Inform@fisac settembre 2016

 

DIMEZZARE I BANCARI? DIMEZZARE LA DISOCCUPAZIONE PIUTTOSTO !!

 

Le banche sono la spina nel fianco del Governo di Matteo Renzi e il tema occupa larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti e le indiscrezioni sui numeri degli esuberi nel settore mettono sul piede di guerra i sindacati fino a spingere l’Abi a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. A porte chiuse, invita a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce, 150.000 esuberi in 10 anni, creando scompiglio.
Se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». I sindacati minacciano lo sciopero generale e il Governo deve precisare che non vuole dimezzare i bancari. L’Abi da parte sua, «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale

Le organizzazioni sindacali invitano “anche l’Abi a prendere posizione contro queste sconclusionate affermazioni” e ricordano al premier “che un suo predecessore (Romano Prodi) alla fine degli anni ’90 di fronte alle prime avvisaglie della crisi delle banche convocò un tavolo a Palazzo Chigi con le Parti Sociali e che da lì scaturirono soluzioni che ancora oggi hanno una validità fondamentale per il settore e servono da ammortizzatori sociali senza costi per la collettività. Invitiamo il presidente del Consiglio a parlare di meno e a studiare gli atti parlamentari e gli strumenti fiscali e previdenziali. Ma soprattutto gli consigliamo di stare alla larga da certi finanzieri d’assalto, con residenza all’estero, che probabilmente lo mal consigliano”.

Nei prossimi giorni, annunciano i sindacati, “i nostri Uffici Studi produrranno documentazione che contestano e contraddicono quanto affermato dal Premier sia sul numero delle filiali che del numero delle banche in relazione al mercato europeo, soprattutto, sul costo del personale e sui trattamenti fiscali e gli oneri pubblici abbondantemente disallineati con quelli pagati dalle altre banche europee.

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