BPER verso la fusione: «Ci stiamo lavorando»
«Stiamo seguendo alcune realtà del nostro Paese ma per ora è presto» Dubbi sull’ipotesi di incorporare qualcuna delle banche in grave difficoltà.
Con alcune dichiarazioni dell’Ad di Bper Banca Alessandro Vandelli torna di attualità il tema delle fusioni fra banche popolari che nei prossimi mesi cambieranno radicalmente i connotati di questo fondamentale settore bancario. Questo in forza anche della riforma voluta dal governo Renzi, presupposto per le aggregazioni in arrivo con la trasformazione delle maggiori Popolari in società per azioni.
«Stiamo lavorando da diverso tempo con il nostro advisor Goldman Sachs. Credo che per quanto ci riguarda sia una fase di esplorazione; seguiamo con grande attenzione alcune realtà del nostro Paese; credo che ci vorranno ancora un po’ di mesi prima di avere qualche novità. La crescita attraverso aggregazioni è un aspetto importante, ma diventa una scelta strategica così rilevante che va fatta dopo attente valutazioni. Prima della fine dell’anno da parte nostra non ci saranno novità, vedremo il prossimo anno». Inevitabilmente si susseguono anche le ipotesi sulle possibili aggregazioni in cui potrebbe essere coinvolta Bper. In questo senso vanno ricordate le precedenti dichiarazioni dello stesso Vandelli, che mantengono tutti i loro significati mentre procedono le trattative e i sondaggi esplorativi.
Un punto fermo rimane quanto affermato da Vandelli sulla collocazione geografica della banca, o delle banche, con cui potrebbe avvenire la fusione: l’interesse di Bper, secondo Vandelli, sarebbe limitato alla Lombardia e al Veneto, dunque Milano (più che Valtellina e Sondrio) oppure Veneto Banca e Vicenza, dato che si possono escludere le altre Popolari di dimensioni maggiori. Non sono mancate le indicazioni che conducono verso l’ipotesi dell’aggregazione fra Bper e la trevigiana Veneto Banca. Vandelli ha anche avuto occasione di dichiarare in passato che Bper «non è interessata al salvataggio di piccole realtà» come Banca Marche o Etruria ma «a realtà con oltre 30 miliardi di attivo, non piccole». Ieri su questa materia Vandelli ha invece detto che «è troppo presto» per capire se ci può essere un interesse a una delle quattro banche salvate tramite il fondo di risoluzione nazionale. «Faremo una riflessione nelle prossime settimane per capire come sono messe» le quattro banche, che sono Banca Marche, Cassa di risparmio di Ferrara, Popolare di Etruria e CariChieti.