IL NUMERO DI NOVEMBRE 2017 Ciao, Claudio Con la FISAC contro le pressioni commerciali Occhio al web. Social network e sanzioni disciplinari Come e quando il datore di lavoro può modificare la mansione del dipendente Fusione Nuova CARIFE in BPER: inizia il confronto! Antiriclaggio: alziamo l'attenzione Guida FISAC Responsabilità disciplinari e patrimoniali Ciao, CLAUDIO Ci ha lasciati troppo presto Claudio Zucchi, collega, sindacalista del Gruppo Bper Banca e componente della segreteria provinciale Fisac/Cgil di Modena. Colpito da un malore improvviso all’età di 51 anni, da più di dieci anni era il rappresentante sindacale di riferimento per i tanti colleghi del Gruppo Bper Banca. Era sempre molto vicino alle esigenze dei lavoratori e si prodigava per risolvere le innumerevoli controversie che interessavano i dipendenti. Da 4 anni era anche entrato a far parte della segreteria provinciale della Fisac/Cgil, caratterizzando il suo operato per una partecipazione convinta alle iniziative sindacali di categoria e confederali. Ci mancheranno la sua bontà d’animo e le sue doti intellettuali che ha sempre messo al servizio della causa sindacale. «Ci mancheranno la sua bontà d’animo e le sue doti intellettuali che ha sempre messo al servizio della causa sindacale», ricorda la segreteria provinciale Fisac/Cgil Modena insieme al Comitato Direttivo esprimendo le più sentite condoglianze ai familiari. A CLAUDIO Mi perdonerete se non arriverò alla fine, se verrò sopraffatto dalla commozione, ma il coinvolgimento emotivo è molto grande, non è come fare una assemblea sindacale… Tuttavia è impellente per me, per noi, che abbiamo conosciuto ed apprezzato le qualità di Claudio, la necessità di esprimere tutto quello che si dava per scontato di poter condividere in tanti futuri momenti, ore, giorni, anni che avremmo sicuramente passato insieme a pianificare e a costruire l’attività sindacale, comune obiettivo, fondamento e stile di vita che avrebbe accomunato il nostro avvenire; ma che non potrà più essere tale. Per come era fatto Claudio, anche semplicemente parlando del meteo o delle vacanze si sconfinava sempre in una visione complessiva della società, delle persone che la compongono e delle loro problematiche personali, culturali e ovviamente lavorative. Erano doti intellettuali e di intelligenza che gli permettevano sempre di essere rispettato contraddistinguendosi con il suo punto di vista critico, acuto ma al contempo rispettoso delle idee altrui. I tratti di bontà e umanità in Claudio erano sempre presenti e, da questi tratti ne hanno sempre tratto giovamento tutti coloro che lo frequentavano, ma in particolare tutti coloro che, incondizionatamente, Claudio reputava avessero bisogno di un aiuto o che si rivolgevano a lui. Non sopportava gli abusi, le vessazioni e ai più deboli aveva sempre un aiuto da offrire per qualsiasi necessità essi gli manifestassero. All’apparenza aveva una corazza a tratti impenetrabile di un carattere burbero, introverso, da “orso”; ma con tanti di noi, condividendo valori, passioni e ideali si è creato un legame che ha permesso di abbattere questo aspetto e si è instaurato un clima di amicizia e di stima reciproca che lui corroborava con una forte dose di lealtà che ispirava molta fiducia e sappiamo bene quanto questa caratteristica, soprattutto in ambito sindacale, possa cementare delle relazioni di amicizia intima e duratura. In tutto quello che faceva ci metteva una autentica passione e questo gli permetteva di sprigionare una energia molto positiva. Noi abbiamo l’obbligo morale ma anche l’onore, per la grandezza di questo suo lascito, di mantenerla sempre viva dentro di noi, di sfruttarla, di utilizzarla al meglio delle nostre possibilità, onorando e tramandando