Torna di nuovo la guerra in Europa. Dopo i bombardamenti di Belgrado del 1999 da parte delle “libere” democrazie occidentali, tocca ora al regime autoritario russo colpire direttamente un’altra capitale europea: Kiev. Chi millantava la fine della storia e di un mondo pacificato e pacificatore anche questa volta è servito. Dall’inizio di questo burrascoso secolo ci sono state due crisi finanziarie e una crisi pandemica con pesanti effetti sociali in divenire sulla nostra classe.
Ora si aggiunge questa guerra. Anche l’Europa è imperialista, come tutti gli altri, e a farne le spese sono sempre e solo i lavoratori, di tutte le nazionalità.
Se infatti i primi a essere colpiti, questa volta, sono le lavoratrici e i lavoratori ucraini e russi costretti finanche a spararsi gli uni contro gli altri per interessi economici e politici non loro ma dei loro governanti, le reazioni produrranno conseguenze per tutti i lavoratori europei e degli altri Paesi.
L’Occidente, diviso tra multinazionali e Stati, sta discutendo sulle possibili sanzioni economiche.
Nessuno vuole certo rinunciare ai suoi profitti ma saranno possibili interventi nel settore finanziario, energetico e dei trasporti che colpiranno inevitabilmente tutti i lavoratori europei e russi.
Mentre giustamente si grida contro l’orrore della guerra in Ucraina è giusto però ricordare che nella “libera e civile Europa” si assiste da troppo tempo indifferenti, anche per meri interessi di “bottega elettorale”, al dramma dei lavoratori migranti, con l’utilizzo recente dell’esercito al confine polacco, con l’orrore dei “campi di detenzione” di Lesbo in Grecia, per non dimenticare la “politica dei flussi” dei capiclan libici e del governo turco. Sono tutti desaparecidos dell’Europa potenza: un sudario di silenzio sostenuto anche economicamente a suon di miliardi.
E anche se si allarga lo sguardo oltre il Vecchio Continente non mancano ulteriori scenari di incertezza. Non solo il Medio Oriente … altra linea di faglia sarà Taiwan e l’Indo Pacifico dove già stanno sfilando le principali Marine militari di tutto il mondo in un’arteria dove transita il 50% delle merci mondiali…
Oggi i tamburi del nazionalismo stanno battendo al massimo la loro marcia di morte e c’è anche chi, tra pacifisti e anime belle fanno da coro invocando un altro esercito, quello europeo, come se non bastassero quelli che già ci sono… Basta con le divisioni!
Tacciano le armi!
Lottiamo quindi insieme per l’unità di tutti i lavoratori, ucraini, russi, europei, americani, cinesi, contro tutti gli imperialismi, a partire da quello europeo, con la loro politica distruttiva, i nazionalismi e i razzismi.
Lavoratori di tutti i Paesi, unitevi!
Segreteria Organo Coordinamento Fisac-Cgil Creval