Popolari : si scalda il risiko cominciando da BPER-BPM
Il risiko bancario si scalda. Ieri il cda di Banca Popolare dell’Emilia Romagna (Bper) ha individuato Goldman Sachs International come advisor finanziario che la assisterà nel percorso di aggregazione e ha altresì deliberato alcune modifiche statutarie. La scelta degli advisor rappresenta un passo obbligato per presentarsi, con le armi giuste, al processo di aggergazione stimolato dalla riforma Renzi che ha imposto alle banche popolari con attivi superiori a 8 miliardi di trasformarsi in spa rendendo quindi gli istituti più contendibili.
Il Banco viene considerato sempre più vicino a Ubi, mentre per la banca di Milano si prospetta una riedizione, molto aggiornata, di un vecchio film: un matrimonio con l’omologa emiliana.
Ancora una decina di giorni di lavoro, poi una pausa di sedimentazione e, a settembre, i primi contatti operativi. Dovrebbe essere questa la road map delle principali banche popolari, alla ricerca di matrimoni in vista della trasformazione in spa. Sempre che non vincano le forze della “resistenza passiva”, che puntano all’ultimo momento utile, fine 2016, anche solo per varare il passaggio alla spa. Tuttavia, i segnali di movimento a questo punto si intravvedono. Il passaggio-chiave è stato la nomina degli advisor: per prima si è mossa la Bpm (Lazard e Citi) poi sono arrivate Bper (Goldman Sachs) e il Banco popolare (Mediobanca e Merrill Lynch, con un mandato in via di formalizzazione). Veneto Banca e Popolare Vicenza lo avevano già fatto, ma loro giocano una partita a parte, che a questo punto dovrebbe prevedere il passaggio a spa, l’aumento di capitale (a partire da un miliardo ciascuna, ma più probabilmente verso il miliardo e mezzo) e quotazione in Borsa, forse in contemporanea. Tra chi invece dovrebbe muoversi in tempi ragionevoli ci sono il Banco Popolare e la Bpm. Le due candidate alle nozze non hanno superato, stando ai “si dice” nemmeno la fase del corteggiamento a distanza tra di loro e starebbero pensando ad altre soluzioni.
Il Banco, in particolare, viene considerato sempre più vicino ad Ubi, mentre per Bpm si prospetta una riedizione, molto aggiornata, di un vecchio film: un matrimonio con Bper. Un tentativo già esperito nel 2007 e poi naufragato sulla soglia dell’altare. Ironia della sorte, all’epoca Lazard (e in particolare il managing director Massimo Pappone) era advisor di Bper e per la banca modenese l’uomo operativo per lavorare alla fusione (dopo il presidente Guido Leoni) era proprio Alessandro Vandelli, allora responsabile della parte strategica e dei progetti straordinari. Adesso Vandelli è amministratore delegato di Bper, Lazard è advisor di Bpm e tra i due c’è anche il forte legame con Carlo Salvatori, a capo di Lazard Italia. L’ex banchiere di Intesa conosce ovviamente benissimo l’ad della banca, Giuseppe Castagna (ex Comit, poi Intesa) ed ha buoni rapporti con il presidente del consiglio di sorveglianza Piero Giarda. Insomma, sulla carta le due realtà (Bpm e Bper) hanno tutti gli elementi per valutarsi rapidamente; non è detto che sia abbastanza per capirsi. I nodi potrebbero essere quelli di sempre, in questi matrimoni: il futuro management e la sede; sede sociale ma, ancor di più, sede operativa. E se Milano è inevitabilmente la sede della finanza e la “capitale” della zona più ricca del paese, è probabile che a Modena si faccia fatica a cedere lo scettro della centralità (a fine 2014 la Bper aveva attivi per 60,6 miliardi, Bpm per 48). Insomma, di matrimonio si sta parlando ma di mangiare i confetti non v’è certezza, anzi. Per questo i due potrebbero accarezzare – insieme, in una fase immediatamente successiva alla fusione, ma anche subito, separatamente – un possibile matrimonio con Carige, anche grazie alla presenza nel capitale di quest’ultima di azionisti forti, che potrebbero giocare un ruolo propositivo in una fusione che li vedesse favorevoli. Ancora molto fluida anche la partita Ubi-Banco popolare. A quanto si dice, sul mercato gli ammiccamenti sono piuttosto serrati ma le difficoltà altrettanto forti, anche perché a Verona temono condizioni troppo pesanti da parte della consorella. Tanto che qualcuno continua a strizzare l’occhio alla Vicenza, dopo la cura da cavallo che si appresta a fare. Ubi è grande abbastanza (ed efficiente) per spaventare molti candidati alle nozze. A partire probabilmente dalla stessa Bpm. Nei prossimi mesi si vedrà come si compone il puzzle: una serie di veti incrociati potrebbe far tornare d’attualità altre ipotesi. A partire da quella iniziale, Banco popolare-Bpm.
Fonte: Milano Finanza