Donne di tutto mondo: siamo tutte Bella Ciao!

Il canto italiano “Bella Ciao” è diventato simbolo globale di libertà: lo abbiamo ascoltato dall’Ucraina, al Kurdistan, a Gerusalemme contro Netanyahu felici che se ne andasse, nel canto delle donne combattenti curde in Turchia, in quello dei manifestanti dell’Umbrella Revolution, nel 2014 ad Hong Kong, mentre sfidavano il governo cinese per chiedere più democrazia; e ancora nel 2019, dai manifestanti dell’opposizione in Iraq; e ancora e ancora.

Il video delle due ragazze iraniane che cantano Bella Ciao in Farsi è diventato virale per commuovere e indignare, far scendere in piazza e protestare contro l’hijab e la morte, per mano della polizia morale, della 22enne Mahsi Amini e, ormai, non solo.
In Italia è per noi, per quasi tutte/i, un inno nazionale, un canto che ci parla di un bisogno di libertà, di vita, di scelta, di essere, che vediamo sempre più circoscritto da volontà retrograda e rozzezza che si fanno politica e potere.

Bella Ciao è potente.

Bella ciao è una canzone d’amore, di una dolcezza dolorosa e triste, ma è anche una voce di sfida e rivolta contro chi la libertà la mette a repentaglio, anche fasciandosi dei colori della “democrazia”.
Mi colpisce che questa canzone abbia avuto la capacità inedita di uscire dai confini della storia, della memoria, per entrare nella determinazione del fare, dell’essere comunità costituita di fatto su questioni che stringono le budella e ti costringono ad uscire dal guscio, ovunque tu sia; che ci consenta di essere sorelle/compagne al di fuori delle nostre appartenenze; che ci consegna una nuova Resistenza.

E forse è proprio questo che la rende così osteggiata da una destra retrograda che oggi si è seduta prepotentemente nel nostro parlamento.

Nel riflettere su questo mi hanno colpita le parole di Giacomo Noventa del 1947, che nel suo Discorso sulla Resistenza e sulla morale politica, dice:

L’antifascismo procede da un sapere, da una certezza. La Resistenza da un non sapere, da un dubbio. L’antifascismo conosce tutte le cause, mortali e veniali, del disastro. L’uomo – e la Donna (nota mia) – della Resistenza si domanda invece come mai un simile disastro sia stato possibile. Come mai i fascisti ne siano stati capaci, e gli antifascisti e gli italiani in generale capaci di prevederlo, non di impedirlo. E appunto
perché l’antifascismo sa tutto, è tutto rivolto al passato, ma la Resistenza all’avvenire.

Ecco, Bella Ciao diventa l’inno per dare voce alla libertà, alla Resistenza. Sono le parole che danno gesti al futuro.

Quello che Bella ciao ci riporta nelle mani, attraverso la voce che si fa coro globale, è il bisogno di guardare al futuro, di costruire un avvenire che sia “oltre”.

Allora Donne alziamo la voce: ancora. Ancora e sempre Bella Ciao.

A cura di Anna Maria Romano

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