Il mese di marzo si è concluso, un mese ricco di eventi dedicati alle donne, che hanno acceso i riflettori sulla condizione femminile, non solo nella giornata internazionale dell’8 marzo, ma per tutto il corso del mese.
A fine marzo però i riflettori si spengono e noi donne rischiamo di tornare ad essere invisibili allo sguardo, innominate nel linguaggio maschile assunto come universale, relegate in ambiti lavorativi marginali e destinate all’irrilevanza. Questo non ci fermerà, è verosimile che continueremo a lavorare sottopagate, a prenderci cura degli altri in modo gratuito, a subire discriminazioni e violenze, senza reagire. Ma allora quando proveremo davvero a cambiare la nostra condizione?…
Il rapporto del Word Economic Forum, appena pubblicato, ha rivisto le stime del tempo necessario a raggiungere l’effettiva parità salariale tra uomini e donne, considerando gli effetti economici della crisi da covid-19, che ha colpito soprattutto il lavoro femminile. Il traguardo della parità slitta nel tempo, serviranno almeno altri 267 anni per colmare il divario.
Perciò, in assenza di drastici interventi mirati, le donne raggiungeranno la parità economica verso il 2.300.
Per tutto il mese abbiamo rivendicato con forza la necessità di dare credito alle donne in tutti i sensi, ma nel webinar del 30 marzo scorso, non a caso abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulla necessità di investire nell’economia della cura.
Il credito che noi chiediamo per le donne, non può essere frutto di una gentile concessione, altrimenti non avrà alcun valore e non sarà portatore di un vero cambiamento. Il credito alle donne dobbiamo conquistarlo, per investire in modelli economici e sociali alternativi, che diano centralità alla cura come modello di relazione con l’altro e col mondo.
Come portatrici di questo cambio di paradigma, forse potremo incassare anche il sostegno di tutti quegli uomini, che faticano sempre più a riconoscersi in un modello culturale fondato sul dominio e sullo sfruttamento, che peraltro ci costringe a ruoli di genere rigidi e stereotipati.
La nostra credibilità, care compagne, ce la giochiamo però tutta qui: prima di chiedere credito agli altri, dobbiamo dare credito a noi stesse e alle altre donne. Diamoci credito, compagne, le une con le altre.
Questo il messaggio con cui abbiamo concluso il webinar del 30 marzo, ma anche l’appello che rivolgiamo a tutte le donne in questo mese di aprile, perché la strada della parità è ancora lunga da percorrere e disseminata di nuovi ostacoli, che potremo superare soltanto insieme.
Un giorno solo non ci basta più, ma non ci basta nemmeno un mese, la nostra attenzione deve restare sempre vigile e attenta sulla condizione femminile, perché è il metro di misura della civiltà di un paese.
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