Contratto, ripresa, disoccupazione tecnologica
La crisi ha falciato 27mila posti di lavoro
Ripresa è, ripresa sia. Anche, anzi soprattutto, per le banche che sul versante del lavoro hanno un quadro certo, dato dal nuovo contratto firmato da Abi e dai sindacati il primo aprile.
Alla tavola rotonda che ieri ha chiuso il forum HR di ABI, tutti gli interlocutori, dal presidente del Casl, Alessandro Profumo, al capo della segreteria tecnica del ministero del Lavoro, Bruno Busacca, al segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, fino all’amministratore delegato di Poste italiane, Francesco Caio, si sono trovati allineati sui segnali chiari di ripresa, per quanto non consolidati. E in questo «clima positivo che aiuta», secondo Profumo, le banche sono agevolate dal fatto di avere un contratto e una cornice certa in cui muoversi fino al 2018. «Se non avessimo fatto il contratto non riusciremmo a cogliere le opportunità che la ripresa ci dà – spiega Profumo -. Oggi c’è un cambiamento di segno e dobbiamo tutti capire come sfruttarlo».
I punti di vista sono però diversi e la distanza maggiore è forse quella che si misura con la controparte sindacale rappresentata da quasi tutti i segretari generali: tra gli altri c’erano Agostino Megale (Fisac), Giulio Romani (First), Massimo Masi (Uilca), Emilio Contrasto (Unisin). Le assemblee dei lavoratori stanno promuovendo con percentuali bulgare il contratto: finiranno la prossima settimana e in media i sì sono oltre il 96%. Sileoni, e il voto delle assemblee lo certifica, riconosce che «non si discute l’utilità e l’efficacia politica di avere un contratto. Senza, la categoria sarebbe allo sbando». Ma nel settore c’è molto da lavorare per evitare che le perdite di posti di lavoro del passato possano verificarsi anche in futuro. Secondo un’indagine della Fabi «dal 2009 a oggi sono stati quasi 27mila i posti di lavoro persi e le regioni più ricche, quelle del nord, sono anche quelle ad aver pagato di più. La sola Lombardia ha perso 8mila posti», spiega. Due spettri inquietano oggi i sindacati. La tecnologia e le fusioni che si prospettano per l’autunno. Il titolo che lancia Sileoni è «esuberi zero», ma Profumo lo frena subito: «Non possiamo pensare che il processo di riorganizzazione sia a impatto zero».
Sileoni però rilancia e propone l’istituzione di una commissione paritetica Abi-sindacati sulle nuove tecnologie per gestire l’innovazione e mantenere posti di lavoro. Il compito sarebbe individuare percorsi di riqualificazione professionale, per evitare che lo sviluppo dei canali online comporti una nuova ondata di esuberi. Profumo non si sbilancia: «Il cambiamento non si può gestire in modo unilaterale a patto però che si voglia gestire il cambiamento». Certamente nel credito sono sparite una serie di professionalità che Sileoni racconta in un lungo elenco: la guardiania, il trasporto valori, i servizi di spedizione, il recupero crediti. Per Profumo però incaponirsi sulle professionalità che sono finite o esternalizzate è una strategia perdente. Semmai serve «focalizzarsi sul vero lavoro a valore aggiunto alla clientela in cui le banche possono differenziarsi ed essere differenti». Caio ne fa una questione di sfida che deve essere anche cognitiva e dal suo osservatorio suggerisce di seguire tre direttrici. Rafforzare il triangolo tra capitale, università e impresa, avere una consapevolezza politica più alta e infine farsene una ragione: siamo abituati a un progresso lineare dei percorsi di vita, che prevede studio, lavoro, pensione. «Non è più così, dice Caio. Sileoni però non ci sta e ribatte che «serve una politica equilibrata perché non possiamo buttare fuori a migliaia i meno giovani. Questa dirigenza sindacale del credito non lo permetterà».
Fonte: Il Sole 24 Ore