Femminile Plurale n.S/2021 – Manifesto #8M: Diamo Credito alle Donne

Manifesto per Lottomarzo e Oltre

Il Coordinamento Donne riunito il 3 marzo 2021 ha concordato la mobilitazione della categoria per tutto il mese di marzo, oltre che per la giornata internazionale della donna.
La parola d’ordine, suggerita dall’Esecutivo Donne Nazionale, è diamo credito alle donne nelle diverse accezioni che il termine credito assume (fiducia, stima, autorevolezza, prestigio, valore, denaro ecc.), declinandolo a partire dalle connotazioni più generali, che hanno una valenza confederale, a quelle più specifiche della categoria.

In questo Speciale di Femminile Plurale presentiamo il nostro MANIFESTO per la mobilitazione, che potrà articolarsi con modalità diverse, scelte in piena libertà e autonomia da delegate e delegati, strutture aziendali e territoriali, con l’obiettivo comune di dare credito alle donne in tutti gli ambiti della società.
Dedichiamo questo numero alle donne protagoniste di quest’epoca di pandemia e ringraziamo Milo Manara per i ritratti che ha dedicato a queste donne, come quello da noi utilizzato in copertina.

  1. Diamo credito all’intuito e all’intelligenza femminile. Vogliamo aprire il nostro Manifesto con un tributo alle lavoratrici, che si sono contraddistinte nel contrasto al Covid 19 e nella cura delle persone e che per questo sono state insignite della Croce di Cavaliere dell’Onore al Merito della Repubblica Italiana. Noi le conosciamo soltanto grazie a queste onorificenze, consegnate motu proprio dal Presidente della Repubblica a 25 italiane, che altrimenti sarebbero rimaste nell’ombra, come sempre, come tante altre. Pensiamo in particolare all’intuito di Annalisa Melara, l’anestesista che nell’ospedale di Codogno ha fatto il tampone al cosiddetto paziente uno, infrangendo i protocolli redatti secondo le linee guida dell’OMS e scoprendo la circolazione del virus in Italia. Lei e la dottoressa Laura Ricevuti si sono prese cura del primo paziente Covid e insieme di tutta la comunità di Codogno, cambiando il decorso del contagio. La professoressa Claudia Balotta dell’ospedale Sacco di Milano, assieme al suo team a prevalenza femminile dell’Università Statale, composto da ricercatrici precarie come la dottoressa Alessia Alai, ha isolato il ceppo italiano del coronavirus sui primi pazienti di Codogno. Qualche giorno prima il virus era già stato isolato all’Ospedale Spallanzani di Roma, nel laboratorio di virologia diretto dalla biologa Maria Rosa Capobianchi, con la collaborazione della dottoressa Concetta Castilletti, responsabile dell’unità di ricerca virus emergenti. La presenza di queste donne è stata determinante per individuare la presenza del coronavirus in Italia e per sviluppare le prime misure di contenimento. Dare credito e autorevolezza a queste donne non solo è stato giusto, ma ha prodotto un vantaggio per tutta la comunità, rendendoci più forti nel contrasto alla pandemia.
  2. Riconosciamo il ruolo cruciale che le donne hanno assunto nella pandemia.
    La pandemia ha ribaltato i valori fondanti della nostra società, che tra salute e economia ha dovuto privilegiare la prima sulla seconda. La cura è diventata la cifra per interpretare quest’epoca e nella prima fase della pandemia le donne occupate in via prevalente nei servizi essenziali hanno svolto un ruolo di primo piano.
  3. Diamo credito alle donne, dando centralità politica alla cura. Questa è la lezione più dura che ci ha dato la pandemia e non l’abbiamo ancora imparata. Le lavoratrici, occupate in prevalenza nelle attività di cura, anche perché educate da sempre a prendersi cura degli altri, sono state le protagoniste dei primi mesi del contagio. Sono state venerate nell’immaginario collettivo come eroine, madonne salvatrici, per essere subito dopo dimenticate. La loro professionalità – insieme a quella dei loro colleghi – va riconosciuta e valorizzata con incentivi economici e percorsi professionali adeguati al servizio essenziale che prestano alla comunità.
