Toscana – MPS: “Fondazione e Banca in tribunale” il sindaco di Siena non scende a patti

Da Repubblica – di Maurizio Bologni «La Fondazione porti avanti un’azione giudiziaria contro Banca Mps che consenta di mettersi ad un tavolo con il ministero dell’Economia, in una posizione più stabile rispetto a quello che sta succedendo in questo momento » . Lo chiede in consiglio comunale il sindaco di Siena, Luigi De Mossi. E il presidente della Fondazione, Carlo Rossi, risponde presente. «Un’azione giudiziaria? Certo che sì, ne abbiano già alcune incardinate, andremo avanti», spiega.
Passa, dunque, tra gli enti senesi, la linea dura, quella di trascinare la Banca davanti ai giudici, di chiederne la condanna ad un pesante risarcimento ( 3,8 miliardi) per i danni provocati al patrimonio dell’Ente dalle acquisizioni e dalla gestione dei vecchi cda, ma puntando ad un secondo fine: quello transare con l’attuale proprietario della Banca, il ministero dell’Economia, per restituire alla Fondazione e a Siena dignità, una quota di proprietà rilevante in Rocca Salimbeni, potere nella governance e magari, domani, dividendi. « Non vi aspettate miliardi dalle cause » mette le mani avanti Rossi. Ma avanti sulla linea giudiziaria se questo può essere funzionale « al riacquisto delle azioni di una Banca che sia necessariamente orientata alla creazione di valore e alla crescere territorio e creano valore».
È una strategia, quella di Siena, in linea con le ultime evoluzioni del dossier sulla sorte di Mps. Mentre Fondazioni, fondi internazionali e soci privati in Unicredit frenano sulla fusione per incorporazione di Mps nella Banca di piazza Gae Aulenti, sostenuta dal ministero dell’Economia pronto investire tanti miliardi, il piano del cda di Rocca Salimbeni per proseguire in solitario verso il risanamento, di cui ieri Repubblica ha pubblicato ampi stralci, sembra in grado di poter catalizzare consensi su diversi fronti, iniziando appunto da Comune e Fondazione di Siena. Sebbene ieri Banca Mps abbia tenuto a puntualizzare che il piano non è ancora definito e potrebbe subire modifiche rilevanti da Ue e Commissione, emerge il profilo di un Mps declinato molto più di ora sul territorio, in modo tale da non poter che essere gradito anche alla Regione Toscana e al sindacato: ancora perdite per 562 milioni nel 2021, ma ritorno all’utile dal 2022 grazie all’iniezione di mezzi freschi per 2 miliardi da parte dello Stato e al taglio dei costi ( 2.670 esuberi di cui 900 a Siena e raggruppamento in una sola entità di Mps Factoring& Leasing, Capital Service e Widiba), ma soprattutto una più netta focalizzazione regionale della banca per concentrarsi sulle Pmi. Secondo il piano, alle Pmi la banca dovrebbe dedicare una quota crediti aggiuntiva di 450 milioni di capitale mentre le grandi imprese vedranno un dimezzamento degli impieghi dai 10,6 miliardi 2020 a 5,5 nel 2025.
Sotto questo profilo, musica per le orecchie del governatore Giani, che in prima battuta punta al radicamento territoriale ed operativo della Banca, e che solo in subordine all’ipotesi stand alone aveva aperto alla soluzione di un Mps regionale del centro Italia, spin-off dell’incorporazione da parte di Unicredit di tutto il resto. Il sindacato non alza le barricate. « Noi alla Banca che prosegua da sola ci crediamo – dice Federico Di Marcello, leader della Fisac Cgil dentro il gruppo bancario senese – e pensiamo che il ministero potrebbe investire più utilmente in questa direzione gli 8- 10 miliardi che invece vuol spendere per convincere Unicredit a prendersi Mps. Il fatto è che il piano vero vorremmo conoscerlo tutto intero dal ministero e non a pezzi dai giornali. Gli esuberi? Potrebbero essere sostenibili in un raggio di periodo lungo, fino al 2025, mixati tra esodi incentivati e nuove assunzioni ».
Regione, Comune e sindacato, dunque, convergono intorno all’ipotesi stand alone contenuta nel piano industriale della Banca, mentre il governo, che punta al matrimonio con Unicredit, arranca di fronte all’incertezza degli azionisti di Gae Aulenti e della sue stesse difficoltà di sopravvivenza. Cinico ma realista De Mossi: « La crisi di governo ci darebbe più tempo per una trattativa su Mps».
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