“Riprenditi il tuo tempo. Riprenditi il tuo spazio” accompagnato dall’hashtag #dirittoalladisconnessione è il titolo della nuova campagna social della Fisac CGIL Toscana in collaborazione con il Coordinamento Giovani Fisac Cgil Toscana. Il perdurare della pandemia e soprattutto il cambiamento che ha visto le aziende passare da un iniziale atteggiamento di ostilità e diffidenza ad una posizione di netto favore rispetto alla remotizzazione di alcune lavorazioni, stanno trasformando radicalmente l’organizzazione del lavoro sempre più svolto dalle lavoratrici e dai lavoratori lontano dai tradizionali luoghi aziendali.
Non è più possibile lasciare “fuori dalla porta” il lavoro perché è entrato in casa e qui si svolge rimescolando l’organizzazione degli spazi privati; difficile è poi staccare quando si ha il terminale sempre a portata di mano e aziende e responsabili hanno tutto l’interesse di far passare il sottile concetto di colpa e privilegio di essere a casa, appunto, a svolgere il lavoro. Le aziende hanno cambiato idea sul lavoro da remoto non per chissà quale illuminazione, ma perché hanno toccato con mano l’enorme risparmio economico e il sensibile aumento della produttività.
Dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori però, se in un primo momento ha prevalso il senso di responsabilità e ci si è adattati come meglio si è potuto data anche l’emergenza sanitaria in corso, adesso ci si rende conto dei forti limiti di questa modalità di svolgimento dell’attività professionale. Come dimostrato anche dalla ricerca promossa da Fisac CGIL Toscana e Fisac CGIL di Siena in cui il Prof. Pippo Russo, sociologo e docente dell’Università di Firenze, ha intervistato 41 lavoratrici e lavoratori del settore, il fenomeno che abbiamo di fronte ha assunto una forma preterintenzionale che, dal nostro punto di vista, non può essere sancita come una forma di organizzazione del lavoro ammissibile.
Di fronte al sindacato si pongono quindi problemi enormi per i quali dobbiamo evitare facili semplificazioni. Il lavoro da casa non corrisponde necessariamente alla riappropriazione di tempi e spazi di vita perché è evidente il rischio di andare verso la cancellazione dell’orario di lavoro, verso una forte individualizzazione della prestazione e verso il lavoro a cottimo. Siamo un settore in cui sono fortissime le pressioni di qualsiasi genere a produrre e vendere ed è evidente che una nuova organizzazione del lavoro così priva di vincoli e tutele troverebbe, dal punto di vista delle aziende, una vantaggiosa saldatura proprio con quelle pressioni. Serve invece un rilancio nella contrattazione che affronti questo cambiamento dal quale non possiamo prescindere, che sappia rimettere al centro il lavoro nel rispetto dei limiti che deve avere nella vita delle persone, che riconosca e sappia mitigare il rischio di deprofessionalizzazione e isolamento derivante dalla mancata dimensione sociale del lavoro, che tenga conto degli impatti sull’indotto e sull’intera collettività che vengono dalla remotizzazione del lavoro in ottica confederale.
Con questa campagna la Fisac CGIL Toscana vuole sensibilizzare sul tema del lavoro da remoto e sugli impatti che questo ha sulla vita di chi lo mette in atto e vuole mettere in evidenza la necessità di andare ad una contrattazione collettiva di questa organizzazione del lavoro sempre più di massa.
La campagna è composta da 5 brevi video che verranno pubblicati sui canali social della Fisac CGIL Toscana a partire dal 15 luglio.