il suo modo di essere autentico, generoso e appassionato. Voglio concludere questa testimonianza con la citazione di un paragrafo di un libro di Antonio Gramsci, con la presunzione di pensare che fosse per Claudio una pietra miliare di coerenza del suo stile di essere e di agire: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”. Ciao Claudio, Rimarrà sempre vivo dentro tutti noi il tuo ricordo. Roberto Cattabriga CON LA FISAC CONTRO LE PRESSIONI COMMERCIALI Pensi di subire comportamenti scorretti, o che i tuoi superiori attuino comportamenti lesivi della tua dignità per il raggiungimento delle politiche commerciali? L'8 Febbraio 2017 ABI e Sindacati hanno sottoscritto il primo Accordo Nazionale su Politiche Commerciali e organizzazione del lavoro. Ti spieghiamo di cosa si tratta. CI SONO CRITERI CHE LE COMUNICAZIONI AZIENDALI DEVONO RISPETTARE? SI Le comunicazioni aziendali devono essere prive di messaggi fuorvianti o vessatori nei confronti dei lavoratori e lesivi della loro dignità e professionalità (art. 5) SI POSSONO FARE RIUNIONI COMMERCIALI FUORI DALL' ORARIO DI LAVORO E SENZA RISPETTO DELLE REGOLE? NO Le riunioni di orientamento commerciale devono essere effettuate nel rispetto delle norme sulla prestazione lavorativa. È CORRETTO MONITORARE I RISULTATI COMMERCIALI CON STRUMENTI CREATI AD HOC, TABELLE O FILES EXCEL? NO Il monitoraggio va effettuato tramite modalità strutturate al fine di inibire, ai vari livelli, condotte improprie ed indebite pressioni contrarie ai principi, alle norme e alle regolamentazioni aziendali e lesive della dignità e professionalità dei lavoratori. SE NON RAGGIUNGO GLI OBIETTIVI DI VENDITA SONO SANZIONABILE? NO Art. 7: “Le parti si danno atto che il mancato raggiungimento degli obiettivi quantitativi commerciali di per sé non determina una valutazione negativa e non costituisce inadempimento del dovere di collaborazione attiva ex artt. 75 e 38 CCNL 31.3.2015” È POSSIBILE DIFENDERSI DA COMPORTAMENTI VESSATORI? SI L'accordo prevede la diffusione di ascolto attivo, di miglioramento del clima aziendale anche attraverso segnalazioni di comportamenti non conformi nel rispetto della normativa in materia di protezione dei dati personali e senza pregiudizio per i segnalanti. Non isolarti! Contatta il tuo sindacalista! COME POSSO SEGNALARE I COMPORTAMENTI SCORRETTI? Prima di tutto contatta il tuo rappresentante sindacale. La FISAC mette a disposizioni due indirizzi dedicati, da utilizzare anche semplicemente per porre dei quesiti: pressionicommerciali@fisac.it ufficiogiuridiconazionale@fisac.it Qui trovi il testo dell'accordo Occhio al web. Social network e sanzioni disciplinari Nella vita quotidiana non riusciamo più a farne a meno, ma a volte l’utilizzo disinvolto dei social network e di internet in genere rischia di avere gravi conseguenze sul nostro lavoro, e molto spesso non ne siamo neanche consapevoli. Prendendo spunto da una ricerca pubblicata dal dipartimento legale della FISAC/CGIL di Roma e Lazio, intendiamo fornire una breve ma essenziale lista dei comportamenti da evitare accuratamente onde evitare di esporsi a sanzioni che possono arrivare anche al licenziamento. Invitiamo a leggere per intero il documento originale, che presenta collegamenti ad una serie di riferimenti normativi e riporta sentenze molto utili per capire quanto reali possano essere i rischi: Social network e sanzioni disciplinari a cura del dipartimento legale FISAC-CGIL Roma e Lazio LE COSE DA NON FARE MAI COLLEGARSI E POSTARE MATERIALE SUI SOCIAL NETWORK IN ORARIO DI LAVORO, ANCHE DA DISPOSITIVI PRIVATI. Fermo restando il diritto alla libertà di espressione, garantito anche sul luogo di lavoro, dobbiamo ricordarci che in ufficio siamo tenuti a svolgere le mansioni che