Oplà n°16 – Le rappresentanze sindacali leader del proselitismo

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OPLÀ: Le rappresentanze sindacali leader del proselitismo


Torna all’indiceCome rappresentanti sindacali il nostro lavoro è incoraggiare un mondo migliore rendendo i lavoratori più consapevoli, sicuri dei propri diritti, sereni di fronte ai tentativi di sopruso, saldi nei loro valori e certi di non essere soli.
Il vantaggio per me e per noi è un ambiente di lavoro più sano dove si possa contrattare sapendo di avere una forza alle spalle e ottime ragioni da condividere.
Comunicazione e proselitismo sono profondamente legati.
Come RSA siamo motore del proselitismo perché nell’ambiente di lavoro promuoviamo una condivisione di valori, sviluppiamo una necessaria rappresentanza ed un maggior presidio con la vicinanza ai lavoratori.
I vantaggi prodotti da questa azione tra i lavoratori sono una maggior partecipazione, nuove idee, la creazione di un consenso più ampio, maggiore conoscenza del contratto, l’accesso a servizi importanti.
Informazione, formazione, campagne di comunicazione sono efficaci se adottiamo alcuni accorgimenti fondamentali ricordando soprattutto che nella comunicazione l’ascolto vale l’80% mentre la parola vale il 20%.
Dobbiamo potenziare l’ascolto delle parole e l’osservazione dei comportamenti ed usare un linguaggio adatto all’interlocutore.
Immaginare un cambiamento positivo si lega ad una leadership con specifiche nuove, che comprenda la ridotta tolleranza prodotta dal COVID ed il conseguente nuovo modo di vivere la vita.
I modi della comunicazione (espressioni del volto ed atteggiamenti corporei), i tempi ( grazie per il tuo whatsapp lo leggo dopo) sono cardini del nuovo essere.
Siccome siamo macchine programmabili ci vuole una nuova leadership per il nostro lavorare perché il distanziamento sociale è anche emotivo.
Si dice che oggi le “leader ability” da maneggiare con disinvoltura siano circa ottanta.
Abilità strategiche, operative, personali, relazionali, ambientali.
Pertanto occorre cambiare modo di pensare, non far disperdere le tante idee che emergono, un vocabolario di parole virtuose, fare attenzione agli effetti che potrebbero entrare in gioco per un collegamento stimolo-risposta anche di tipo prossemico ( ad esempio ritrovarsi in una sala che ha visto solo conflitti per un incontro di pacificazione )
Dobbiamo rendere vantaggioso per i lavoratori il tempo che passano con noi per quello che possono acquisire in maggiore conoscenze e forza.
E’ il nostro CARE.
Tutti siamo “programmati” a procrastinare e lo stesso fanno i lavoratori nel decidere sulla loro adesione e partecipazione al sindacato.
Siamo macchine emotive che pensano , che vivono la riprovazione sociale, che hanno bisogno di strumenti per cambiare le priorità nel definire il calendario ed il valore degli impegni che abbiamo.
Per evitare di dirci il rimpianto di aver aspettato troppo a lungo a proporci ai colleghi, ad essere presenti alle loro necessità ed a compensare il buco emotivo presente nella nostra società bisogna CAMBIARE L’ABITUDINE DI ESSERE SE STESSI nel ruolo di rappresentanti sindacali.
Come farlo?
Partendo dal riconoscimento dell’identità del lavoratore che è davanti a noi, passando per il piacere e la fiducia che gli genera la nostra vicinanza fino ad arrivare alla scelta logica della nostra Sigla.
Quindi, prima bisogna togliere un muro di paura e diffidenza, poi far vedere cosa c’è di buono e poi dare un paio di informazioni sull’adesione per consentire al cervello logico di giustificare la scelta fatta con istinto ed emotività’.

Quanto scrivo è frutto del mio quotidiano di sindacalista che con piacere condivido pensando possa essere un contributo anche per la conferenza organizzativa che il nostro sindacato sta affrontando.

Elisabetta Masciarelli
Coord. Nazionale OP Fisac-CGIL G.I.

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