Mediobanca: il capitale di BPER può resistere agli shock macro e normativi
Le riforme e il contesto macro in miglioramento possono portare il ritorno sul capitale tangibile (rote) della Banca popolare Emilia Romagna al 9%. Ne sono convinti gli analisti di Mediobanca Securities.
Il coefficiente patrimoniale Common Equity Tier 1 della popolare emiliana è abbastanza robusto per resistere agli shock macro e normativi. “Stimiamo un Cet1 fully loaded all’11,4% a fine anno dall’11,2% del terzo trimestre. Però la cessione di Icbpi dovrebbe aggiungere circa 45bps, portando il Cet1 al 12% possibilmente entro la fine dell’esercizio”, prevedono gli analisti di Mediobanca.
Il management di Bper si attende la convalida dei modelli interni nel corso del 2016, ma non ha fornito indicazioni sul possibile aumento del capitale. Gli esperti della banca d’affari si attendono un beneficio di 100bps dall’adozione dei modelli interni sui rischi di credito, una stima che potrebbe essere prudente considerando i +200bps di cui gode il Credem.
Includendo, quindi, i modelli interni, il Cet1 potrebbe raggiungere quota 13% “che noi vediamo come abbastanza robusta per finanziare la crescita degli asset ponderati per il rischio, per assorbire gli shock esterni e far fronte a possibili inasprimenti normativi visto che stimiamo che l’introduzione del metodo standardizzato riveduto possa erodere intorno a 30bps di Cet1. Comunque, a nostro avviso, un Cet1 al 13% comporterebbe circa 0,5 miliardi di euro di surplus di capitale”, calcolano gli analisti di Mediobanca.
Senza contare che, in contrasto con i dati rilevati da Banca d’Italia per il sistema bancario italiano, Bper ha riportato uno stock stabile di obbligazioni. “Questo non penalizzerà il costo del finanziamento, perché Bper sta progressivamente sostituendo i finanziamenti retail di lungo termine costosi con i finanziamenti istituzionali più economici, soprattutto covered bond”.
Infatti, nei primi nove mesi dell’anno la banca ha ridotto lo stock di obbligazioni retail del 23%, mentre la raccolta istituzionale di lungo termine è aumentata del 120% a 2,8 miliardi di euro. Insieme con un’ulteriore probabile riduzione del costo dei depositi, “riteniamo che la ricomposizione del mix dei finanziamenti possa aiutare Bper ad affrontare l’inevitabile compressione dello spread nel 2016”.
Invece ad agosto il governo italiano ha approvato una legge che incorpora misure volte ad accelerare le procedure di recupero dei crediti. A questo proposito, “notiamo che Bper ha un ampio stock di sofferenze che potrebbero beneficiare di queste procedure e quindi calcoliamo che abbreviare le procedure di un solo anno potrebbe migliorare il valore attuale netto dei non performing loans del 12%”.
Infine, gli analisti di Mediobanca si aspettano una potenziale riduzione dei costi pari a circa il 4% della base dei costi registrati nel 2014. Questo numero è più basso della previsione media del 7% per i competitor, in quanto Bper ha reso noto un accordo con i sindacati per il prepensionamento di circa 780 lavoratori che, secondo i calcoli della banca d’affari, svuota il gruppo di dipendenti che potenzialmente hanno diritto al pensionamento anticipato nei prossimi anni.
Anche se il piano industriale prevede la razionalizzazione del 10% della rete delle filiali nel periodo 2015-2017, gli analisti segnalano che il numero delle filiali del gruppo è rimasto inalterato nel 2008-2014 a fronte di un calo del 20% per un campione di banche italiane. “A nostro avviso, questo lascia spazio per un’altra razionalizzazione nei prossimi anni di ulteriori 120 filiali. Vediamo anche lo spazio per razionalizzare IT e altre spese, portando i potenziali risparmi totali in altri costi a circa 30/40 milioni di euro”, concludono gli analisti di Mediobanca.