La nostra proposta di lettura di oggi è l’articolo “Più lavoro per le donne” apparso il 2 dicembre su Repubblica a firma di Michela Marzano. (https://www.repubblica.it/commenti/2021/12/02/news/marzano-328689561/)
“L’Italia è locomotiva dell’Europa. Nonostante il +6,3% del Pil annunciato, la parola-chiave che costringe il nostro paese a fare i conti con il dramma del gender gap è #shecession, espressione che nasce dalla contrazione di she, il pronome personale femminile singolare, e cession (ossia il radicale del termine recession), e designa la profonda crisi che stanno attraversando un po’ ovunque le donne. Certo, il Pil cresce quando diminuisce la disoccupazione ma il lavoro aumenta solo per gli uomini: se è vero infatti, come dice l’Istat, che nel mese di ottobre ci sono stati 35mila occupati in più rispetto al mese di settembre, è anche vero che questi occupati sono tutti maschi, e che meno di una donna su due ha oggi un lavoro in Italia. E le donne? Perché continuano a essere escluse, tagliate fuori, invisibili? Forse, molte donne hanno perso il treno perché, durante i vari lockdown, sono state loro a occuparsi di tutto – cucina, spesa, pulizia, figli... – mentre compagni e mariti si aggiornavano online, inviano curriculum e depositavano progetti. Per non parlare poi di tutte coloro che non hanno mai neppure pensato di poterlo prendere questo benedetto treno, convincendosi magari di non essere in grado di laurearsi o specializzarsi in materie tecnico-scientifiche. Perché poi, oltre al gender gap, esiste pure un “divario di legittimazione” che, nel nostro Paese, si fa molta fatica a colmare. Gli stereotipi sono ancora troppo forti e radicati. E le condizioni di accesso al lavoro fin troppo complesse, soprattutto per chi, avendo figli, avrebbe bisogno di usufruire di misure di welfare più mirate. Fatto sta che, gira e rigira, sono sempre le donne a pagare il prezzo maggiore delle crisi. E quando poi scatta la ripresa, invece di progredire pure loro come accade agli uomini, tornano indietro, recedono, regrediscono. La vera sfida che attende il nostro Paese consiste nel creare le condizioni necessarie affinché le donne siano veramente libere di lavorare. Come scrisse – ormai due secoli fa – il filosofo francese Charles Fourier: “Il cambiamento di un’epoca storica si può definire sempre dal progresso femminile verso la libertà perché qui, nel rapporto della donna con l’uomo, del debole col forte, appare nel modo più evidente la vittoria della natura umana sulla brutalità. Il grado dell’emancipazione femminile è la misura naturale dell’emancipazione universale.”
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