Il nuovo numero di Focus Economia Toscana

In linea con il quadro nazionale, anche in questo trimestre del 2013, l’economia toscana mantiene la tendenza depressiva già abbondantemente documentata nelle nostre note congiunturali. Analisi, peraltro, in linea con quelle di altri istituti come Banca d’Italia e Unioncamere. Unica eccezione in questo quadro non brillante, a conferma di un’evoluzione ormai consolidata in un periodo abbastanza lungo, risulta il dato dell’export che caratterizza la nostra economia regionale come leader nazionale.

Al di la di questo, comunque, ragguardevole dato, tutti gli altri indicatori da noi presi in esame non offrono grandi prospettive di miglioramento. Il mercato del lavoro si presenta ancora una volta in fase di sostanziale ristagno. Nel periodo osservato in questo numero della nostra nota l’occupazione è leggermente cresciuta (+4700) soprattutto nella componente femminile e con la tipologia del lavoro a chiamata e quindi lavoro instabile e meno remunerativo. Aumenta marcatamente il numero dei disoccupati con un + 22% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e cresce, di conseguenza, il tasso di disoccupazione dal 6,50% del 2011 al 7,80% del 2012 (comunque al di sotto del dato nazionale). Particolarmente pesante è l’aumento della disoccupazione giovanile che passa dal 25 al 29%. Il ricorso agli ammortizzatori sociali si mantiene a livelli molto alti. Il perdurare di questa situazione che si protrae ormai dal 2010 ci fa pensare a questo fenomeno come una patologia che ha riflessi non soltanto sulle dinamiche del mercato del lavoro ma anche sulla tenuta sociale del nostro sistema regionale. Aumentano le iscrizioni alla mobilità, i percettori di indennità di disoccupazione e il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni. Le ore di CIG autorizzate aumentano significativamente nel primo trimestre dell’anno in corso rispetto allo stesso periodo dell’anno predente. Il dato potrebbe addirittura essere sottostimato se consideriamo il blocco delle autorizzazioni della Cassa in Deroga.

Siamo ormai al picco storico in una situazione nella quale, grazie alla riforma “Fornero”, lo stato non ha risorse per garantire i trattamenti ai lavoratori interessati…Se questa non è emergenza…. Sul piano più strettamente economico, come ormai è riscontrato anche nelle precedenti note, è il dato relativo alla produzione industriale a marcare la situazione di crisi. La produzione continua a calare, anche se con minore intensità rispetto al periodo precedente, ma si mantiene costantemente in campo negativo e la ricostruzione storica ci fa ripiombare più o meno allo stesso livello del 2009 (annus orribilis!). Altro che ripresina! Nel 2013, salvo miracoli dell’ultim’ora, sarà ancora crisi. L’export, come si diceva in precedenza, manifesta una tendenza positiva alla crescita e continua ad essere l’unico dato decisamente soddisfacente anche se, come detto anche in altre occasioni, condizionato da elementi peculiari e contingenti relative alle dinamiche del settore orafo e meccanico. Il saldo positivo dipende comunque anche dalla contrazione delle importazioni. Il monitoraggio sui redditi (condotto sulla base delle dichiarazioni ISEE disponibili grazie ai dati CAF CGIL Toscana) mette in evidenza variazioni del valore di segno negativo che riguarda circa un terzo dell’insieme considerato. Di conseguenza, anche i consumi continuano a scendere con un andamento negativo ormai stabilizzato dal 2009 e che si intensifica nel 2012. Altro elemento critico sono gli impieghi bancari i quali, pur registrando una lievissima inversione di tendenza all’inizio del 2013, proseguono al ribasso pur in una situazione di carenza di liquidità delle imprese, soprattutto manifatturiere e delle costruzioni. Continua parallelamente la tendenza in ascesa delle sofferenze bancarie.

Questa nota si colloca in una fase politica delicata e contraddittoria. Dai dati che riportiamo ci sembra comunque che i nodi che il nuovo governo dovrebbe sciogliere siano quelli relativi alle iniziative per stimolare la crescita e attrarre gli investimenti, soprattutto nei settori manifatturieri oggi in profonda difficoltà e una politica del lavoro che risponda all’emergenza sociale della disoccupazione (giovani, persone in cassa integrazione, esodati) e favorisca la nascita di nuovi posti di lavoro anche attraverso investimenti pubblici. Si sta parlando di riduzioni fiscali. Può anche andar bene, soprattutto per i lavoratori e le imprese. Ma le risorse per per la crescita e il lavoro come si trovano?

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