Banca Marche: Relazione dell’Assemblea Generale del 22 Aprile 2013

Così come dal mandato ricevuto dalle assemblee prenatalizie, il sindacato ha intrapreso la strada del massimo coinvolgimento delle istituzioni e dell’associazionismo produttivo affinché il dibattito intorno a Banca Marche e la sua Autonomia assumesse quel connotato di progettualità fondamentale per superare questo momento negativo. Nelle Assemblee abbiamo chiesto di portare oltre l’ambito aziendale il problema e noi l’abbiamo fatto; l’abbiamo fatto non in maniera corporativa ma con la dignità e la consapevolezza di chi ritiene che l’argomento riguardi i cittadini dei nostri territori ed il loro futuro. Qualcuno, invece, ha utilizzato questa fase per altri scopi generando esclusivamente sconcerto, disorientamento e negatività per la nostra Azienda, per la sua mission, per il suo rapporto con la comunità. Il nostro muoverci ed attivarci, a volte anche strumentalizzato, ha comunque prodotto quell’interesse che porta qui, oggi, con i lavoratori del gruppo bancario BdM, le istituzioni e le organizzazioni sindacali e datoriali della nostra Regione. Ci auguriamo che la nostra presenza qui confermi il patto per l’Autonomia di Banca Marche, fatto ideale ed allo stesso tempo concreto di un’Azienda: rappresentata e identificata con chi ci lavora e con il suo territorio a sua volta rappresentato da chi lo governa. Un’Azienda che dai suoi Territori trae e restituisce risorse. LAVORO CHE GENERA LAVORO. Tutto questo avviene quotidianamente, da quasi due secoli , nella storia delle Casse di Risparmio marchigiane, storia che oggi non deve traumaticamente terminare con la perdita dell’autonomia di Banca Marche, l’ultima Grande Banca autonoma marchigiana, motore dell’economia non solo delle Marche, detentrice di circa il 20% del pil regionale.

LA BANCA

Lo scenario macroeconomico internazionale e nazionale impatta negativamente sull’attività di Banca Marche così come su tutti gli altri operatori del credito. Il posizionamento strategico della nostra Azienda non può né può essere messo in discussione dalle note vicende di bilancio.

Rappresentiamo l’interlocutore principe del territorio ed anche nelle regioni limitrofe la nostra attività è tutt’altro che marginale. Il repentino disimpegno di Banca Marche dai territori in cui opera genererebbe un pericolosissimo effetto domino nel credito locale gestito insieme al nostro principale competitor: il mondo del credito cooperativo. Questo mondo ci guarda e ci osserva confidando nella nostra tenuta non solo di bilancio ma soprattutto di governance e proprietaria. La nostra forza ‘AUTONOMA’ è esplicitamente caldeggiata dalle BCC. Diverso il discorso sul piano reputazionale. Le vicende degli ultimi mesi che hanno portato il nostro gruppo bancario sulle prime pagine dei giornali non aiutano la tenuta del rapporto con la clientela con le immaginabili conseguenze. La Banca non può più permetterselo né deve permetterlo perché gli oltre tremila dipendenti non meritano di dover continuamente sostenere il tritacarne mediatico pre e post CdA. Le condizioni economico patrimoniali in cui versa l’Azienda sono complicate ma si possono sistemare ed i Lavoratori ne sono consci ed hanno la forza per farlo. Molti altri istituti di credito sono nelle nostre stesse condizioni, magari per analoghe ragioni. Diventa dirimente la questione della governance: chi governerà il risanamento? chi determinerà ed utilizzerà gli strumenti che stabilizzeranno ed in seguito rilanceranno la Banca? COSTORO NON POSSONO ESSERE GLI STESSI CHE HANNO PROVOCATO TUTTO QUESTO!

Sono mesi che come Dircredito, Fiba-Cisl e Fisac-Cgil lo diciamo e lo scriviamo; pure la Vigilanza lo sollecita. Negli ultimi anni l’attività d’impiego fondi non è stata fatta in modo prudente, non c’è stato frazionamento del rischio: il tutto ha generato bilanci fantasmagorici, con utili in controtendenza con il sistema, e gli effetti di queste politiche li paghiamo oggi.

Il 50% degli impieghi concessi alle imprese riguarda il settore dell’edilizia. Non crediamo a chi afferma che gli attuali risultati economici di Banca Marche siano solo la naturale conseguenza del suo rapporto con il territorio. Gli accantonamenti effettuati, purtroppo tardivamente, consentono solo oggi alla Banca di avvicinarsi alla media di sistema, mentre c’è ancora chi sostienecolpevolmente, che gli stessi sono eccessivi.

