Pedinamento con investigatore e gps: licenziamento possibile
Il datore di lavoro può tracciare i movimenti del dipendente che, durante l’orario di lavoro, si allontana dall’azienda: il gps nell’auto aziendale e l’agenzia investigativa privata sono prove sufficienti per il licenziamento.
Sono sempre di più le aziende che mettono, alle calcagna dei propri dipendenti, agenzie investigative private o installano i gps sulle auto aziendali per tracciarne gli spostamenti in orario di lavoro. Avviene nei confronti del dipendente che, durante il proprio turno, si ferma al bar o alle tavole calde; a quello che, durante la malattia, viene trovato a fare footing per strada o a svolgere altre attività di lavoro; o ancora a quello che, benché assente per i permessi della legge 104, invece svolge altre attività personali o, addirittura, viene trovato la notte in discoteca.
È tutto legittimo: a confermarlo è stata più volte la giurisprudenza, anche la stessa Cassazione. Non c’è privacy che tenga, né tantomeno il divieto di controlli a distanza, sancito dallo Statuto dei lavoratori, si può applicare a comportamenti tenuti fuori dall’azienda o, comunque, nei casi in cui il controllo serve per reprimere illeciti ai danni del patrimonio aziendale.
Con una sentenza la Suprema Corte ha precisato che è legittimo l’uso del gps all’interno dell’automobile aziendale, e le sue risultanze possono essere utilizzate poi in giudizio contro il dipendente, per provarne l’infedeltà e procedere, dunque, al suo licenziamento. Per quanto concerne, poi, l’utilizzazione, da parte dell’azienda, di investigatori privati per il monitoraggio degli spostamenti del lavoratore, i giudici ritengono che tale utilizzo sia corretto, poiché finalizzato a verificare eventuali comportamenti lesivi del patrimonio e dell’immagine aziendale.
Naturalmente, il dipendente potrà opporsi alle interferenze dell’investigatore all’interno della propria privata dimora, all’interno della quale ha diritto di entrare solo il medico fiscale dell’Inps per la visita di controllo (anzi, in assenza di collaborazione, il dipendente è di nuovo in torto e può essere licenziato per non essersi reso reperibile).
Insomma, con l’aiuto di telefonini con telecamere e fotocamere, oggi è possibile pedinare, tracciare e documentare ogni spostamento del dipendente, senza che possa essere invocata da quest’ultimo la lesione della privacy. Anche la foto scattata dal collega o reperita sui Social Networks può costituire valida prova dell’infedeltà del lavoratore e portare al suo licenziamento in tronco.
Fonte: La legge per tutti