La metafora del viaggio è metafora del cammino, delle lotte, delle conquiste del movimento delle donne, ieri come oggi.
Un viaggio, purtroppo non ancora compiuto, verso l’emancipazione, la parità, la libertà.
La metafora del viaggio ancor più pregnante, significativa, simbolica, oggi, nel mezzo della pandemia da Covid che è tragedia globale, che reca lutti, sconvolge la nostra vita, le nostre abitudini, che cambia forse per sempre tante prospettive, la nostra stessa cultura, la percezione individuale e collettiva di cosa significa salute, sicurezza, futuro.
Le porte delle case sbarrate per il lockdown che troppo spesso costituiscono il contesto dietro al quale, nella costrizione delle mura domestiche, si consuma l’impennarsi dei soprusi, della violenza contro le donne.
L’Esecutivo Nazionale Donne della Fisac Cgil ci ha voluto donare non una provocazione, bensì la proposizione di una verità, di una realtà troppo spesso nascosta.
La realtà sbagliata di un maschilismo ancora diffuso, a volte violento, altre volte sottile e subdolo, innervato profondamente nella cultura maschile dominante.
Questo calendario rende omaggio a donne coraggiose, determinate, ma solleva anche un interrogativo che penso sia giusto porre anzitutto a tutti i maschi come me.
Quando potremo finalmente dire di aver intrapreso pure noi un viaggio nuovo?
Perché dietro ogni violenza contro una donna c’è un maschio, un marito, un amico, un amante, un figlio, un fidanzato, un collega di lavoro, un semplice passante.
Un viaggio nuovo verso una cultura liberata e degna di questo nome, grazie alla quale non sarà più possibile contrabbandare possesso per amore, prevaricazione per libertà, paternalismo per prendersi cura, molestie per attenzione, stalking per presenza, supponenza per rispetto.
Un viaggio duro, lungo, difficile, ma necessario, liberatorio.
Un viaggio che dobbiamo avere il coraggio di intraprendere, a maggior ragione se vogliamo dare un senso forte al nostro essere militanti della Fisac e della Cgil.
Nino Baseotto – Segretario Generale Fisac Cgil
Le brave bambine vanno in paradiso quelle cattive vanno ovunque Ute Ehrhardt
Dal titolo del libro di Ute Ehrhardt è nato uno slogan simbolo del rifiuto dello stereotipo del ruolo della donna quale angelo del focolare. Penelope che aspetta Ulisse pazientemente a casa, Nausicaa che lo ascolta estasiata narrare dei suoi viaggi sperando di trattenerlo nella sua isola.
Tuttavia, nulla come il viaggio riesce simbolicamente a rappresentare la metafora della liberazione da rigidi ruoli: la partenza, la strada, le difficoltà da superare, la curiosità, la sete di conoscenza, la libertà.
Viaggiatori, esploratori, avventurieri, un mondo anche questo popolato da soli uomini, occidentali e bianchi. Sembra naturale l’assenza delle donne, considerando la condizione strettamente casalinga in cui sono state relegate per secoli ed in cui sono tuttora in diverse zone del mondo. A questo si è aggiunta l’opera di occultamento della memoria che accompagna da sempre le imprese femminili.
Prima del XVIII secolo rare sono le donne che viaggiano per scelta, autonomamente, tranne quelle di alto rango, ed il motivo era generalmente legato alle nozze o al pellegrinaggio.
Con il Grand Tour le aristocrazie europee, soprattutto quella inglese, iniziano a inviare i giovani in viaggi culturali in Europa, aprendo la strada anche alle ragazze. Dal XVIII secolo inizia la conquista del mondo al femminile, non più confinata alle sole donne benestanti. Donne coraggiose e determinate si faranno imprenditrici di sé stesse per avere i mezzi economici a sostegno delle loro imprese, nel secolo in cui inizia la battaglia per il voto alle donne e la discussione sulla parità. Il ventesimo secolo farà il resto.
Per finanziarsi scrivono articoli e libri. La letteratura di viaggio femminile si distingue da quella degli uomini perché l’occhio della donna osserva diversamente dall’uomo: l’attenzione verso i popoli, la descrizione delle difficoltà, l’assenza di autocelebrazione, l’osservazione dei dettagli e lo stile leggero e scorrevole sono il tratto distintivo.
Nessuna imitazione del maschio, quindi, e nessuna esaltazione di superdonne. Le pioniere che abbiamo voluto ricordare sono delle donne ostinate che hanno sfidato i propri limiti e spianato la strada dell’emancipazione, quella strada su cui siamo ancora in cammino.
Esecutivo Nazionale Donne Fisac Cgil