Oplà n°14 – Tecnostress II


UNA RIFLESSIONE: Alla ricerca della serenità


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Michele( nome di fantasia) è un ragazzo che a 29 anni diventa produttore. Come spesso raccontava , quel giorno per lui fu uno dei più belli della sua vita. Finalmente raggiunto l’obiettivo: fare il lavoro che gli piaceva e assunto direttamente dalla compagnia.
Tutti gli sforzi , gli appuntamenti , le telefonate , il comportamento sempre ligio corretto e rispettoso nei confronti di tutti , premiati. Da quel momento sapeva che grazie alle sue capacità si sarebbe potuto distinguere. In effetti, nel suo piccolo lo ha fatto: diverse gare vinte, qualche contest , posizionamenti importanti in alcune gare nazionali, sempre in buona resa , insomma , le capacità e l’impegno c’erano E’ ovvio che in tutti questi anni non è che sia stato tutto rose e fiori: ci sono stati problemi , momenti difficili , le polizze che non si chiudevano , alti e bassi , però sempre superati . C’era la voglia di farcela e c’era un ambiente probabilmente sia a livello macro che “domestico” supportivo.
Purtroppo , si creano situazioni o cambiamenti che lasciano il segno o meglio, determinano nuovi assetti e tutti i soggetti coinvolti devono sapersi adattare, anche quando non siamo noi a decidere. A Michele viene comunicato il tutto a cose fatte , ma lui accetta tuttavia con rassegnazione e allo stesso tempo con rispetto , come è nel suo stile , consapevole che le cose non sarebbero state più quelle di prima. Se inizialmente le cose sembrano andare bene perché Michele lavora è un buon produttore si impegna e ci crede , alcune criticità iniziano a farsi sentire: un aumento importante della percorrenza chilometrica rispetto a prima , nuove piazze e quindi imbastire iniziative su clienti potenziali. Poco dopo ecco un nemico nuovo , imprevisto e imprevedibile: la pandemia.
Questa situazione determina, sia durante che dopo , profondi stravolgimenti e crisi riflessive. Tutte le restrizioni , sia negli appuntamenti che negli spostamenti , lo smart working , il dover svolgere l’attività in nuovi territori , lo portano a dover riparametrare tutto. Come sempre si impegna e fa il suo. Contemporaneamente a tutto ciò , lui porta a conoscenza che la situazione si sta facendo preoccupante, ma la pandemia nasconde grandi opportunità e il mondo va da quella parte , le devi solo cogliere , gli vien detto.
Ma le cose continuano a non andar bene, non sono più come prima. Non riesce più ad organizzarsi , non si riconosce più , non riesce a far iniziative vincenti , gli chiedono conto non solo sui numeri ma sulle iniziative sui tipi di business aziendali , su problematiche relative a clienti , gli mostrano slide che evidenziano come a livello Italia tutti vadano bene e lui non sia al passo. Nelle gare è sempre in fondo alle classifiche , a differenza di prima che era sempre tra i vincitori , iniziano i colloqui motivazionali in cui chiedono perché , vogliono spiegazioni che giustifichino la sua SOTTORESA .La colpa è solo del produttore che non si allinea , non si impegna, che non riesce a cogliere le opportunità.
Il ragazzo entra in una profonda crisi esistenziale , si ricorda di quando fu assunto e della felicità che provò in quel momento ma sa che sta per finire. Non può più portare avanti una situazione del genere nel pieno della sua vita lavorativa, è dannosa per lui soprattutto. Non si riconosce più in un contesto dove il suo parere è inutile.
Ora non vuole più stare in un contesto dove lo vedono come un confuso , un alienato. Non sopporta più le telefonate gli incontri , gli appuntamenti con superiori , colleghi e agenti. E’ stanco , troppo.
Ha capito che la serenità, probabilmente la deve cercare oltre

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