Banca Marche ha tutti i connotati per poter ambire all’eccellenza perché dispone di lavoratori consapevoli, attaccati alla propria azienda, professionali, credibili e di grande capacità relazionale con gli operatori del territorio fuori e dentro le Marche. Noi abbiamo un’idea precisa sulle responsabilità gestionali. Lasciamo le azioni legali, civili e penali, compresa quella di responsabilità, a chi ne è legittimato dalla Legge. Riteniamo però, che chi gestisce un’azienda ne abbia la responsabilità e quindi, se le cose vanno così male, debba farsi da parte per rispetto degli oltre 3000 lavoratori, le loro famiglie, il loro futuro. Nessuno disattenda ciò che dice la Vigilanza perché sarebbero i lavoratori a pagarne le conseguenze – Oltre al danno la beffa! – e Noi questo non lo permetteremo.

Su questo, la voce dei lavoratori si sentirà fortissima e già oggi chiederemo mandato a mettere in campo una mobilitazione con azioni di lotta, nessuna esclusa a tutela del nostro posto di lavoro messo a rischio dal mancato rinnovamento del CdA e dal perdurante stallo della Governance.

L’AUTONOMIA

La storia ci insegna che nessun territorio privo di banca di riferimento si è sviluppato generando ricchezza ed occupazione. Al sud non ci sono più grandi banche la cui concentrazione e sostanzialmente al nord. Alcune realtà sopravvivono, ma più al centro nord che al centro sud. Il mondo delle Casse di risparmio e delle Banche popolari è quasi un ricordo per come ce le rammentiamo. L’Autonomia non è un vezzo, non è un concetto astratto, ma per una banca territoriale è una necessità. AUTONOMIA è: “LE INTERAZIONI CHE DEFINISCONO UN SISTEMA SONO DETERMINATE ESCLUSIVAMENTE DAL SISTEMA STESSO” (teoria dei sistemi). L’autonomia non è un fatto etnico, non è la provenienza anagrafica dei presidenti, ma è il controllo societario stabile ed in parte diffuso nelle mani di soggetti fortemente legati ai territori e dei quali ne rappresentano le aspettative.

LAVORO CHE GENERA LAVORO è DIRE AUTONOMIA.

Per il sistema economico e bancario è differente l’autonomia di un soggetto creditizio locale da quella di un soggetto nazionale o internazionale: entrambi dovrebbero tendere alla creazione del maggior valore possibile, ma è dirimente capire di quale valore parliamo ed a chi ed in che forme esso andrebbe redistribuito. Una Banca non più autonoma perde il contatto con il proprio territorio, ne assume il più possibile la ricchezza e la reinveste laddove maggiormente profittevole per l’ azionista di riferimento. Se il territorio perde attrattività d’investimento l’attore creditizio sposta, rimodula, riorganizza, taglia al fine di massimizzare il profitto, a volte non solo economico, che l’ azionista gli impone. Tutto questo impoverisce il territorio ormai privo di un interlocutore creditizio locale. L’impoverimento non è solo economico ma è anche sociale e demografico. Non si mette su famiglia dove non c’è futuro. Tutto questo è semplice, quasi banale ma è necessario ricordarcelo. Qui siamo rimasti solo Noi. E se l’autonomia ha un costo siamo pronti a governarlo purché vi sia un progetto sostenibile.

PIANO INDUSTRIALE

Lo strumento di programmazione e di riscontro per una qualsiasi azienda è rappresentato dal piano industriale che per sua natura programmatica deve essere pluriennale. E’ strano come spesso le banche redigano piani industriali pluriennali che poi, senza colpo ferire, vengono accantonati dopo pochi mesi, senza che alcuno chieda conto di questo. Nel contempo vengono erogati al management bonus, benefits e retribuzioni con cadenze assolutamente difformi da quelle del piano.

Il piano di BANCA MARCHE dovrà avere le seguenti caratteristiche: credibilità e condivisione. Credibilità verso chi ne dovrà valutare l’efficacia e la sostenibilità e credibilità verso chi lo dovrà realizzare. Condivisione con chi lavora in Azienda in questa difficile situazione; chi rappresenta i Lavoratori ha il diritto/dovere non solo di proporre ma anche di vagliare l’efficacia del piano, la sua sostenibilità, i suoi obiettivi, il suo essere progetto. Non solo la concordanza sugli strumenti ma anche sugli obiettivi. La nostra Azienda non deve essere stravolta nei suoi assetti organizzativi ed occupazionali ma aggiornata per renderla più efficace. L’occupazione sul territorio, la centralità della rete, le direzioni generali per l’indirizzo strategico ed a supporto operativo del commerciale debbono rappresentare i cardini condivisi del piano.

