Banco Bpm: i primi “stakeholder” sono i colleghi

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Quando si ha a cuore un problema, si fa di tutto per risolverlo, costi quel che costi!

Questo, riteniamo, sia un atteggiamento di comune buon senso che tutti noi dobbiamo avere nel momento in cui ci troviamo a dover risolvere un problema, a maggior ragione durante una pandemia mondiale (che dovrebbe riportare certi valori in primo piano e porre invece altri interessi in secondo piano).

L’emergenza sanitaria e i vari decreti hanno messo in evidenza due semplici necessità che dovrebbero guidare i comportamenti di tutti:

  • venire in evitare quanto più possibile il contatto fisico con le persone per diminuire il rischio di contagio (ovviamente nei casi in cui il contatto fisico non si possa impedire vanno utilizzate le migliori protezioni a tutela della salute propria e della collettività)
  • poter assistere i figli in caso di sospensione dell’attività didattica in presenza o in caso di quarantena

Non riusciamo quindi a capire l’ostinazione aziendale nel non voler mettere in campo strumenti come:

  • SMART WORKING EMERGENZIALE: riteniamo assurdo che non venga ampliato ai colleghi di sede e che non venga concesso anche nella rete commerciale. È uno strumento che, a COSTO ZERO per l’azienda, permetterebbe di tutelare sia la salute del dipendente che la cura dei figli nei casi di quarantena e sospensione di attività didattica in presenza.
  • MASCHERINE FFP2: gli ambienti bancari, per definizione, non hanno finestre e, anche dove gli impianti di condizionamento sono dotati di ricambio aria dall’esterno, si tratta di ambienti particolarmente “chiusi” e quindi a maggior rischio. Quanto successo relativamente al caso U-Mask non è certo di responsabilità aziendale, ma quanto successo dopo, con la fornitura di mascherine monouso di scarsissima qualità, piuttosto che fornire mascherine protettive di tipo FFP2, evidentemente SI!
  • PERMESSI GENITORIALI: strumento noto ed utilizzato con reciproca soddisfazione nel 2020, promesso a fine anno dall’azienda in occasione della firma dell’ultima tornata di accordi di fine anno e subito dopo ostinatamente e inspiegabilmente NEGATO.
  • TURNAZIONI / CHIUSURA FILIALI: misure indicate dallo stesso Comitato di Crisi aziendale ma poi colpevolmente non messe in atto dall’azienda che, nel frattempo, di filiali sta per chiuderne 300 per sempre…

A quali conclusioni è inevitabile arrivare? Evidentemente l’azienda, che non ha nemmeno dato indicazioni ai colleghi per l’utilizzo di quanto disposto dal Governo (es. come inserire retroattivamente i congedi parentali Covid-19 pagati al 50%) si dimentica di dover tutelare la salute delle proprie persone, dimostrando quindi di non averle a cuore, salvo poi di quelle stesse persone si ricordarsi benissimo quando si tratta di esercitare pressioni commerciali per dare soddisfazione all’unico, vero “credo” anche in tempi di Covid: “VENDERE, VENDERE, VENDERE”.

Questo, SI’, a qualsiasi costo anche se a pagare con la salute sono colleghi e clienti.

I colleghi non hanno bisogno di ringraziamenti “ad uso mercato” in una lettera agli “stakeholder” ma di sentirsi e di essere davvero considerati i primi “stakeholder” di questa azienda… con fatti concreti però, non a parole!

“Dove vien meno l’interesse, vien meno anche la memoria” (Goethe)

Milano, 30 marzo 2021

Coordinamen* Gruppo Banco BPM
FABI FIRST CISL FISAC/CGIL UILCA UNISIN

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