ci competono, e ripetute interruzioni della nostra attività possono comportare conseguenze disciplinari, fino al licenziamento per giusta causa. Ogni post inserito sui social, ma anche ogni commento o un semplice “mi piace”, costituiscono la traccia di comportamenti passibili di sanzioni, e quindi vanno assolutamente evitati. MAI INSERIRE RIFERIMENTI DI QUALSIASI TIPO LEGATI ALLA PROPRIA AZIENDA Anche senza citarla espressamente, qualsiasi contenuto critico o lesivo nei confronti della propria azienda può rappresentare un motivo sufficiente per il licenziamento. Va detto che alcune aziende vietano ai propri dipendenti anche di inserire contenuti che possano tendere a sminuire o dileggiare la concorrenza. Appare inoltre decisamente inopportuno – e pericoloso – raccontare sui social episodi avvenuti sul posto di lavoro, magari irridendo il comportamento di clienti, anche se non si riportano elementi che ne consentano l’identificazione. Inopportuno (e per molte aziende espressamente vietato) pubblicare foto o video realizzati nell’ambiente di lavoro. Esistono anche norme che vietano espressamente di fornire informazioni su prodotti e servizi bancari sui social e, in generale, di dare l’impressione di parlare a nome dell’azienda senza esserne espressamente autorizzati. E’ invece consentito diffondere annunci pubblicitari pubblicati dalla pagina ufficiale del proprio datore di lavoro. Ferma restando la necessità di acquisire e leggere attentamente la policy dell’azienda in cui si opera, il buon senso suggerisce di tenere nettamente distinti i social network, destinati essenzialmente allo svago ed allo scambio di opinioni con conoscenti ed amici, da tutto ciò che attiene il nostro lavoro. MAI UTILIZZARE ESPRESSIONI INGIURIOSE E OFFENSIVE VERSO SUPERIORI O COLLEGHI L’inserimento di post tesi ad insultare o deridere colleghi o superiori, oltre ad esporci al rischio di possibili azioni in sede giudiziaria, è ancora una volta sufficiente a giustificare un licenziamento. Aggiungiamo che anche l’inserimento di commenti ingiuriosi nei confronti di personaggi più o meno noti, in linea con il triste fenomeno della diffusione dell’odio online, ci espone ad una meritata querela che, a sua volta, può giustificare l’espulsione dell’azienda. MAI UTILIZZARE I BENI AZIENDALI SENZA CONOSCERE LA POLICY AZIENDALE IN MERITO L’utilizzo di personal computer, tablets o smartphone che l’azienda ci mette a disposizione è sempre finalizzato allo svolgimento del nostro lavoro. Qualsiasi utilizzo diverso rischia di metterci nei guai. Per questo, ancora una volta, ribadiamo la necessita di procurarsi e leggere con attenzione le norme aziendali che disciplinano l’utilizzo di tali dispositivi. Raccomandiamo infine attenzione all’utilizzo delle caselle di posta elettronica aziendali. A prescindere dalla normativa interna, che anche in questo caso è necessario conoscere, bisogna sempre evitare di utilizzarle per la registrazione a siti o newsletter che non siano legati all’attività lavorativa. Come e quando il datore di lavoro può modificare la mansione del dipendente A partire dal 25.06.2015 a tutti i lavoratori subordinati, anche se assunti precedentemente a tale data, si applica il nuovo art. 2103 c.c., come modificato dal Testo Unico di Riordino dei Contratti di Lavoro (D.Lgs. n. 81/2015). La norma riguarda il cosiddetto ius variandi, vale a dire Il potere del datore di lavoro di modificare unilateralmente la mansione del lavoratore, quindi anche senza il consenso dell’interessato. Prima della riforma valeva il principio della immodificabilità in peggio della mansione e della irriducibilità della retribuzione. Per espressa previsione di legge, ogni patto contrario era nullo. L’attuale testo dell’art. 2103 recita: