Inform@fisac luglio 2016

 

L ‘Italia è l’unico grande paese Europeo in cui il salario orario è in calo.

 

La retribuzione oraria in Italia nel primo trimestre 2016 è diminuita dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2015, segnando l’unico esempio di calo per un grande Paese europeo: secondo il rapporto Eurostat sul costo del lavoro pubblicato venerdì il salario orario nell’Ue è aumentato in media dell’1,7% con differenze significative nei vari Stati e con cali solo in Italia e a Cipro (-0,3%).

PAESI DELL’EST IN RISALITA.

Gli aumenti più consistenti si registrano nei Paesi dell’Est (+10,4% in Romania, +7,6% in Bulgaria), nazioni nei quali però il costo del lavoro orario complessivo (salario più spese non salariali) è molto più basso della media (nel 2015 4,1 euro l’ora in Bulgaria, 5 in Romania a fronte dei 25 euro medi in Ue e 43,1 euro in Danimarca).

CALA IL COSTO DEL LAVORO.

L’Italia nel primo trimestre 2016 è in controtendenza anche per l’intero costo del lavoro: cala dell’1,5% mentre aumenta in Europa dell’1,7%. Diminuiscono soprattutto le ‘spese non salariali’ (-3,9%) anche grazie agli sgravi contributivi sui neo assunti. Il salario per ora lavorata cresce soprattutto nei Paesi dell’Est Europa, ma anche in Germania (+3,2%) e in Francia (+1,6%), mentre nel Regno Unito si registra un +0,2%.

MALE IL PRIVATO.

Il calo del salario orario in Italia è più contenuto nel settore pubblico (-0,1%) mentre nel privato si registra un -0,7%, insieme a un calo significativo delle spese non salariali (-5,5%) che portano la riduzione complessiva del costo del lavoro tendenziale nel primo trimestre al 2%. Nel settore pubblico nel complesso il costo del lavoro scende dello 0,4% mentre in Europa sale dell’1,5%. Se si guarda ai singoli comparti, è l’industria che segna il calo maggiore sia per il costo del lavoro nel complesso (-2,6% a fronte del +1,9% nell’Ue a 28) sia per il salario per ora lavorata (-1,4% a fronte del +2% in Ue).

CRISI DELL’EDILIZIA.

Nelle costruzioni si registra un calo del 3,1% del costo del lavoro trainato da un -8% dei costi non salariali (-0,9%). Nei servizi il calo si limita in Italia allo 0,2% (+1,5% l’Ue a 28) mentre il costo del lavoro complessivo segna un -1,6%. I sindacati hanno commentato con preoccupazione l’andamento delle retribuzioni orarie chiedendo a Governo e aziende di rinnovare i contratti scaduti. «Se i salari e le pensioni non aumentano le imprese che producono beni e servizi per il mercato interno non vendono i loro prodotti e rischiano di chiudere e l’economia continuerà a ristagnare. Il Governo e gli imprenditori quando lo capiranno?».

MARTINI: «SERVONO INVESTIMENTI».

«I salari», dice il segretario confederale della Cgil Franco Martini, «devono tornare a crescere, ma per farlo ci vogliono investimenti pubblici e privati e bisogna rilanciare l’economia interna sostenendo i salari di chi lavora e le pensioni.Bisogna rinnovare i contratti di otto milioni di lavoratori che hanno il contratto scaduto, tra i quali i dipendenti pubblici che hanno proprio nel governo il proprio datore di lavoro».

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