L’ANGOLO LEGALE: L’indice di produttivita’
Torna all’indice Negli incontri tra l’azienda e le Organizzazioni Sindacali e nel corso dei tour commerciali sono emersi alcuni aspetti che meritano di essere approfonditi.
Un tema molto sentito è sicuramente quello relativo alla produttività e al suo incremento attraverso una riorganizzazione del lavoro.
L’indice di produttività permette all’azienda di misurare il suo grado di efficienza e la possibilità di raggiungere gli obiettivi economici. In altre parole parliamo della capacità dei produttori dipendenti di vendere prodotti assicurativi in un certo lasso di tempo. L’azienda punta ad aumentare continuamente la capacità produttiva dei suoi dipendenti ed a massimizzare il profitto.
Gli strumenti utilizzati a tal scopo sono molteplici ed il più delle volte decisamente discutibili, infatti le strategie poste in essere non sono sempre in linea con il rispetto della normativa a tutela del consumatore (vedi quanto previsto dalla direttiva UE n. 2016/97 IDD). Le stesse pressioni commerciali e l’incentivazione di alcuni prodotti assicurativi a discapito di altri possono costituirne un esempio.
Produttività, Produttore e produzione sono fattori tra loro tutti collegati: la produttività indica l’efficienza del processo produttivo, più in particolare quanto il produttore è in grado di produrre in un determinato arco temporale; la produzione la possiamo intendere per semplicità come il risultato raggiunto sempre nell’arco temporale preso a riferimento; infine il produttore dipendente è colui che ricopre la qualifica di venditore e opera (rapporto di lavoro subordinato) seguendo le direttive e i programmi impartiti dall’azienda.
Questo sistema comporta un giudizio sulla capacità produttiva del lavoratore legata solo al presente, non viene considerato il lavoro passato e tutti i risultati produttivi realizzati prima. Seguendo questa logica il passato non ha valenza, ci si concentra solo nel presente e ci si proietta al futuro (quanto ho prodotto e quanto devo produrre). In pratica quello che è stato è passato, quello che conta deve ancora venire. La domanda che dobbiamo porci è se possa essere utilizza la produttività per misurare la performance di un produttore e il rapporto tra bassa produttività e rendimento lavorativo.
L’azienda utilizza sempre più parametri numerici per la valutazione dei propri lavoratori, l’elemento temporale e la realizzazione degli obiettivi produttivi assumono un rilievo fondamentale per la valutazione della prestazione di lavoro.
La ricerca spasmodica di una maggiore produttività spinge l’azienda ad alzare continuamente l’asticella degli obiettivi, si devono migliorare sempre i risultati passati con aumenti in percentuale di resa.
Nei vari tour commerciali sono stati esaltati i successi sportivi realizzati dall’Italia nel corso delle ultime olimpiadi e nel campionato europeo di calcio…testimonianza che tutto è possibile, tutto può essere raggiunto, tutti gli obiettivi della vita possono essere realizzati, bisogna credere nell’impossibile e porsi obiettivi sempre più ambiziosi. Questa rappresentazione è molto bella e pittoresca, peccato però che la tematica di partenza è il lavoro e i lavoratori.
I produttori di Generali Italia lavorano perché hanno l’esigenza di guadagnare una retribuzione dignitosa per loro e per le loro famiglie, la ricerca dell’aumento continuo della produttività non può andare a discapito della dignità dei lavoratori. Alzare l’asticella nel nostro caso comporta una diminuzione della retribuzione e un aumento della precarietà.
Possiamo definire tutto questo una giostra pericolosa, in grado di disorientare e far perdere l’equilibrio soprattutto ai produttori più anziani, a quelli in difficoltà, a quelli che operano in zone disagiate, a coloro che hanno problemi in famiglia, personali o legati alla salute. L’aumento della produttività ad ogni costo finisce così per trasformarsi in un percorso vorticoso e pieno di ostacoli per il produttore, tale situazione genera spesso degli stress in grado di diventare insostenibili fisicamente e psicologicamente.
Sarebbe opportuno e auspicabile considerare il produttore dipendente un essere umano prima e un lavoratore poi, evitando di giudicarlo solo attraverso un asettico calcolo matematico di incrementi produttivi da raggiungere ad ogni costo.
Ricupito Gian Luigi