tarGet n.8 – Maggio 2021 – Che “genere” di Banca?

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CHIAVE DI LETTURA

 

Il lavoro delle donne nell’Italia contemporanea – Alessandra Pescarolo                                               

Voto 4/5

Una ricostruzione del lavoro delle donne dall’ 800 a oggi. Il libro analizza le ideologie delle classi dirigenti che hanno tolto valore e visibilità al lavoro femminile: il patriarcato, che ha collocato gli uomini su un piano superiore e il mercato che, parallelamente, ha sfruttato il modello dell’uomo capofamiglia che lavora fuori casa mentre la donna si occupa dei lavori domestici. Vengono sfatati molti stereotipi e luoghi comuni, antichi ma ancora radicati, e resa evidente l’enorme sottovalutazione del contributo che il lavoro delle donne ha dato all’economia e allo sviluppo del Paese. Una sottovalutazione che è frutto della paura della concorrenza che esse potevano rappresentare e dell’indipendenza che ne potevano ricavare. Ne è risultato un avanzamento lento e discontinuo del riconoscimento del valore (anche economico) delle donne, che ha pesato profondamente sull’andamento della società e che ha determinato il continuo svantaggio in cui esse sono state tenute. Uno sguardo alla storia recente, per leggere e affrontare il presente.

 

Figlia di una vestaglia blu – Simona Baldanzi                                                                                         

Voto 5/5

Romanzo autobiografico e inchiesta operaia insieme. Condizione femminile e classe operaia. La vestaglia blu del titolo, infatti, non è altro che una “tuta blu” al femminile, quella della madre dell’autrice. Antico e attualissimo. Si dice che ai giorni nostri le ideologie siano tramontate, la parola femminismo suoni esagerata e la classe operaia non esista più. Ancora oggi, però, il conflitto sociale e lo studio sono i soli mezzi efficaci per conquistare diritti e promuovere la propria condizione familiare di partenza, pur consapevoli che, anche laureati, se “… il tuo nome non dice nulla a nessuno… devi fare il triplo di fatica per valere la metà”… Ancora oggi, di nuovo, la dimensione del lavoro femminile risulta stretta, schiacciata tra esigenze produttive (o, ancora meglio, commerciali) e e riproduttive, in un Paese come il nostro dove si fanno sempre meno figli e la cura di bambini e anziani è sempre più scaricata sulle spalle delle donne. Ancora oggi, infine (ma si potrebbe continuare), c’è chi per lavorare vive vite “di fortuna”, anche se i minatori emigrati dal Sud sono stati sostituiti da  immigrati, magazzinieri precari e rider finto autonomi a cottimo che, per grandi multinazionali, impacchettano e consegnano i nostri desideri, ordinati on line a prezzi d’occasione. Insomma, cambia il paesaggio ma non le dinamiche del potere, lo sfruttamento esplora nuove modalità e neppure la contraddizione tra lavoro e ambiente è ancora risolta. Quindi, «Studiate bambini, studiate, perché è brutto quando non ti vengono le parole per difenderti, ti vengono sempre dopo, quando è tardi» e, poi, tenete la testa alta, insieme all’entusiasmo e al coraggio per cambiare, in meglio, l’ordine delle cose.

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