La sostenibilità una priorità per 36 milioni di italiani
L’auto elettrica è già uno status symbol, lontano, però, dal concetto effimero del termine. È il nuovo biglietto da visita di chi adotta uno stile di vita sostenibile. fenomeno Ieri lo status era basato sul costo di un’auto, la potenza, gli accessori o il marchio, più o meno prestigioso. Nell’era della mobilità elettrica, gli stili di vita fanno la differenza. L’auto elettrica si sceglie con altri criteri: dove si vive, dove si lavora, le opportunità di ricarica. L’ecosistema privato fa la differenza. L’autonomia pesa più della potenza, l’efficienza più del brand. Insomma, l’auto come status resisterà ancora a lungo, per fortuna con valori e caratteristiche evoluti. La Sostenibilità, come è emerso dall’ultimo Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile di LifeGate, è ormai una priorità per 36 mln di Italiani e la mobilità elettrica è sempre più una scelta consapevole, almeno nelle grandi città, dove vantaggi come accessi alle Ztl e parcheggi gratuiti sono più tangibili.
La Norvegia è il mercato di riferimento dell’auto elettrica.
In Europa, sebbene le vendite di veicoli elettrici si confermino in costante crescita, l’incremento post emergenza Covid rimane circoscritto ai Paesi più ricchi. Nei primi tre mesi di quest’anno, il 98% delle vendite europee di veicoli elettrici è avvenuta nei 14 Paesi più ricchi dell’Unione, oltre a Regno Unito e Norvegia. La Norvegia, dove da tempo sono previsti forti incentivi governativi, dove la rete di colonnine è più estesa e dove c’è una popolazione più ricettiva, si conferma il mercato di riferimento, mentre nei 27 paesi membri dell’Ue le politiche molto diverse hanno finito per influenzare anche le vendite durante la pandemia. Se, infatti, Paesi come Francia e Germania hanno puntato su politiche volte a valorizzare la mobilità elettrica come fulcro di programmi più attenti all’ambiente, non tutti i Paesi – Italia inclusa – hanno compiuto scelte altrettanto lungimiranti. E i risultati si vedono: le quote del mercato elettrico a giugno hanno raggiunto il 26% in Svezia e il 9% sia in Germania sia in Francia, mentre Italia e Spagna si fermano al 3%.
Nel 2019 si sono registrati 2 milioni e mezzo di iscrizioni ai servizi di car sharing nelle città italiane, segnando un +28,7 per cento rispetto all’anno precedente.
L’auto elettrica sarà accompagnata dal superamento del concetto dell’auto di proprietà e dall’introduzione di quello di transportation as a service con la diffusione del car sharing? Il car sharing in Italia piace e continua a crescere. Secondo i dati emersi dall’ultimo Osservatorio nazionale della Sharing mobility nel 2019, si sono registrati 2 milioni e mezzo di iscrizioni ai servizi di car sharing nelle città italiane, segnando un più 28,7% rispetto all’anno precedente. Roma e Milano registrano i numeri più alti: insieme le due metropoli contano circa 10 milioni di noleggi con veicoli sempre più spesso elettrici e ibridi. In crescita anche le flotte dei gestori: il 30% in modalità free-floating”e il 70% station based. Fatto salvo l’inevitabile crollo durante il lockdown di marzo e aprile, già a maggio è ripartita la tendenza positiva, che proseguirà certamente. La diffusione del car sharing non solo riduce il traffico cittadino – un veicolo in condivisione sostituisce fino a otto auto private – ma ha un impatto positivo anche nella riduzione dell’inquinamento atmosferico. Inoltre, la mobilità elettrica declinata nelle formule offerte dalla sharing mobility può offrire un apporto significativo alla riduzione di inquinanti come monossido di carbonio, ossido di azoto e idrocarburi incombusti. L’auto come servizio è già parte del nostro futuro, specie nelle grandi città, per questo molti costruttori si stanno preparando a diventare fornitori di servizi di mobilità. Così come non c’è dubbio che l’obiettivo delle grandi città debba essere la riduzione del numero di auto circolanti, a prescindere dalla tipologia o dalle forme di proprietà, per restituire spazio ai cittadini, alla mobilità ciclabile e agli spazi verdi, come Oslo ha già scelto coraggiosamente, chiudendo l’intero centro alle auto, elettriche incluse.
Dal 2030 si potranno compiere i primi voli in elettrico.
La mobilità elettrica non riguarda solo l’automobile. Si va dal monopattino al trasporto pesante. Quali sono i mezzi più promettenti per il futuro? I fronti caldi della mobilità a zero emissioni sono molteplici. Se non si ridurranno le emissioni di anidride carbonica di tutto il trasporto su gomma, non sarà possibile per l’Europa rispettare l’Accordo di Parigi. Non solo. Per riuscire a de-carbonizzare l’economia europea entro il 2050, oltre a ridurre drasticamente le emissioni di tutto il trasporto pesante, sviluppando combustibili alternativi e biocarburanti avanzati, l’elettrificazione e l’eliminazione graduale dei combustibili fossili dovrà riguardare le altre forme di trasporto. L’elettrificazione riguarda ormai l’intera mobilità, dai monopattini ai camion elettrici, con limiti e problemi diversi. Anche colossi dell’aviazione, come Airbus e Boeing, stanno guardando all’elettrico. Wright Electric, start-up americana partner di EasyJet, ha annunciato che, dal 2030, si potranno già compiere i primi voli in elettrico. Anche il trasporto marittimo sta puntando sull’elettricità, grazie a corposi investimenti privati e pubblici: sia per il trasporto mercantile sia per quello dei passeggeri, si moltiplicano i progetti e le iniziative per rendere più sostenibile il settore. Un fatto è certo: le crescenti preoccupazioni per l’ambiente spingeranno sempre più persone a considerare l’impronta di carbonio del mezzo di trasporto prescelto, con un’inevitabile impulso all’evoluzione dell’intero comparto dei trasporti.