Diamo credito ai lavori delle donne

Braccianti agricole, cameriere, badanti, donne delle pulizie (e non è un caso che l’espressione uomo delle pulizie non sia altrettanto usata), cassiere dei supermercati, baby-sitter, educatrici per l’infanzia ed operatrici di case di riposo e di cura private alle dipendenze di cooperative e poi la folta schiera di “signorine” delle autoscuole, dei commercialisti, dei notai, delle agenzie di assicurazione.
Eccole qui le nostre donne!  Quelle che lavorano in settori ad alto tasso di femminilizzazione, perché gli stipendi sono bassi e le tutele scarse e chissà qual è la causa e quale l’effetto. Quelle che devono subire l’applicazione di contratti pirata, cioè stipulati con organizzazioni sindacali non rappresentative e pattuiti con la forza di chi comanda a suon di “se non ti va bene, quella è la porta!…Quelle che non hanno voce, perché i tempi del loro lavoro non si incrociano con i nostri o perché non le consideriamo proprio come nostre colleghe, anche se sono nella nostra stessa filiera produttiva o rientrano in quella catena produttiva/distributiva che ci approvvigiona di tutti i beni/servizi più o meno indispensabili al nostro ben-vivere quotidiano.
Con l’atto di acquisto di un prodotto/servizio generiamo profitto per chi lo produce, lo distribuisce e lo vende e sosteniamo i valori/disvalori che stanno dietro a questa catena di produzione. Ci siamo mai chieste/i se questo profitto è anche giusto? Giusto non solo per le materie prime o l’impatto ambientale o le modalità organizzative che lo hanno prodotto, ma anche per le condizioni applicate a chi ci sta dietro quel lavoro.
Diamo credito al nostro sguardo strabico di Donne della Fisac, uno sguardo che sa tenere insieme – in piena autonomia di giudizio – ciò che sembra apparentemente distante.
Le compagnie assicurative continuano a macinare utili e deve essere un nostro obiettivo primario estendere tutele e diritti  – oggi riconosciuti soltanto a chi è ricompreso nel CCNL ANIA – alle lavoratrici e ai lavoratori dell’intera filiera. Serve un’azione decisa per colmare le differenze tra chi è precario e chi no, tra chi lavora nelle grandi compagnie assicurative e di brokeraggio e chi nelle piccole agenzie. Se è vero che la frantumazione dei contratti nel settore ha largamente depotenziato l’azione sindacale di governo dell’organizzazione del lavoro otterremo anche l’effetto di silenziare le sempre più diffuse sirene del dumping contrattuale realizzato dai contratti pirata.
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