L’ANGOLO LEGALE: Stress da lavoro correlato. Le misure di prevenzione previste dal Gruppo Generali
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Lo stress da lavoro-correlato può essere definito come la percezione di squilibrio avvertita dal lavoratore quando le richieste dell’ambiente lavorativo eccedono le capacità individuali necessarie alla loro realizzazione.
Tale squilibrio si può verificare quando il lavoratore non si sente in grado di soddisfare le richieste lavorative o le aspettative che i suoi superiori hanno riposto in lui. Le conseguenze per il lavoratore nel medio-lungo termine sono caratterizzate da vari disturbi che vanno dal mal di testa, ai disturbi gastrointestinali e/o patologie del sistema nervoso (disturbi del sonno, nevrastenia, sindrome da fatica cronica fino a casi di burn-out o collasso nervoso).
Il termine stress lavoro-correlato fu introdotto per la prima volta in Italia in forma esplicita dall’articolo 28 del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro (Decreto Legislativo n. 81 del 9 aprile 2008). L’INAIL definisce lo stress da lavoro correlato come uno stress legato all’attività lavorativa che si manifesta quando le richieste dell’ambiente di lavoro superano la capacità del lavoratore di affrontarle o controllarle. Non è una malattia, ma può causare problemi di salute psichica e fisica se si manifesta con intensità e perdura nel tempo. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è la prima organizzazione sanitaria a livello internazionale ad aver riconosciuto come conseguenza dello stress da lavoro la sindrome del burn-out (esaurimento) da lavoro, inserendola nell’elenco dei disturbi medici . Il burn-out è un vero e proprio esaurimento emotivo di cui è vittima il lavoratore. Di fatto è una forma cronica di stress da lavoro correlato che si presenta con un crescente senso di distacco dalle attività nelle quali il soggetto è coinvolto. Il lavoro perde di significato e le conseguenze psico-fisiche possono essere drammatiche, con effetti negativi anche sulla produttività.
Vista la complessità e la gravità del fenomeno il D.Lgs. 78/2010 ha introdotto l’obbligo di valutazione dello stress per tutte le aziende che si avvalgono della collaborazione di almeno un lavoratore subordinato. I datori di lavoro devono misurare lo stress dei propri dipendenti e adottare le adeguate misure per eliminarlo o almeno ridurlo, avvalendosi della collaborazione del RSPP (responsabile del servizio di prevenzione e protezione) aziendale e del medico competente. Si è reso obbligatorio consultare preventivamente il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS, individuato all’interno dell’azienda, o il RLST, in ambito territoriale) e coinvolgere attivamente i lavoratori interessati. La valutazione dello stress da lavoro è parte integrante della valutazione dei rischi ed i suoi risultati devono essere inseriti all’interno del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).
Dopo questa breve premessa sulla descrizione dello stress da lavoro correlato, andiamo a vedere come tale fenomeno è trattato da Generali Italia in un’ottica di prevenzione dei rischi e tutela del benessere dei dipendenti del gruppo. Tra le strategie del gruppo vi è il conseguimento e l’obiettivo di garantire condizioni di lavoro rispettose della dignità individuale in luoghi di lavoro salubri, sicuri, protetti e conformi alle norme vigenti in materia di sicurezza e salute. Particolare attenzione viene riservata alle donne in gravidanza, alle madri e ai lavoratori con disabilità.
Nelle società del Gruppo sono previsti il Comitato di Salute e di Sicurezza e il Servizio di Prevenzione Rischi di Gruppo entrambi preposti al monitoraggio e alla gestione delle problematiche relative alla prevenzione dei rischi e alla tutela della salute dei lavoratori nello svolgimento delle loro attività professionali.
L’impegno del Gruppo è quello di valutare i rischi e identificare le cause che possono determinare lo stress da lavoro correlato (work-related stress), si prevedono specifiche misure finalizzate a prevenire il fenomeno come: corsi di formazione e workshop; indagini d’opinione; team dedicati; riduzione degli straordinari; flessibilità degli orari di lavoro; rendere più confortevoli le condizioni di lavoro e accrescere l’efficienza e l’affidabilità dei sistemi uomo-macchina; monitoraggio annuale dell’assenteismo causato dallo stress lavorativo.
Anche nel Codice di Condotta del Gruppo sono disposte misure finalizzate a prevenire il fenomeno e comunque a garantire un ambiente stimolante, libero da ogni forma di discriminazione o molestia e teso a promuovere l’inclusione tra i propri collaboratori. Nello specifico “Il Gruppo incoraggia lo sviluppo delle attitudini e delle competenze individuali mettendo a disposizione adeguati programmi di formazione professionale, che costituiscono parte del più vasto sistema di sviluppo e crescita delle risorse umane”.
“Coloro che ricoprono posizioni di responsabilità devono creare e promuovere un ambiente di lavoro accogliente e solidale, in cui l’integrità, il rispetto, la collaborazione, la diversità e l’inclusione siano valori effettivamente perseguiti”.
La politica del Gruppo e le stesse norme del Codice Etico dovrebbero confortare e tranquillizzare l’organizzazione produttiva dipendente, consentendo un approccio lavorativo più sereno. Però sappiamo come nella realtà tutto ciò sia difficile a realizzarsi, la nostra categoria da sempre è tra le più esposte al rischio da stress da lavoro correlato. I fattori da prendere in considerazione possono così riassumersi: elevato carico emotivo dato dalla continua interazione con i clienti; ritmi di lavoro elevati, soprattutto in particolari periodi dell’anno; reperibilità giornaliere, richieste di disponibilità e sollecitazioni continue attraverso l’utilizzo dei social media; Introduzione di innovazioni tecnologiche con conseguente modifica delle procedure di lavoro e ridefinizione dei compiti; verifiche di produttività; la continua pressione commerciale operata per il raggiungimento degli obiettivi produttivi; i monitoraggi e i colloqui cosiddetti motivazionali; la richiesta produttiva sempre più elevata; mancanza di stimoli e impossibilità di crescita professionale, ecc.
Tutto questo genera uno stress negativo in grado di minare fortemente la salute del produttore, di logorarlo mentalmente e indurlo nella scelta di abbandonare il lavoro.
Sicuramente il compito di tradurre i buoni propositi di lotta allo stress da lavoro correlato nella quotidianità lavorativa di tutti i giorni non è cosa semplice, quello a cui un grande Gruppo come il nostro deve aspirare è il perseguimento del benessere psico-fisico dei propri dipendenti. Per realizzare ciò servirebbe una visione diversa del lavoro e della produttività.
La sensazione comune per molti lavoratori-produttori è quella di perseguire obiettivi produttivi sempre più ambiziosi e di difficile realizzazione nella continua ricerca di una maggiore produttività del lavoro. Il risultato di questa politica è il disagio percepito dal produttore ed il suo sempre più forte distacco dal lavoro.
Gian Luigi Ricupito