Il lavoratore deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto, ovvero a quelle corrispondenti all’inquadramento superiore che abbia successivamente acquisito, ovvero a quelle mansioni riconducibili allo stesso livello e categoria di inquadramento delle ultime effettivamente svolte. La parte in neretto ha sostituito la precedente formulazione, che parlava di mansioni equivalenti alle ultime effettivamente svolte. La modifica conferisce al datore di lavoro il diritto ad uno ius variandi (unilaterale) più ampio e più flessibile in quanto si supera la precedente necessità di individuare “mansioni equivalenti”. Con la precedente norma, infatti, in caso di contestazione da parte del lavoratore, il Giudice, per accertare la legittimità del cambio di mansioni non si limitava a verificare l’eguaglianza retributiva e la riconducibilità delle nuove mansioni al medesimo livello di inquadramento contrattuale, ma si accertava che sussistesse l’equivalenza professionale. Oggi invece il datore di lavoro potrà assegnare unilateralmente il dipendente a qualsiasi mansione purché riconducibile allo stesso livello e categoria di inquadramento delle ultime effettivamente svolte, con riferimento solo alle declaratorie ed ai profili professionali del contratto collettivo. Un esempio per chiarire meglio il concetto: un quadro direttivo potrà essere adibito a qualsiasi mansione, anche se precedentemente svolta da lavoratori con inquadramento inferiore, purché i suoi nuovi compiti rientrino tra quelli che possono essere svolti da appartenenti alla categoria dei quadri direttivi. In caso di “modifica degli assetti organizzativi che incidono sulla posizione del lavoratore”, il datore di lavoro può assegnare a quest’ultimo mansioni appartenenti ad un livello di inquadramento inferiore purchè rientranti nella medesima categoria legale. Questo significa che, a seguito di modifiche dell’attività produttiva o dell’organizzazione del lavoro, il datore di lavoro può attribuire al lavoratore mansioni appartenenti ad un livello contrattuale più basso, pur mantenendo il medesimo inquadramento. Le contrattazione collettiva potrà disciplinare ulteriori ipotesi nella quali il datore di lavoro sarà legittimato a demansionare, con i limiti di cui sopra, il lavoratore. In questi casi il mutamento di mansioni deve avvenire con determinate garanzie: 1. Dev’essere accompagnato, “ove necessario” dall’assolvimento dell’obbligo formativo (la cui violazione, tuttavia, non determina la nullità della assegnazione); 2. Dev’essere comunicato per iscritto “a pena di nullità”; 3. Non determina un abbassamento del livello di inquadramento; 4. Non può comportare una riduzione del trattamento retributivo. Queste garanzie, tuttavia, possono venire a mancare in situazioni particolari, come prevede il sesto comma del rinnovato art. 2103, che prevede la possibilità di sottoscrivere accordi bilaterali che comportino peggioramenti delle mansioni, del livello di inquadramento e della relativa retribuzione. Ciò quando tali modifiche rispondano alla necessità: 1. Di conservare il posto di lavoro del dipendente 2. Di acquisire una diversa professionalità 3. Di migliorare le condizioni di vita personali. Anche in questo caso facciamo un esempio. Un quadro direttivo preposto ad una filiale che viene soppressa potrebbe essere posto di fronte alla prospettiva di un trasferimento a centinaia di Km di distanza; in alternativa, l’Azienda potrebbe proporgli, al fine di “migliorare le sue condizioni di vita personali“ un accordo bilaterale con il quale accetta un peggioramento dell’inquadramento e di conseguenza una retribuzione più bassa pur di restare nei pressi del Comune di residenza. L’articolo 2103 regolamenta anche i casi in cui il lavoratore