La presa d’atto di un calo sistemico, se pur gestito, dei ricavi deve sposarsi con un progetto che preveda:

• un governo dei costi che metta al centro l’equità e la trasparenza delle decisioni;

• il rispetto delle previsioni contrattuali;

• il controllo e la ponderazione retributiva.

Il confronto che l’Azienda ha appena iniziato con il Sindacato non potrà essere solo “istituzionale” perché il momento non ammette errori o rimandi: è necessario un PROGETTO, potrebbe non esserci una prova d’appello.

Scendere nei minimi dettagli sarà metodo per realizzare condivisione e credibilità ed in questo i lavoratori, attraverso i loro rappresentanti, dovranno essere protagonisti. Non conosciamo i numeri reali, per cui è difficile, oggi, dare giudizi. Siamo sicuri però che il confronto sul piano industriale rappresenterà il termometro delle prossime relazioni industriali in Banca Marche.

IL FUTURO, PROPRIETA’, OCCUPAZIONE

Il mantenimento dell’autonomia passa anche attraverso un necessario rafforzamento patrimoniale e l’annunciato aumento di capitale a oggi non ancora ufficializzato. Alle Istituzioni, associazioni e Fondazioni chiediamo un impegno a tal proposito. In particolare è necessaria una nuova ed auspicata unità d’intenti tra le Fondazioni per il rilancio aziendale.

Oggi qui sono presenti i Lavoratori del Gruppo BM, abbiamo una professionalità molto elevata, siamo attaccati con passione alla nostra Banca e teniamo tantissimo ai nostri Clienti che rappresentano la nostra ricchezza: vogliamo stringere ancor di più il rapporto con loro e coi territori e riconquistare i punti di fiducia persi in questi mesi durissimi e lo facciamo perché Noi per primi Crediamo in Banca Marche perché noi siamo Banca Marche!

L’Autonomia è strumento ed obiettivo. Esprimere questo concetto vuol dire traguardare il futuro con il giusto taglio programmatico. Per il territorio essere proprietario della sua banca è prioritario ed in questo istituzioni, politica e forze sociali non possono essere terze, devono spendersi, devono convincere chi dovrà decidere. Non è retorica dire che il futuro della nostra gente dipende da questo. Ed allora ci aspettiamo che la proprietà, cioè le Fondazioni, ritrovino quella coesione ed unità d’intenti che ha fondato Banca Marche. Riteniamo che la legge Amato, che ha fatto nascere le fondazioni bancarie, le individuasse come un azionista stabile, forte, con obiettivi di welfare più alti rispetto ai restauri, alle attività culturali e a donazioni di auto mediche, peraltro utili ed auspicabili ma non strategici. Oggi ed in futuro welfare vuole e vorrà dire LAVORO CHE GENERA LAVORO presente e futuro. Tutelare l’occupazione attuale di chi ha dedicato, dedica e darà lavoro e passione alla nostra Banca. Creare al contempo le condizioni per stabilizzare i giovani precari, energia indispensabile per il nostro Futuro.

L’AUTONOMIA è come la proprietà dell’acqua: deve essere dei cittadini che direttamente o attraverso istituzioni che gestiscono patrimonio pubblico – quindi ricchezza pubblica – controllano, indirizzano, danno e ricevono dall’attività bancaria. TUTTO QUESTO INSIEME A NOI, LAVORATORI DI BANCA MARCHE.

L’esperienza degli ultimi decenni ha mostrato il limite del concetto per cui “mercato è bello” .

Abbiamo vissuto sulla nostra pelle l’incapacità di autoregolamentazione dei mercati, gli effetti della finanza predatoria, la differenza tra utile di bilancio e ricchezza di una comunità grande o piccola che sia. NOI VOGLIAMO SALVAGUARDARE IL NOSTRO LAVORO, in tutti i nostri territori, PERCHE’ è LAVORO CHE GENERA LAVORO nella legalità, nel rispetto degli persone e delle comunità, e perché consentirà il giusto e naturale ricambio generazionale. Banca Marche è un patrimonio comune, un “bene pubblico…”; I territori si stringono attorno a Banca Marche e con noi diventano una comunità più forte di prima. Il patto che, oggi, vogliamo stringere con le Associazioni, con le Istituzioni, le Fondazioni e tutti gli attori del territorio è volto al rilancio della nostra Banca.

Noi Crediamo in Banca Marche in una Banca Marche autonoma, viva nei territori, capace di tutelare l’attuale occupazione e stabilizzare i giovani precari.

Questo è il futuro che vogliamo costruire.

DIRCREDITO – FIBA/CISL – FISAC/CGIL

Scarica comunicato

Was this article helpful?
YesNo

    Questo articolo ti è stato utile No

    Pulsante per tornare all'inizio
    error: Content is protected !!