  4. Diamo valore alla funzione sociale delle attività domestiche e di cura, riconoscendone il valore economico.
    Le attività domestiche e di cura familiare devono essere sostenute da una rete di servizi sociali gratuiti o a basso costo e devono ricevere riconoscimenti di tipo economico, anche ai fini pensionistici. In particolare i congedi straordinari Covid 19 devono essere ampliati (invece di essere ridotti nella casistica) e il trattamento economico deve essere riconosciuto integralmente (e magari incentivato con finanziamenti pubblici).
  5. Diamo autorevolezza politica alle donne, evitando linguaggi, atteggiamenti e comportamenti sessisti, denigratori o goliardici. Diamo alle donne ruoli e potere politico, riconosciamo le loro competenze e prevediamo una partecipazione paritaria nel parlamento, nelle commissioni, nelle Task Force nel governo e in tutte le iniziative pubbliche (tanto più se sono organizzate da noi). Se non ci sono le donne #noinonpartecipiamo.
  6. Diamo credito alle donne e investiamo i fondi europei in via prevalente nei settori a trazione femminile, che sono stati cruciali nel contrasto alla pandemia, dalle professioni sanitarie a quelle infermieristiche, all’assistenza domiciliare e sociale, alle attività domestiche e di pulizia e sanificazione. E investiamo anche nelle professioni più penalizzate dalla pandemia, come l’istruzione, a partire dai nidi fino alla scuola dell’obbligo, che dovrebbe essere estesa fino alla maggiore età.
  7. Confidiamo nella testimonianza delle donne, quando denunciano abusi e violenze, senza trasformare le vittime in imputate, senza mettere in discussione se e come fossero vestite, il loro orientamento o le loro abitudini sessuali, se abbiano accettato o meno un invito, tutti elementi che non autorizzano né giustificano l’abuso o la violenza che le ha segnate.
  8. Diamo valore alle donne, tutelandole da ricatti sul lavoro, persecuzioni e violenze attraverso l’educazione nelle scuole, la formazione del personale (di polizia, dei pronto soccorsi, di avvocati e magistrati) la prevenzione, i provvedimenti cautelativi e penali.
  9. Riconosciamo autorevolezza alle scelte delle donne, quando garantiamo il diritto di decidere della propria vita in libertà, di scegliere la maternità (quando come e con chi realizzarla) in autonomia e consapevolezza, senza bisogno di tutori, che le guidino o indirizzino le loro scelte.
  10. Diamo fiducia alle donne rigettando i sospetti di sindrome di alienazione parentale, se nei casi di separazione cercano di difendere i propri figli da un padre violento e abusante. Queste sono le declinazioni più generali, a cui abbiamo pensato in ottica confederale. La lettura più specifica del nostro settore la vogliamo articolare nei seguenti punti:
  11. Diamo prestigio alle donne per favorire nuovi modelli di gestione e sviluppo del settore. La presenza femminile nel settore ante pandemia è in crescita costante, ma il potere direttivo è ancora fortemente connotato al maschile. La percentuale esigua di lavoratrici nei ruoli direttivi le spinge all’omologazione al modello dominante e quindi ostacola l’emergere di modelli differenti di leadership. Quindi è necessario dare credito alle donne, intervenendo sui percorsi di carriera, garantendo alle lavoratrici pari opportunità, in modo da valorizzare competenze relazionali e investimenti prudenti e di prospettiva.
  12. Diamo crediti formativi alle lavoratrici, in modo da garantire loro formazione continua e riqualificazione professionale, anche in vista della trasformazione digitale del settore. Bisogna contrastare la bassa partecipazione delle lavoratrici alla formazione, magari adattando gli orari dei corsi alla media dell’orario part-time e vincolando la formazione finanziata alla partecipazione paritaria.
