Oplà n°22 – Nuove conquiste

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OPLÀ:Un’importante conquista per le produttrici: tutela dell’allattamento per rischio biologico da COVID 19


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Grazie alla segnalazione effettuata dalla collega Erika di Pistoia che con impegno ha perseguito questo obiettivo e ci ha dato modo di avviare consultazioni con l’ufficio legale della Compagnia e con i referenti di HR è stato possibile per due colleghe ottenere il provvedimento di interdizione posticipata della maternità obbligatoria disposto dall’Ispettorato del Lavoro che consente alla mamma prima di accedere alla maternità facoltativa di fruire un prolungamento della maternità obbligatoria perché l’attività di addetta alla vendita la esporrebbe ad un rischio biologico da COVID 19.
La nostra collega Erika ha consultato le circolari aziendali attinenti la remotizzazione obbligata dove le donne in gravidanza sono considerate soggetti fragili, ma non ha trovato alcuna indicazione in merito al periodo post-partum ed ai rischi per le donne in allattamento.
Quindi, terminata la maternità obbligatoria, una mamma che rientra al lavoro lo fa a pieno regime senza alcuna specifica tutela e preoccupata della propria salute a maggior ragione in previsione dell’allentamento delle misure di prevenzione coincidenti con la riduzione delle restrizioni per la fine dello stato di emergenza.
Questa forte preoccupazione ci ha portati insieme ad Erika ad un’intensa attività con gli uffici competenti per trovare una strada che tutelasse di più le neo mamme.
Le gentilissime colleghe dell’ufficio legale della Compagnia e la disponibilità dei referenti di HR con cui abbiamo esaminato la situazione ed individuato il percorso per attuare la richiesta del provvedimento d’interdizione ci hanno consentito di ottenere già per due mamme l’interdizione anticipata dal lavoro.
Perché l’interdizione post-partum?
Da tempo a livello di legge esisteva questa tutela nel caso di attività lavorative che potevano pregiudicare la salute della mamma nella fase di allattamento e la nostra attività non rientrava nel novero dei lavori gravosi o pericolosi come sollevamento di carichi pesanti o esposizione a sostanze dannose.
La situazione è radicalmente mutata con l’avvento della pandemia COVID che ha fatto inquadrare il nostro lavoro in modo diverso a motivo del fatto che viene svolto con esposizione al pubblico anche in ambienti (uffici, aziende) che non sono solo quelli agenziali o aziendali, perché comporta frequenti spostamenti sul territorio e consiste nella frequentazione di numerose persone durante l’arco della giornata.
In cosa consiste l’interdizione dal lavoro?
L’Ispettorato del Lavoro riconosce che sussiste un rischio biologico derivante dalla pandemia Covid alle mamme che svolgano la nostra attività durante l’allattamento, per questo la richiesta di interdizione effettuata dalla lavoratrice neo mamma aggiunge ai 2+3 mesi o 1+4 mesi una proroga di 3 mesi della maternità obbligatoria. Il periodo è interamente coperto dall’INPS senza pregiudizio economico per la lavoratrice e per il datore di lavoro.
Come si richiede?
Il Modulo da compilare è il MODELLO D’INTERDIZIONE POST PARTUM che posticipa la maternità obbligatoria ed è reperibile on line. Una volta compilato va inviato all’Ispettorato del Lavoro competente per territorio con una semplice e-mail oppure per raccomandata insieme ad una dichiarazione della Compagnia, in cui si dice che la lavoratrice non può essere adibita ad altra mansione durante l’allattamento, ottenuta scrivendo a ServizioRisorseUmane-Prod.it@generali.com e chiedendo di essere adibita ad altra mansione nel periodo di allattamento. Ricevuta la documentazione l’Ispettorato del Lavoro nell’arco di sette/dieci giorni lavora la pratica e può richiedere all’Azienda l’invio del Documento di Valutazione dei Rischi.
Rischio tutelato
L’Ispettorato del Lavoro tramite pec invia alla lavoratrice richiedente e alla Compagnia il provvedimento che accoglie la domanda perché sussiste un rischio biologico COVID 19. Analoga comunicazione viene inviata all’INPS. Nel provvedimento è specificato che in caso di pandemia alcuni lavori possono sviluppare un rischio biologico. E’ molto importante ricordare che la fine dello stato di emergenza non vuol dire la fine della pandemia.
Tempistica
La domanda deve essere presentata prima che scada la maternità obbligatoria, meglio se con un po’ di anticipo, per consentire il prolungamento con quella per interdizione.
La Compagnia ha sessanta giorni per impugnare il provvedimento.
In un caso dei due seguiti il provvedimento inizialmente è stato negato dall’Ispettorato del Lavoro, ma la collega Cristina ha scritto una seconda mail dove ha chiesto di rivedere il diniego all’istanza inoltrata facendo presente che il provvedimento era già stato accordato ad altre colleghe e dopo una settimana ha visto accogliere la sua richiesta.
Assistenza alle colleghe
Insieme alle colleghe che hanno già sviluppato l’iter siamo a disposizione per fornire moduli e bozze di e-mail a tutte le mamme che vorranno sostegno per ottenere il provvedimento e che possono scriverci a masciarelli.e@gmail.com
A tutte le persone che ci leggono chiediamo di diffondere la notizia di questa possibilità di tutela delle neo mamme.

Elisabetta, Erika e Cristina

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