrizione dell’emotività di questi Fragili remotizzati non possa essere mai esaustiva ed esauriente, basti pensare che anche la casa non è più il luogo della famiglia, della sicurezza e della serenità, ma è diventato il luogo di lavoro…
Le ultime circolari prolungando ulteriormente questo stato, hanno gettato ulteriore sconforto. Il pensare alle difficoltà per raccogliere i consueti contratti di fine anno, i versamenti sui Fip/Pip, e tutte le varie attività produttive rimandate dai clienti in questo ultimo trimestre getta nello sconforto gli OP remotizzati che già sono preda di apprensione ed angoscia. Ripercorrere anche solo mentalmente l’attività di fine anno da svolgere da casa, sicuramente più lenta ed articolata, spesso con ore trascorse al telefono cercando di far digerire la nostra assenza al cliente, il pensare a tutte le difficoltà, produce nervosismo e stress. La presenza, elimina tutte quelle remore o complicazioni che spesso i clienti ci dicono di avere con messaggi o mail, ma i fragili non possono avvalersi ancora di questa possibilità.
Il contatto umano è sempre il contatto umano…

Antonello Polidoro

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