Tra le modalità organizzative, particolarmente impattante per i lavoratori è l’esternalizzazione, termine con il quale s’intende la tecnica di gestione imprenditoriale che si avvale di una fonte produttiva esterna per lo svolgimento di una specifica funzione prima svolta all’interno.
I fenomeni di esternalizzazione si sono andati evolvendo nel corso del tempo.
In passato hanno interessato il nostro settore in modo marginale, fatta eccezione per il caso Fruendo /MPS in cui poi la giurisprudenza ha stabilito l’illegittimità della cessione.
L’ultima frontiera dell’esternalizzazione è il trasferimento transnazionale di parte dell’azienda, detto anche delocalizzazione, fenomeno più strettamente legato alla globalizzazione e che ha alimentato recentemente il dibattito politico e impegnato il governo in un provvedimento. Non possiamo aprioristicamente escludere le delocalizzazioni dal settore bancario una volta che alcune lavorazioni siano uscite dalle banche o in caso di gruppi multinazionali.
L’esternalizzazione è un fenomeno unitario ma, al contempo, di carattere composito.
Unitario nella misura in cui implica la cessione di rami (lavori e lavoratori), però è altresì un fenomeno composito poiché prevede diverse forme di realizzazione. Anche per questo la legittimità della cessione non è sempre scontata e necessita spesso di verifiche a fronte di normative e sentenze che sono andate sommandosi nel tempo.
Per lavoratrici e lavoratori si pone il problema delle garanzie, oltre l’art.2112 del c.c., e soprattutto il tema della tenuta occupazionale dell’azienda a cui vengono ceduti, specie nel caso sia neo costituita con un modesto capitale sociale come nella fattispecie che interessa ora BNL.
Quello che preoccupa nel caso BNL, e che dovrebbe suonare per tutto il settore come un campanello di allarme ,è la percentuale di forza lavoro oggetto delle esternalizzazioni che qui raggiunge il 9%.
Analoga è la percentuale di lavoratori che si propone di esternalizzare la Cassa di Risparmio di Volterra, piccolo istituto locale con sede direzionale in provincia di Pisa.
Colpisce come dalla piccola cassa di risparmio alla Banca di medie dimensioni ,che però fa parte del primo gruppo bancario europeo, il nuovo mantra sia far uscire dal perimetro dell’Istituto un lavoratore su dieci.
Non è difficile immaginare come queste lavorazioni portate fuori dalle banche rischino di accelerare l’ assottigliamento della categoria in termini di aventi diritto al CCNL del credito , che seppur mantenuto per i lavoratori ceduti, di fatto in futuro potranno essere sostituiti/affiancati da personale alle dipendenze di aziende controllanti che applicano in misura prevalente CCNL meno onerosi.
Preoccupata per il contesto che va delineandosi, Fisac Pisa esprime solidarietà e vicinanza ai lavoratori e alle lavoratrici in lotta su questo fronte, siamo stati e continueremo a essere partecipi in tutte le iniziative.