  13. Diamo valore alle competenze femminili. I criteri valutativi devono cambiare. Il primato della presenza, che ha sempre favorito il modello maschile dedicato esclusivamente al lavoro retribuito è stato leggermente incrinato dal diffondersi imprevisto del lavoro da casa. Una volta terminata l’emergenza, corriamo il rischio di tornare alla “normalità”. Occorre invece ripensare metodi e criteri di valutazione che siano più equilibrati dal punto di vista di genere, valorizzando competenze femminili, finora sottovalutate, come le capacità relazionali (con collegh@ e clientela), le abilità multitasking, la capacità di ascoltare, la propensione a prendersi cura del cliente, il raggiungimento di obiettivi qualitativi.
  14. Diamo prestigio alle lavoratrici utilizzando il linguaggio di genere, che possa comprenderle e in cui possano riconoscersi. Preveniamo, contrastiamo, segnaliamo e sanzioniamo molestie e violenze legate in qualche modo alle attività professionali nel settore.
  15. Diamo valore e dignità alle lavoratrici con la contrattazione inclusiva. Il profitto è il fulcro dell’attività di banche e assicurazioni, ma il sindacato deve porsi il problema della responsabilità sociale d’impresa, che si lega strettamente alle pari opportunità, che devono essere garantite non soltanto all’interno del perimetro aziendale, ma declinate lungo tutta la filiera produttiva. Molte lavoratrici del settore sono impiegate nelle agenzie assicurative in gestione libera, che applicano contratti privati sottoscritti da sigle sindacali non rappresentative, l’affermazione delle lavoratrici del settore può compiersi soltanto insieme a queste lavoratrici.
  16. Diamo fiducia alle lavoratrici, per garantire alla clientela un’offerta finanziaria differenziata. L’eticità dei prodotti finanziari non è neutra rispetto al genere, al contrario è strettamente connessa a una presenza equilibrata di genere nelle filiali. Le lavoratrici sono portatrici di un ascolto più attento alle esigenze del cliente, uno sguardo di prospettiva, una consulenza più oculata.
  17. Incentiviamo l’apertura di conti correnti intestati alla clientela femminile, che sono un numero esiguo rispetto a quelli intestati a clienti di genere maschile (prevalenti) oppure cointestati. La violenza economica non lascia lividi sul corpo delle donne, ma è una sottile forma di violenza molto diffusa, che possiamo contrastare anche in questo modo.
  18. Diamo alle donne strumenti di educazione finanziaria, che possano favorire una gestione del risparmio oculata e consapevole.
  19. Diamo sostegno economico alle donne vittime di violenza, per favorire il loro inserimento nei percorsi di uscita dalla violenza domestica.
  20. Favoriamo i progetti di micro-credito, investiamo nella piccola imprenditoria femminile, valorizzando il maggiore grado di solvenza delle imprese a gestione femminile, dimostrato da diverse indagini statistiche, invece di dare credito soltanto alle garanzie presentate.

Dalle questioni più generali alle questioni specifiche del settore, questo il nostro Manifesto per la mobilitazione dell’8 marzo 2021, che coprirà l’intero mese con brevi pubblicazioni sul sito e sui nostri canali sociali con #diamocreditoalledonne e si concluderà il 30 marzo con un evento on line su Collettiva.

Concludiamo ricordando la condizione necessaria, ma non sufficiente, per riuscire nell’impresa di ottenere più credito alle donne. Dovremo integrare ogni singolo punto con una parola d’ordine complementare: a diamo credito alle donnedovremo sempre aggiungere: diamoci credito donne, le une con le altre!…

La foto sottostante è un omaggio a Agitu Ideo Gudeta, imprenditrice dell’Azienda Agricola biologica La Capra Felice

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