si trovi a svolgere mansioni superiori rispetto al suo inquadramento; in questo caso ha diritto al trattamento normativo ed economico corrispondente all’attività svolta. L’assegnazione diviene definitiva trascorso un periodo fissato dai contratti collettivi o aziendali o, in mancanza, dopo sei mesi continuativi (In precedenza l’art. 2103 prevedeva un periodo di 3 mesi continuativi). Il lavoratore ha in ogni caso la facoltà di rifiutare l’assegnazione, rinunciando a vedersi attribuire l’inquadramento superiore. Non si matura il grado nel caso in cui l’adibizione a mansioni superiori sia dovuta alla sostituzione di un lavoratore assente, con diritto di quest’ultimo a riprendere la mansione una volta cessata l’assenza. Coordinamenti Sindacali Unitari di Gruppo BPER FUSIONE NUOVA CARIFE IN BPER: INIZIA IL CONFRONTO! Si sono svolti gli incontri a Modena nell’ambito dei quali è stata avviata la procedura sindacale finalizzata alla fusione in BPER Banca di Nuova Carife Spa. All’incontro del 25 pomeriggio erano presenti anche il DG di BPER Banca e quello di Nuova Carife, a sottolineare l’importanza dell’operazione per tutto il Gruppo. Una volta presentato il progetto, alla cui illustrazione hanno fornito il loro contributo le funzioni Organizzazione e Mercati, ci è stato comunicato che è prevista la creazione della decima Direzione Territoriale a Ferrara, al cui interno sono previste due Aree Territoriali. Parte del personale della Direzione Generale verrà inserito in queste nuove strutture, ci è stato consegnato un documento riepilogativo della composizione numerica delle filiali che saranno oggetto della trasformazione (sia Agenzie Ex Carife che confluiscono in BPER, sia Filiali BPER che continuano ad operare nel territorio) e il numero dei lavoratori che dal prossimo 20 novembre verranno trasferiti a Modena per essere inseriti nelle strutture di Direzione Generale di Modena. La delegazione sindacale, dopo aver richiesto ulteriori e più approfondite informazioni in ordine alle ricadute sui lavoratori dal punto di vista della mobilità territoriale e professionale, ha rigettato questa impostazione proponendo di individuare congiuntamente modi diversi per evitare, o al peggio limitare, la mobilità territoriale dei lavoratori interessati da questo progetto. Siamo convinti che il Sesto Gruppo Bancario debba sperimentare nuove modalità per consentire che la prestazione lavorativa non debba necessariamente essere prestata nella sede fisica del comune nel quale è ubicato l’ufficio. Questo consentirebbe di migliorare la qualità della vita e della prestazione lavorativa del collega, oltreché rappresentare una reale attenzione al territorio Ferrarese, già fortemente penalizzato in questi anni dalla nota vicenda che ha coinvolto la Cassa di Risparmio di Ferrara, attenzione dichiarata dai massimi vertici di BPER banca in apertura dei lavori nella giornata del 25 ottobre. I prossimi incontri si svolgeranno dal 7 al 9 novembre pp.vv., auspichiamo, in quell’occasione, che le riflessioni dei rappresentanti dei lavoratori, che abbiamo illustrato nel confronto di questi giorni e chiesto alla delegazione aziendale di rappresentare fortemente ai vertici aziendali, siano condivise al fine di raggiungere un’intesa che soddisfi e consenta ai colleghi tutti, della ex Nuova Carife e di BPER, di poter affrontare questa nuova sfida con un quadro normativo di tutele che permetta, dopo anni di incertezze e sacrifici, un impegno lavorativo in un clima di rinnovata serenità finalizzato al raggiungimento di quegli obiettivi commerciali che siano da traino per lo sviluppo del territorio di riferimento, a beneficio di tutto il Gruppo. Nel pomeriggio del 6 novembre incontreremo la delegazione aziendale che darà riscontro