Se non hai ricevuto, o desideri una copia del calendario, puoi richiederla alla tua rappresentanza sindacale aziendale.
Sono passati quasi 80 anni da quell’8 settembre 1943 che sancì ufficialmente la nascita di quel grande movimento di popolo che fu la Resistenza, composto in gran parte da ragazze e ragazzi, che scelsero con coraggio di rischiare la loro vita per liberare il Paese dal nazifascismo.
Ragazze e ragazzi che lottarono per costruire un progetto di società tutto da inventare, ma che nella libertà e nella giustizia sociale radicava i suoi principi ed i suoi fondamenti.
Nel mondo attuale, in cui la velocità e la facilità di comunicazione offerte dalla tecnologia sembrano dare importanza solo al presente e portano a consumare sempre più in fretta avvenimenti, esperienze e ragionamenti, un mondo in cui valori e principi sono fluidi come il web, ha ancora senso ricordare e approfondire quel passato? Suonano persino vecchie e superate le formule “dallo studio del passato si comprende il presente” e “la storia si ripete sempre”.
Eppure… eppure la memoria è uno dei legami più solidi tra gli esseri umani!
Fosse solo per questo è importante coltivarla, è importante ricordare, è importante far vivere oggi quei valori di libertà e di giustizia sociale che la Resistenza porta nel suo DNA.
Nel ripensare al ruolo delle donne nella Resistenza, ci si accorge che più di qualcosa è rimasto sottotraccia. Eppure le donne furono determinanti per il successo della lotta di liberazione, sempre attive nel lavoro di informazione, approvvigionamento e collegamento, nella stampa e propaganda, nel tra sporto di armi e munizioni, nell’organizzazione sanitaria e ospedaliera, anche nello scontro armato. Erano sovraesposte a rischi di ogni genere perché a loro, generalmente, veniva affidato il compito di passare i blocchi nazisti e fascisti.
Tante donne che parteciparono attivamente e sacrificarono la loro vita per liberare l’Italia rimasero però nell’ombra quasi a significare che, anche nella memoria storica come nella mentalità dei tempi sempre declinata al maschile, lì dovessero restare. La loro azione fu contro il fascismo ma fu anche per l’emancipazione delle donne dal pregiudizio morale e dalla discriminazione sociale imposta dalla cultura maschile.
Del resto, anche tra i partigiani c’era chi avrebbe voluto escluderle dalla partecipazione attiva alla lotta di liberazione, sebbene per un malinteso senso di protezione dettato dalla tradizione patriarcale. Le nostre partigiane, pertanto, hanno dovuto combattere due battaglie.
A 80 anni da allora è necessario proseguire sullo stesso cammino con la massima attenzione, perché la storia ci insegna quanto siano precarie tutte le conquiste sociali, e quanto faticose le trasformazioni culturali.
La storia ci insegna inoltre quanto difficile sia il processo di democratizzazione di un Paese e quanto fragili, flessibili e delicati siano i cambiamenti culturali e di mentalità relativi alla condizione femminile.
La lotta di quelle donne meravigliose che hanno illuminato la Resistenza, dunque, continua ad essere la nostra lotta. Tanti sforzi, tanti sacrifici, tante conquiste ed anche tanti sbagli saranno necessari, perché la strada da fare è ancora lunga!
Marisa Ombra, ragazza della Resistenza nelle Brigate Garibaldi, tra le fondatrici dei Gruppi di Difesa della Donna. |
Ora e sempre Belleciao
Dio Patria e Famiglia, questo motto è stato ed è tuttora un pilastro dell’ideologia fascista. Sintetizza una concezione della donna chiusa nell’ambito della famiglia e del focolare.
Senza eccessivo clamore stanno crescendo associazioni e gruppi pro-vita e pro-famiglia che auspicano un ripristino dell’ordine naturale della famiglia qui in casa nostra, nella vecchia Europa e negli USA.
Queste associazioni di ispirazione ultrareligiosa-suprematista sono legate a filo doppio all’estrema destra europea. Il loro obiettivo primario è l’attacco ai diritti delle donne, all’aborto, alla comunità LGBT, al divorzio, all’uso della contraccezione e della riproduzione assistita.
Dall’attacco all’autodeterminazione delle donne all’attacco alle libertà costituzionali il passo è breve, e neanche tanto velato. Gli appartenenti a queste reti di associazioni vanno chiamati con il loro nome: fascisti.
Questo ci dice quanto sia inseparabile l’antifascismo dalle donne: perché noi donne siamo ribelli e combattenti due volte, per la democrazia e per la parità di genere.
Un calendario dedicato alle donne partigiane ed antifasciste è quindi tanto attuale quanto scevro da intenti puramente celebrativi o retorici. Lo abbiamo toccato con mano con l’assalto alla sede nazionale della CGIL, abbiamo capito che non possiamo distrarci, non è storia di un secolo fa.
L’Italia non ha mai fatto veramente i conti con il fascismo, lasciando sempre aperto lo spiraglio a giustificazionismi, revisionismi, equiparazioni tra partigiani e fascisti, equiparazioni tra ideologia comunista e fascista, accampando pretestuose par condicio.
Il fascismo non è un’ideologia, è un crimine, e in Italia è anche un reato, di cui troppo a lungo le istituzioni si sono dimenticate.
Le nostre partigiane hanno ancora molto da insegnarci.
Tante sono le donne che hanno combattuto contro il nazifascismo, e lo hanno fatto in molti modi: sia partecipando ad azioni di guerra armi in pugno, ma anche operando nella silenziosa quanto fondamentale azione di fiancheggiamento, in cui rischiavano il carcere, la tortura e la vita stessa portando ordini o armi.
La resistenza delle donne, ribelli due volte
L’ANPI nazionale, sotto lo stimolo delle tantissime donne che si iscrivono e sono attive, sta portando avanti un grande lavoro di recupero e di memoria del contributo femminile alla lotta di liberazione. Senza le donne non ci sarebbe stata la Resistenza.
In questo calendario abbiamo voluto realizzare un affresco collettivo della Resistenza femminile a partire dalle nostre regioni, valorizzando innanzitutto le testimonianze dirette di chi è stata figlia, nipote, pa rente, amica o conoscente di partigiane o antifasciste locali.
Sono memorie da non disperdere, come in una cena di famiglia, come una nonna che racconta una sua ribellione, un atto di cui essere orgogliosa, un esempio di vita e di dignità.
Un ringraziamento alle compagne che hanno contribuito alla realizzazione, un caloroso rin graziamento alle sezioni ANPI territoriali e all’ANPI Nazionale per la collaborazione.
Ora e sempre Resistenza.
Se non hai ricevuto, o desideri una copia del calendario, puoi richiederla alla tua rappresentanza sindacale aziendale.