C O M U N I C A T O
Lunedì mattina, nel corso di un incontro sindacale, siamo stati informati dall’azienda della decisione di “rimettere a disposizione del mercato” (sigh…) la sede di via Fucini a Milano, presso la quale, al di là del periodo contingente, lavorano normalmente un centinaio di lavoratrici e lavoratori.
Giova ricordare che tale sede di lavoro, dopo essere rimasta chiusa per anni, fu completamente ristrutturata nel 2016 per permettere, all’inizio del 2017, il trasferimento da Mac9 dei colleghi dei sinistri che si occupano di liquidazioni, anche in virtù delle peculiarità degli spazi che ben si addicevano, anche in termini di sicurezza, al ricevimento del pubblico; ricordiamo, inoltre, che quella scelta fu strettamente legata alla decisione di rilasciare al proprietario di Mac9 (Generali) ben la metà dello stabile, con successiva riorganizzazione degli spazi secondo i principi ed il layout tuttora esistenti.
Ora, dopo solo quattro anni, è stato dunque deciso di vendere l’ennesimo stabile di proprietà di Zurich, con conseguente rientro delle lavoratrici e dei lavoratori nella sede di origine.
Ci rendiamo conto che, a prima vista, dopo l’anno passato lontano dalle nostre sedi, sembrerebbero eventi lontani e superati dal trascorrere del tempo, ma in prospettiva il “rientro alla base” dei colleghi potrebbe generare problemi di sovraffollamento degli ambienti di lavoro, con tutte le conseguenze del caso in termini di vivibilità degli stessi, nonché di sicurezza e, pertanto, ci sembra doveroso prestare particolare attenzione fin d’ora a quanto accade.
Abbiamo, infatti, ancora ben presente cosa succedeva nei giorni di compresenza in alcuni uffici, specialmente nel settore Vita, nei quali era diventato praticamente impossibile trovare una scrivania libera senza andare a rinchiudersi in “compagnia” in una sala riunione, con buona pace delle previsioni del testo unico 81/08 sulla Salute e Sicurezza negli ambienti di lavoro…
Nel frattempo, però, qualcosa è evidentemente cambiato: la maledetta pandemia ci ha infatti insegnato che, contrariamente a quanto sostenuto in diverse strutture (Zurich Connect, per citarne una) è possibile lavorare da remoto in modo efficiente e produttivo, e lasciarsi alle spalle anche taluni “bizantinismi” del passato legati alla pianificazione delle giornate in smart working (memorabili alcuni dinieghi ad effettuare due giorni consecutivi, a pianificarli il lunedì ed il venerdì o, dulcis in fundo, ricordate le folli richieste di cancellarne uno in caso di festività cadenti in settimana???).
A proposito della stretta relazione tra organizzazione del lavoro e spazi, ci teniamo a ribadire fermamente che la scelta di aderire allo smart working dovrà continuare ad essere volontaria e consapevole e che non dovrà essere indotta, in alcun modo, dalla necessità di rifuggire da un ambiente lavorativo invivibile a causa del sovraffollamento e della mancanza di postazioni di lavoro.
Detto questo, non possiamo che prendere atto della comunicazione dell’azienda, chiedendo fin d’ora precisi e puntuali aggiornamenti sullo stato della trattativa di vendita e, soprattutto, sulla riorganizzazione degli spazi in Mac9 (compresa la mensa) in modo da accogliere in maniera adeguata le colleghe ed i colleghi.
Torneremo quanto prima sul tema.
Milano, 2 marzo 2020
LE RAPPRESENTANZE SINDACALI AZIENDALI