Milano, 18 febbraio 2021
Le banche
nella crisi pandemica
Prevedere con precisione cosa potrà accadere nel settore bancario, anche solo nei prossimi mesi, è questione di “addetti ad arti divinatorie”. All’anarchia del mercato si sono infatti ora aggiunti gli esiti imprevedibili di una crisi pandemica che però ha di sicuro diviso e differenziato i lavoratori, tra chi è tuttora “costretto” in telelavoro e chi ha dovuto lavorare in presenza per mesi senza i più elementari dispositivi di protezione.
Una nuova stagione di crediti deteriorati
Mentre nelle grandi metropoli è ampiamento condiviso per necessità il sostegno a una linea espansiva dei debiti sovrani, che in Europa assume la forma del Next Generation EU, l’ampia massa di liquidità messa a disposizione non potrà impedire il rischio di nuovi crediti inesigibili (NPL). Secondo il capo della Sorveglianza bancaria della BCE, Andrea Enria, si prospetta «uno scenario grave ma plausibile» di 1.400 miliardi di crediti deteriorati, «ben al di sopra dei livelli della crisi finanziaria del 2008 e della crisi dei debiti sovrani UE del 2011»: «Dobbiamo prepararci al peggio [e] avviare una ristrutturazione più profonda del settore bancario». Secondo HSBC, i crediti inesigibili per le banche italiane potrebbero salire da 118 a 196 miliardi nel 2021. I finanziamenti richiesti dalle banche al fondo di garanzia statale per le piccole e medie imprese hanno superato i 103 miliardi: sono 1,265 milioni di richieste, di cui 981 mila fino a 30.000 euro per 19,2 miliardi. Le domande di moratoria sui prestiti sono salite a 2,7 milioni, per 301 miliardi.
Rischio bolla finanziaria
Ma la fase attuale, reduce da un anno catastrofico per l’economia reale del pianeta vede vittoriose le principali borse, con il rischio di esplosione di altre bolle finanziarie, ad ennesima conferma di quanto sia illusorio pensare di poter duplicare il denaro senza la mediazione del processo di produzione. Nel 2020 i due indici borsistici di riferimento, il S&P500 e il Nasdaq, sono saliti rispettivamente del 13 e del 38%, trascinati in particolar modo dai titoli tecnologici e dalla corsa delle loro capitalizzazioni fino a livelli stellari. Apple ha segnato un +81% sfondando quota 2mila miliardi di valore, Tesla è cresciuta del 743%, Alphabet e Facebook hanno aumentato i loro valori di circa un terzo (31 e 33%), Netflix di due terzi (+67%), Amazon di tre quarti (+76%). Gli sbarchi di nuove società quotate in borsa, al contempo, segnalano che l’entusiasmo è alle stelle. Il Pil USA vale oggi circa 18.500 miliardi di dollari ma le attività finanziarie (azioni, obbligazioni e titoli cartolarizzati di ogni tipo) che lo rappresentano e servono a finanziarlo hanno raggiunto la cifra astronomica di oltre 100.000 miliardi di dollari (derivati esclusi!).
Le banche tra ristrutturazione e consolidamento
con decine di migliaia di dipendenti in smart working e clienti sempre meno in banca.
Intesa Sanpaolo con l’acquisto di UBI Banca si avvicina a Unicredit per attivi (863 contro 892 miliardi nel terzo trimestre 2020). La cessione di 532 sportelli ex UBI alla Banca Popolare dell’Emilia farà crescere questo istituto a quasi 120 miliardi di attivi.
Come sta avvenendo in Spagna, tra CaixaBank e Bankia e tra BBVA e Sabadell, anche in Italia si prefigura un nuovo consolidamento a cui già spingevano tassi zero e digitalizzazione. Sul Banco BPM, già frutto dell’aggregazione di Banco Popolare e BPM, arrivano le avance della Banca Popolare dell’Emilia per voce del suo primo azionista Unipol, mentre il Credit Agricole ha lanciato l’offerta da 737 milioni su CreVal, di cui era già azionista col 9,8% e con cui rafforzerebbe il suo ruolo di settimo gruppo bancario italiano. Per MPS, che il Tesoro deve cedere entro il 2021 secondo gli accordi con la UE, si affaccia Unicredit.
Rischi occupazionali nel settore credito
In un quadro di grande incertezza il rischio occupazionale, specie nella nuova stagione di aggregazioni bancarie, peraltro aggravato dalla crisi pandemica, si profila con sempre maggiore concretezza.
Il possibile ricorso al cosiddetto Fondo Esuberi, oltre a non essere più un istituto automaticamente applicato in ogni Piano industriale che “prevede” eccedenze di forza lavoro, potrebbe non essere sufficiente.
Inoltre, il cosiddetto ricambio generazionale concordato in più banche nel rapporto di 1:2 (un assunto per due dimessi) per difendere l’occupazione giovanile e combattere la precarietà, potrebbe facilmente rivelarsi una foglia di fico laddove applicato su larga scala con una popolazione bancaria già adesso di circa 290.000 lavoratori, scaricandosi pesantemente sulle colleghe e i colleghi attivi, vessati da pressioni commerciali e burocratiche che non conoscono sosta.
Rispetto a un quadro di incertezza è necessario, non solo nel settore bancario, mettere in sicurezza il lavoro con la riduzione generalizzata dell’orario di lavoro e una revisione degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione e giornate solidarietà) con percentuali di copertura che arrivino almeno all’80% – quando in Italia siamo solo al 50-60% -attraverso un’azione sindacale europea che colleghi l’azione dei sindacati maggiormente rappresentativi su obiettivi che ormai sono divenuti comuni.
Quale prospettiva per il lavoratore bancario:
la coalizione sindacale
Oggi c’è da combattere in primis il virus, difendendo la salute delle lavoratrici e dei lavoratori ritenuti “essenziali” solo quando devono produrre utili. La campagna vaccinale, che non riesce più a nascondere la sete di profitto delle grandi aziende farmaceutiche e il suo utilizzo “diplomatrico” delle grandi potenze, potrà affrontare questa emergenza sanitaria.
A breve però si dovrà affrontare un’altra emergenza sociale, quella del lavoro, già adesso in forte difficoltà. Per questo i lavoratori bancari dovranno combattere il “germe della divisione”, diffuso da giornali e televisioni e che può infettare i nostri cervelli, partecipando attivamente “senza aspettare alla finestra”, superando localismi, razzismi e nazionalismi, coalizzandosi per difendere le proprie condizioni di vita e di lavoro.
Segreteria Organo Coordinamento Fisac-Cgil Gruppo Creval
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