Esecutivo Nazionale Donne: nota su Governo e Euromemorandum

Di seguito una nostra considerazione sulla composizione di genere e sui propositi del nuovo governo Draghi.
Esecutivo Donne Fisac-CGIL Nazionale

POCHE MINISTRE E SENZA PORTAFOGLIO
La scarsa presenza di donne tra i Ministri del nuovo Governo, specie tra quelli dotati di portafoglio, rappresenta anche simbolicamente la posizione delle donne nel Paese. Non essere in quei luoghi di decisione e potere è, al contempo, causa e conseguenza del grave ritardo nelle pari opportunità sostanziali per contribuire in egual misura alla vita economica, politica e sociale italiana.
La pandemia ha enfatizzato e fatto esplodere le disparità uomo donna.
Un numero impressionante di donne ha perso il posto di lavoro, violenze domestiche e femminicidi sono aumentati, il lavoro di cura non retribuito, a carico delle donne per atavica consuetudine, è esploso a causa della chiusura di scuole e centri di assistenza per disabili.
Il Rapporto sul mercato del lavoro del CNEL conferma che la crisi sanitaria ha avuto effetti particolarmente penalizzanti sull’occupazione femminile.
Tutti i dati evidenziano che la condizione della donna lavoratrice è penalizzata soprattutto dalla difficile conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Questa difficoltà contribuisce a mantenere la quota di occupazione femminile (meno del 50%) al di sotto delle medie europee. Tale dato si è aggravato nel corso della pandemia senza che il ricorso allo Smart Working abbia giovato a correggerlo, perché́ esso è stato limitato dall’aggravio di compiti familiari, specie sulle donne con figli a cui è stato impedito di frequentare le scuole.
Per lo stesso motivo, si spiegano il crollo dell’occupazione femminile e la crescita del tasso di disoccupazione in occasione della maternità per le donne, indotte a lasciare il lavoro per prendersi cura dei figli.
Su questa base, il CNEL ha più̀ volte sottolineato come per promuovere l’occupazione femminile non bastino politiche di incentivazione economica alle assunzioni, ma serva anzitutto allargare l’offerta di servizi, non soltanto asili nido, ma scuola a tempo pieno e servizi per gli anziani, nonché́ promuovere forme organizzative del lavoro più̀ favorevoli alla conciliazione.
Su questi temi in particolare, ci permettiamo di suggerire la lettura del capitolo dell’”Approccio femminista al Care e Green Deal Europeo” dell’Euromemorandum (tradotto in allegato) in cui si delineano proposte concrete sulle scelte politiche-economiche della UE in favore del riequilibrio di genere.
Il discorso di insediamento del Neopresidente del Consiglio ha dato molta rilevanza alle pari opportunità, sottolineando il tema della disparità salariale e della cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo.
Draghi ha affermato che intende lavorare per garantire parità di condizioni competitive tra i generi, puntando a un riequilibrio del gap salariale e a un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia e lavoro.
A noi qui interessa soprattutto sottolineare che un sistema di welfare che non penalizzi le donne è una priorità assoluta per il Paese, non solo per le donne.
Serve per dare dignità agli anziani, ai disabili e ai malati, garantendo un lavoro stabile e un salario dignitoso a chi se ne occupa (anche qui, guarda caso, parliamo soprattutto di donne).
Serve per dare educazione e cultura ai nostri (pochi) figli e a permetterci di guardare al nostro Paese come a un paese dove è possibile immaginare di fare dei figli e di crescerli.
Serve, banalmente, per farci affrontare l’emergenza sanitaria in modo più organizzato ed efficiente.
Serve così tanto, un welfare PUBBLICO di qualità, che – mentre il nuovo Governo starà lavorando per realizzarlo – ci permettiamo “sommessamente” di suggerire al neopresidente Draghi di non disprezzare quella misura che ha definito “farisaico rispetto di quote rosa”.
Si tratta, lo ammettiamo, di una misura controversa e discussa, anche tra le stesse donne, ma ha un pregio: funziona da subito.
Permette di mettere in gioco le donne che ci sono, scavalcando barriere culturali e attraversando muri di cristallo. Permette, anche – per rispondere a chi già sta sollevando il sopracciglio e pensando alla meritocrazia – di scoprire che le donne hanno, sempre, più o meno la stessa qualità media degli uomini. A volte, persino di più, visto che studiano più a lungo e con migliori risultati, e che sono abituate a fare il doppio lavoro da sempre, e con meno riconoscimenti.
Meritocrazia e quote rosa possono convivere agevolmente. Come conseguenza, avremo gruppi dirigenti migliori e un miglior equilibrio economico e sociale in tempi certi.
Esecutivo Donne Fisac Cgil Nazionale
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