sui verbali che abbiamo predisposto, e consegnato in questi giorni, per la definizione dell’accordo su Foot Print, Pendolarismo e chiusura sportelli Banco di Sardegna. Modena, 27 ottobre 2017 Le Segreterie di Coordinamento del Gruppo BPER FABI FIRST/CISL FISAC/CGIL UGL CREDITO UIL C.A. UNI.SIN SEGNALAZIONI DI OPERAZIONI SOSPETTE DI RICICLAGGIO. EMILIA ROMAGNA, REGIONE IN PRIMA LINEA Presi dalle scadenze quotidiane del nostro lavoro, concentrati sulla necessità di una conversione in senso commerciale della nostra attività quotidiana, potrebbero sfuggirci quelle che sono le incombenze che differenziano il nostro lavoro da quello di un qualsiasi cassiere o impiegato di altre aziende. Come bene sappiamo lavorare in aziende di credito ci rende soggetti a normative che prevedono incombenze civili e persino penali, una di queste è la normativa Antiriciclaggio. Così cogliamo l’occasione della pubblicazione del Report dell’Ufficio Investigazioni Finanziarie-UIF di Banca d’Italia che puntuale, a fine settembre, è uscito con i dati aggiornati al primo semestre 2017 sulle segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio e finanziamento del terrorismo internazionale. Da una veloce lettura emerge il senso drammatico per la nostra economia – anche emiliano romagnola – del nesso fra risorse illegali, evasione, riciclaggio, presenze mafiose. I DATI: Il numero di segnalazioni sospette raccolte da UIF, è solo apparentemente in leggero calo rispetto al 2016, ma in realtà ancora in crescita, se opportunamente letto al netto delle migliaia di casi di “voluntary disclosure” per la regolarizzazione volontaria (!!) di ingenti depositi abusivi all’estero. La nostra regione appare del rosso più intenso e diffuso, confermando l’estensione radicata del riciclo ed illegalità economiche, che pone l’Emilia Romagna al 5° posto dopo Lombardia, Campania, Lazio e Veneto. Nel 1° semestre di quest’anno, nelle nostre province si sono raccolti 3.250 casi segnalati: ben 522 in più rispetto allo stesso semestre 2015, nove pratiche ogni santo giorno, feste comprese. Dati divisi per Provincia: Bologna n° 753 segnalazioni, Modena n° 529 (prima provincia in rapporto a popolazione ed imprese), Reggio Emilia 446, Parma 408, Rimini 311, Forlì 242, Ravenna 224, Piacenza 204, Ferrara 133. I dati emiliano romagnoli fotografano una realtà economica grigio/nera molto preoccupante perché lo stesso Report li classifica “per il 53,7% a rischio medio ed elevato”. In concreto, di cosa si tratta? Di bonifici ricevuti/ordinati; vendita/acquisto di titoli; erogazione/rimborso di finanziamenti; assegni su/da conti; ecc… Ancor più importante, di chi si tratta? Di intermediari finanziari, con operazioni in media di 1.385.000 euro. Di imprenditori di industria o edilizia con una media operazioni di 71.500 euro, di commercio e servizi per 45.200 euro in media. Altro buco nero sorprendente per l’Emilia Romagna è il persistente podio sul traffico di “bonifici da/verso” Paesi Paradisi Fiscali, con in primis, Modena e Ravenna per circa il 15% del totale dei bonifici esteri, seguono Reggio e Bologna con circa il 10%. Inoltre il Report introduce una ben strana novità che sembra riportare al secolo scorso, le “sospette operazioni di scambio oro” per circa 7.500 milioni. Anche qui la nostra regione sta in prima fila col 72% di questi scambi in Italia e 28% con l’estero. Con Modena in primis, seguita da BO e FE. Come sindacato da sempre invitiamo a tenere alta la guardia rispetto a questo tema che ci coinvolge direttamente, sia per il nostro lavoro che per il nostro essere cittadini che sperano in una società maggiormente “legale”. A cura della Fisac/Cgil Emilia Romagna GUIDA FISAC RESPONSABILITA' DISCIPLINARE E PATRIMONIALI Scarica la Guida