Dip.Antifascismo: l’eccidio di Marzabotto

Chi sale oggi sulle colline di Monte Sole e si ferma sul prato antistante i resti della chiesa di San Martino di Caprara trova una poesia incisa su dei lastroni:

Si piegano le querce
come salici
sul cuore delle rocce
a Monte Sole.
Hanno memoria le querce,
hanno memoria!

Più in su ancora, il cippo che ricorda la Brigata «Stella Rossa» che qui combatté per mesi. I partigiani di «Stella Rossa» erano in grande maggioranza figli di queste terre: giovani contadini e operai di Marzabotto, Monzuno, Grizzana… 250 sono stati i caduti tra le loro file.

Dal 12 agosto, dalla Versilia, il 16° Panzergrenadier SS “Reichsfuhrer” al comando di Walter Reder , aveva iniziato quella «marcia della morte» che seminerà di stragi l’Italia, dal Tirreno all’Adriatico, lungo la Linea Gotica, lasciando dietro di sé, come aveva ordinato Albert Kesserling, «terra bruciata».

Il 29 settembre Reder era entrato in Emilia e con migliaia di SS aveva risalito le pendici di Monte Sole.

Giorni drammatici, durante i quali, i tedeschi bruciarono paesi, casolari sparsi, chiese, fienili, piccoli borghi; tutto fu dato alle fiamme, 115 i luoghi dell’eccidio.
Donne, bambini, anziani e animali, falciati dai mitra, smembrati dalle bombe a mano. Centinaia di corpi straziati e carbonizzati, per mesi sepolti dalle macerie, dal fango e dalla neve.
Fu solo dopo il maggio 1945 che si riuscì a stilare un qualche elenco delle vittime. Il bilancio dei 7 giorni di eccidio dal 29 settembre sino al 5 ottobre 1944 è di 770 vittime, di cui 216 bambini, 142 ultrasessantenni, 316 donne.

L’eccidio di Monte Sole non si configura come una rappresaglia, bensì come un rastrellamento finalizzato al massacro.
Esso si inserisce in una strategia ben più ampia, applicata nel ’44 e nel ’45 dall’esercito nazista in Italia. Queste azioni miravano a terrorizzare la popolazione civile, al fine di evitare la formazione di qualsiasi forma di resistenza ed a disperdere gruppi di resistenza già formati (“dominazione del terrore”).

Sono passati 78 anni da quei giorni.

Un lungo periodo che potrebbe condurre a dimenticare quelle atrocità e quei fatti.
Invece siamo ancora qui, dobbiamo stare ancora qui, oggi più che mai, a mantenere viva la memoria di quella strage nazifascista e di tante altre, a monito futuro, perché ciò non possa più accadere, ma anche per spiegare e ricordare cosa sia stato il fascismo in Italia, e la sua alleanza e complicità con il nazismo, affinché questo non si ripresenti sotto altre forme.

E non ci basta ricordare….

L’antifascismo non è un ferro vecchio, come vorrebbero farci credere, una nostalgia della Resistenza.
Abbiamo ben presente quello che accade oggi sotto i nostri occhi; il fascismo c’è ancora e si esprime attraverso una perdita di umanità, un disprezzo per le vite degli altri, una ferocia fatta di atti e di parole, un razzismo dei piccoli gesti della quotidianità, alternato a vere azioni di tipo squadristico (tra poco ricorderemo l’attacco fascista alla Cgil).
Bisogna far comprendere, a partire dalle nostre iscritte e dai nostri iscritti, che i valori di quel grande movimento resistenziale sono oltremodo attuali e necessari oggi, perché si contrappongono all’egoismo imperante ed alla disgregazione del tessuto sociale e della solidarietà, che porta con sé, inevitabilmente, maggiore sfruttamento, maggiori disuguaglianze, minori diritti, soprattutto per i soggetti più deboli ed emarginati.

Il fascismo c’è ancora, strisciante o meno che sia! Si manifesta nell’arretramento culturale che colpisce larghe zone del mondo “civile”, nei comportamenti di una parte della società, nella paura e nell’egoismo che pervade il clima sociale in Italia e non solo.
Sono temi che ci riguardano ed, a maggior ragione, devono interessare un sindacato come il nostro che contro lo sfruttamento e per i diritti combatte quotidianamente.

L’antifascismo ci parla di libertà, di autonomia, di inclusione, di accoglienza; antifascismo significa combattere oggi come allora contro un clima di intolleranza verso il diverso, verso i migranti, verso gli umili e gli ultimi; antifascismo significa battersi per una società più giusta, per la pace.
Significa battersi per la difesa della Costituzione che è il bene più prezioso di quella grande lotta che fu la Resistenza, da cui è nata la nostra Repubblica. Significa respingere l’attacco che, da tempo, ad ogni stagione politica, ad ogni elezione, qualcuno cerca di portare ai suoi principi ed ai suoi valori, con la voglia di cambiarla, di danneggiarla, di violentarla.

Montesole, allora, ancora una volta per riflettere, per informare, per coltivare anticorpi contro tutte le discriminazioni, contro la guerra, per diffondere e far crescere una cultura di pace e giustizia sociale, per contaminarci con i valori che oggi come allora ci aiutino a credere e costruire un futuro migliore.

Roma 29 settembre 2022

Dipartimento Antifascismo

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