Bpm, addio “Spa” e crollo in Borsa

Il titolo giù del 9% dopo il dietrofront di Bonomi. Oggi resa dei conti nei consigli

MILANO-L’unica cosa certa, dopo una giornata convulsa e a tratti caotica, è il responso della Borsa: un calo de19%, tra scambi fortissimi (ieri sono passati di mano circa 270 milioni di azioni rispetto ai 35 milioni della vigilia). L’idea che ci sia un congelamento nella più blanda delle ipotesi della trasformazione in spa della Popolare di Milano ha ricevuto a botta calda un’accoglienza davvero negativa. Ma questo è solo uno degli elementi, alla vigilia del doppio appuntamento di oggi: la riunione del consiglio di gestione e a poi a seguire quella del consiglio di sorveglianza.
Sul tavolo c’ è la risposta da dare alla lettera di Bankitalia sui dissensi interni ma, inevitabilmente, i consiglieri dovranno fare il punto anche sul progetto di riforma della Bpm. Che, a questo punto, non potrà necessariamente essere la trasformazione in società per azioni; almeno, non nell’assemblea già convocata per il 22 giugno.
La giornata di ieri è passata tra una serie lunghissima di incontri, molti dei quali hanno visto come protagonista il presidente del consiglio di gestione, e principale azionista, Andrea Bonomi. Le poche certezze riguardano da un lato la necessità di procedere con l’aumento di capitale da 500 milioni (per ripagare i Tremonti bond) e dall’altra l’opportunità di realizzare modifiche della governance che soddisfino le aspettative di Bankitalia ma che nello stesso tempo vengano approvate in assemblea. Ieri tra l’altro è stata mandata una mail a tutti i dipendenti con le istruzioni per richiedere il biglietto di partecipazione, con allegato per ragioni tecniche ancora il vecchio ordine del giorno, che verrà modificato nei prossimi giorni. Dopo giorni di rumor, ieri è tornato in più di una sede il nome di Roberto Mazzotta come nuovo presidente del consiglio di gestione:
sembra che l’ex numero uno della Popolare abbia preso in considerazione l’idea di dare una sua disponibilità atornare nell’agone, a patto però che sul suo nome ci sia il consenso di tutti. L’ipotesi potrebbe essere accompagnata da un disegno più articolato, anche se questa è solo una delle tante ipotesi su cui si sta negoziando in queste ore. In pratica Bonomi proporrebbe per la prossima assemblea una riforma significativa dello Statuto ma senza stravolgimenti della governance, tale da superare le anomalie stigmatizzate da Bankitalia ma senza toccare la struttura popolare. Una delle tante idee che circolano è che sia lo stesso Bonomi a diventare il presidente di un consiglio di sorveglianza completamente rinnovato e più snello, dotato dei poteri tipici di questo istituto (mentre ora alla Bpm è depotenziato, per volontà a suo tempo di via Nazionale, per limitare lo strapotere degli Amici).A Mazzotta andrebbe la presidenza del cdg. Con questo nuovo assetto, ci sarebbe poi eventualmente ma non necessariamente tempo fino alla prossima assemblea di bilancio per pensare ad altre modifiche statutarie.
Per ora, tuttavia, l’unica certezza sono le trattative ad oltranza.
«Nella giusta difesa del sistema popolare, occorre tener presente che non è compito dei sindacati avere o sponsorizzare banchieri di riferimento», sottolinea Agostino Megale, segretario nazionale della Fisac-Cgil. Nel frattempo sembra sia stato messo in standby il mandato a Georgeson sull’informativa assembleare, che aveva sollevato durissime reazioni sindacali.

Fonte:Repubblica.it

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