Oplà n°8 – Le regole del gioco


UNA RIFLESSIONE: Recuperiamo il tempo perduto


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In Italia ci sono circa 6300 lavoratori dipendenti addetti alla vendita di servizi assicurativi del Gruppo Generali Italia che si trovano in gravi difficoltà sia per la tutela della propria salute che per mantenere un livello di produzione tale da originare un reddito superiore a quello di cittadinanza e da garantirsi il mantenimento del posto di lavoro dal momento che, in caso di scarso rendimento, la compagnia procede all’irrogazione di una serie di sanzioni disciplinari che portano al licenziamento, sistema con cui un contratto di dipendenza a tempo indeterminato diventa un contratto a termine.
Diversamente da quanto annunciato ad inizio pandemia, Generali Italia ha ripreso il monitoraggio delle rese produttive da settembre ultimo scorso come se il disastroso quadro sanitario attinente il Covid 19 fosse risolto e l’accordo fatto dal governo con i sindacati sul blocco dei licenziamenti non fosse stato concluso.
Nel contempo l’azienda ha deciso di portare avanti un progetto di riorganizzazione del comparto dei produttori tentando di rafforzarne la sostenibilità con il caricare i pesi produttivi sull’80% della rete e sul personale con maggiore anzianità, personale che nel dettato del CCNL ANIA (che prevede all’interno dell’area contrattuale i dipendenti di Generali Italia e non quelli di Alleanza) si trova disciplinato nella parte seconda del contratto nazionale ed in quanto assunto nel commerciale trascorrerà tutta la vita professionale come venditore, senza possibilità di accedere ad un percorso di carriera certo dove possa valorizzare i propri titoli di studio e le competenze e abilità professionali maturate.
Giova far presente che il 60% dei produttori ha una laurea, per molti accompagnata da un master, e che le assunzioni della compagnia su tutto il territorio nazionale negli ultimi dieci anni sono avvenute soprattutto attraverso il canale dei produttori.
Inoltre è bene tener presente che il nuovo mandato unico prevede per gli agenti la possibilità di scegliere di non avvalersi più dei dipendenti addetti alla vendita.
Ciò comporta di trovarsi anche in breve tempo ad affrontare un cambio di agenzia con quanto ne consegue: nuovo gruppo di lavoro, nuove relazioni, nuova sede non si sa quanto distante dalla precedente e se sufficientemente capiente in merito agli spazi ed alle risorse su cui lavorare, nuovo territorio e nuovi clienti perché tutto il portafoglio acquisito in anni laboriosi sarà difficile possa essere spostato, nuove difficoltà da affrontare soprattutto in tempo di Covid 19.
Il “procrastinare” l’avvio di una seria presa in carico di tutte le problematiche dei produttori da parte dei sindacati negli ultimi trenta anni ha creato nei lavoratori un logorio incessante, ha minato l’autostima, ha generato un’autosvalutazione e il passato, con tutte le criticità troppe volte segnalate da noi RSA, viene rivissuto di continuo in un doloroso riproporsi.
Dobbiamo recuperare il tempo perduto, Fisac CGIL deve essere promotrice di un progetto complesso e importante: abbiamo l’occasione di farlo mettendo la nostra categoria al centro del rinnovo del CCNL ANIA allo scopo di ottenere in termini normativi ed economici almeno quello che oggi è il trattamento riservato ai colleghi del contact center (call center).
I conflitti non risolti si fissano nella psiche, avvelenano il presente, non permettono di consegnare all’oblio nessuna delle questioni che ci riguardano.
“Una persona saggia inizia ciò che uno stupido rimanda. Entrambi affrontano la stessa attività, ma in tempi diversi” (Lord Acton).
Ora è il nostro tempo.

Elisabetta Masciarelli
Coordinatrice Nazionale OP Fisac Generali Italia

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