Choc Carife, prima i tagli dei posti di lavoro, poi l’arrivo di BPER: in Assemblea ok all’accordo
Annunciato il pesantissimo piano di ristrutturazione per aprire la via all’istituto modenese: la richiesta era di 400 esuberi su 847 addetti, aperta la procedura per i dipendenti: 50 giorni per chiudere con esodi incentivati e prepensionamenti.
FERRARA. Prima una ristrutturazione pesantissima, forse la peggiore mai vista in città, poi la “ripulitura” dei residui debiti incagliati e una bella iniezione di capitale del Fitd. Infine l’arrivo del “salvatore”, ovvero la modenese Bper.
È questa la prospettiva disegnata da Roberto Nicastro e Giovanni Capitanio, cioè presidente e amministratore delegato, per «mettere in sicurezza» in maniera si spera definitiva Nuova Carife.
Le voci che da mesi si rincorrevano attorno alla banca risolta sono state confermate, e perfino superate durante un incontro durato diverse ore tra i vertici della banca e i rappresentanti aziendali e di categoria di FISAC Cgil, First Cisl, Uil, Ugl e Fabi. Si è dato avvio alla procedura prevista dal contratto collettivo per realizzare una ristrutturazione inclusiva, tra l’altro, di una consistente riduzione degli organici con ricorso prioritario a strumenti agevolativi e su base volontaria. La realizzazione è funzionale a favorire l’ingresso di Nuova Carife in un primario gruppo bancario.
La notizia della definizione di una proposta non vincolante da parte del Cda di Bper era uscita sul Messaggero; lo scenario più gettonato è che i potenziali acquirenti abbiano chiarito le loro condizioni in maniera molto concreta, senza ancora metterle nero su bianco anche perché si tratta di un gruppo quotato in Borsa.
L’acquisizione dovrebbe arrivare dopo l’intervento del fondo Atlante per la ripulitura degli incagli formatisi in questi mesi di gestione in risoluzione (ma senza usare, a quanto sembra, i 20 miliardi messi a disposizione dal governo con il decreto banche appena varato), e del Fidt con il suo braccio volontario per una ricapiltaizzazione.
« Il piano prospettato da un lato mette in sicurezza la banca – è il ragionamento di Nicola Cavallini (Fisac Cgil) a nome di tutte le sigle – e dà così garanzie a clientela e territorio. C’è però da gestire una riduzione degli organici in ogni caso molto pesante, e i dipendenti sono parte di questo territorio, come se non fosse bastata la riduzione da 1.200 a 847 degli ultimi tre anni.
A Ferrara e Napoli la quasi totalità dei dipendenti vota sì agli esodi volontari. Entro il 19 dovranno comunicare la loro adesione almeno 300 addetti. Poi si aprirà la partita su altri 50 esuberi. Il 23 gennaio la verifica dei risultati raggiunti. I sindacati: si va verso la vendita dell’azienda.
Due ore di discussione franca, a tratti animata, poi a Ferrara si sono alzate le mani: 637 sì, 12 no e 1 astenuto. A Napoli (dove ha sede l’ex Commercio & Finanza, oggi Carife) risultato simile: 25 sì, 1 astenuto. I dipendenti Carife, riuniti in assemblea nei locali della Fiera, hanno dato ai sindacati il via libera per l’accordo sulla riduzione dell’organico basata sull’adesione volontaria degli addetti e non sui licenziamenti coatti.
Entro il 19 gennaio almeno 300 dipendenti dovranno comunicare l’intenzione di uscire dalla banca: solo a questa condizione sarà possibile tenere la porta aperta per reperire le altre 50 “risorse” equivalenti (quello che fa testo non è il numero dei dipendenti ma il loro costo, un valore che può essere raggiunto in vari modi compresa l’adozione di contratti part time) che consentiranno di raggiungere il tetto fissato per aprire la strada all’operazione di acquisto della Cassa estense da parte dell’unico acquirente che finora si è esposto: Bper.
Molte le domande di chiarimento rivolte al tavolo presidiato dai rappresentanti sindacali sugli aspetti legati all’applicazione dell’intesa che da oggi diventa effettiva con la possibilità concreta, cioè, di presentare le domande di rottura consensuale del rapporto di lavoro (l’esodo volontario) ricorrendo ad una delle formule che prevedono diverse tipologie di trattamento per chi può ricorrere agli scivoli a 5 e 7 anni e chi dovrà scegliere tra un trattamento a 48 mesi e uno a 41 più un’indennità per 24 mesi. Il 23 gennaio si svolgerà un incontro di verifica sulla prima parte della campagna di adesione, poi – se sussisteranno le condizioni per il proseguimento dell’operazione – si studieranno i modi per raggiungere quota 350. Dai sindacati la consapevolezza di aver aperto la strada al percorso che consentirà a Carife (ma forse non al marchio) di continuare ad essere presente in provincia con circa 500 dipendenti. Per tutti l’ok all’accordo rappresenta il primo passo verso la vendita dell’azienda.
Il via libera dell’assemblea, però, rappresenta solo una delle condizioni preliminari per la vendita di Carife, le altre due sono il reperimento dei 58 milioni di euro indispensabili per dare corso all’accordo (non li ha Carife, non li metterà Bper) e l’acquisizione dei crediti deteriorati da parte di un fondo specializzato che alleggerirà col suo intervento l’assetto economico dell’istituto di credito consentendo l’intervento di Bper.
Fonte: La Nuova Ferrara