Testa, tempie, fianchi: è tutto un dolore.
Voglio rollare sul dorso,
oscillando sui fianchi
e accompagnare a questo moto
lacrime e lamenti senza fine.
Anche questa è musica per chi soffre,
gridare sciagure senza danze.
Oggi vi propongo un “gioco”, una riflessione sul ruolo delle donne, tra immagine, mito e attualità.
Premetto, però, che non voglio entrare in un campo che non mi compete, ho letto, ho apprezzato la mitologia classica più per la mia passione per il teatro che per uno studio organizzato. Perdonate le approssimazioni.
Pensando alla pace, al ruolo che noi donne abbiamo/possiamo avere mi sono ritrovata a riflettere su “LE TROIANE” di Euripide.
Nella vicenda delle donne doppiamente sconfitte dalla vittoria dei Greci sui Troiani, Euripide ha scritto un manifesto eterno contro la guerra e la sua violenza, contro la distruzione militare e la sua arroganza. Tutto visto dall’occhio delle donne destinate alla schiavitù. Ci ricorda ancora una volta che la guerra è una barbarie. In una Troia in fiamme l’ultimo bottino utile sono le donne sopravvissute, un tempo regine della loro terra, oggi prigioniere violate fin nell’intimità. Saranno concesse a questo o a quello come schiave. Cassandra andrà ad Agamennone per morire appena giunta ad Argo; Andromaca a Neottolemo dopo aver subito l’atroce assassinio del figlio suo e di Ettore, il piccolo Astianatte, buttato giù dalla rupe per eliminare definitivamente la stirpe troiana; Polissena immolata sulla tomba di Achille; Ecuba a Odisseo; Elena che torna al Menelao da cui era fuggita.
L’immagine di queste donne dolenti mi ha portata alle donne Ucraine e al loro dignitoso strazio, alle donne afgane e alla loro prigionia in vita. Alla mancanza di scelta, in una trama in cui l’universo femminile è perennemente al centro. Ma le Troiane non vengono mai descritte come passive. Lo spazio eccezionale dato alle situazioni dolorose, al lamento, agli stati d’animo di impotenza e frustrazione delle donne ridotte in schiavitù si accompagna, secondo me, in modo potente alla coralità della scena, alla costante presenza delle Donne, protagoniste assolute del messaggio anti-bellico, ma sempre insieme.
In questo quadro, confesso la mia predilezione per Cassandra, sicuramente influenzata dalla magnifica lettura di Christa Wolf. Cassandra, la Donna che disse NO ad Apollo e che fu punita per questo, condannata a non essere creduta: vi ricorda niente?…
“Cassandra seppe dire “no “ ad Eumelo, che aveva nelle sue mani il potere militare e poliziesco sulla città. Disse “no “ anche agli ordini di Priamo il padre del quale subiva grande fascino pagando tutto questo con la prigionia resa ancora più amara da quel dono al quale nessuno credeva: la veggenza. I suoi vaticini sul destino della città non erano creduti per colpa di Apollo: anche lui si era invaghito di lei. Le aveva insegnato l’arte di predire l‘avvenire, ma lei lo respinse così lui la punì facendo sì che nessuno credesse alle sue parole. La solitudine fu dunque la pena di Cassandra.”
Inserisco anche un’altra donna protagonista della vicenda di Troia in modo diverso: Pentesilea, regina delle Amazzoni (che mi piace pensare essere l’unica ad aver coperto di vergogna Achille), morta in battaglia. In una delle versioni del mito, riesce ad uccidere Achille usando un’arma di sua invenzione (in questa versione, Achille sarebbe stato riportato in vita per uccidere poi Pentesilea). In un’altra, Pentesilea si batte cercando la morte per scontare la colpa dell’uccisione di sua sorella e Achille, togliendole l’armatura e rendendosi conto che il nemico era una donna attraente, la violenta da morta.
Insomma, queste donne richiamano la nostra attualità.
Chi meglio delle donne può rappresentare il dramma della guerra? Le donne, rappresentate sempre mute, stavolta prendono voce.
Il “gioco” che vi propongo è di costruire insieme le nostre Troiane, provare ad immaginare come sarebbero oggi su quella spiaggia; cosa potrebbero dire o fare; che messaggio ci lascerebbero; come noi, coro di sorelle, saremmo (siamo) con loro proprio lì, nell’attesa che urla la nostra volontà di pace.
A cura di Anna Maria Romano