Caro Babbo Monte,
siamo ormai giunti ad un altro Natale, attraverso un anno che definire difficile è poco. Ma noi abbiamo dimostrato senso di responsabilità, siamo stati buoni e abbiamo lavorato in zona gialla, arancione o rossa, assicurando sempre i nostri servizi e facendo sempre il nostro dovere. Quest’anno, poi, ci ha visti diventare “essenziali”, e quindi, nonostante la paura, le difficoltà organizzative e gestionali di famiglia e lavoro, tutti i giorni abbiamo risposto alla chiamata ed alzato la serranda. C’è chi di noi ha dovuto riorganizzare casa per crearsi un ambiente per lo smart working, chi ha vissuto un ufficio svuotato, chi ha visto la sua filiale dimezzarsi per l’alternarsi in team. Eppure tutti abbiamo continuato a dare il nostro contributo, bardati come astronauti, ma senza mai abbandonare le nostre mansioni e i nostri clienti.
E se fino a marzo abbiamo navigato a vista, da marzo in poi abbiamo navigato e basta, senza più neppure riuscire a tenere una rotta, senza punti di riferimento. Ci siamo districati nella tempesta delle moratorie, delle sospensioni, del CuraItalia, dell’anticipo cassa integrazione. Abbiamo fronteggiato gli scogli dei Kyc urgenti, di quelli scaduti, di quelli prioritari. Abbiamo visto emergere l’iceberg delle lettera M, lettera E, e tutte le altre lettere dell’alfabeto. E quando pensavamo di aver finito, sono arrivate le proroghe. Abbiamo provato a resistere ai richiami illusori del canto della sirena Ecobonus e le sue mille insidie.
Infine ci è piovuto addosso anche l’uragano Remediation Fatca. Abbiamo gestito gli appuntamenti, le telefonate, le mail, le deviazioni di chiamata e ci siamo subiti le ramanzine di chi ci riteneva incapaci di organizzarci, quando non raggiungevamo i budget.
Abbiamo provato a digitalizzare anche i clienti centenari, dicendo loro che questa è la banca del domani (forse perché tra adempimenti propedeutici, pog, lentezza e ripristini del digital branch, per arrivare alla firma di un rapporto RT ci si mette un giorno intero!).
La pandemia da Covid19 ha stravolto le nostre vite, private e lavorative, e ha richiesto uno spirito di adattamento fuori dal comune. Ma nonostante tutto noi non ci siamo mai tirati indietro, neppure quando eravamo stanchi, demotivati, impauriti. Quando le nostre filiali, i nostri uffici erano sottoposti a quarantena per la positività di qualcuno di noi al virus.
Quando i clienti, che avrebbero dovuto venire in banca solo per urgenze, si presentavano per delle sciocchezze, facendoci perdere tempo e pazienza. Quando persone che non avevano mai fatto la cassa, hanno dovuto industriarsi per caricare gli atm, per quadrare a fine giornata, per affrontare un nuovo sistema operativo. Il tutto mentre fuori imperversavano i contagi e all’interno si andava diffondendo sempre più l’incertezza del futuro della Banca.
Notizie di fusioni, acquisizioni, dietro front e piani stand alone ci sono state vomitate addosso dai media rendendoci sempre più insicuri e vacillanti rispetto a quello che sarà il nostro domani lavorativo.
Eppure abbiamo affrontato ogni “oggi” con responsabilità e caparbietà. Nonostante l’unica costante nelle voci che si susseguivano sul destino del Monte fosse la parola ESUBERI.
Noi, proprio noi, così “essenziali”, siamo quelli da tagliare perché la banca sopravviva…
Insomma Babbo Monte, è stato un anno impegnativo, e noi il nostro impegno ce lo abbiamo messo tutto. Per questo ci meritiamo che tu esaudisca qualche nostro piccolo desiderio. E non parliamo di soldi. Quelli, ormai lo sappiamo, ci sono solo quando e per chi vuoi tu.
Però lascia che ci proviamo ugualmente a chiederti qualcosa.
Sotto l’albero di piazza Salimbeni, per il 2021, ci piacerebbe tanto trovare:
- Sistemi operativi che siano operativi per davvero, che non si blocchino di continuo e che ci permettano di servire i nostri clienti entro i 15 minuti massimi di permanenza previsti dal protocollo Covid. Ne va della nostra salute fisica;
- Procedure più snelle e più logiche, che ci facilitino il lavoro, anziché complicarcelo inutilmente. Ne va della nostra salute mentale;
- Che i vari uffici di Area la smettano di mandare e-mail variopinte in cui, ciascuno per il proprio settore, a caratteri cubitali indicano le priorità alle filiali: è tutto urgente, lo sappiamo. Ma le filiali sono allo stremo;
- Che il nuovo Capo degli Elfi eviti di richiedere la compilazione di liste di nominativi per ogni aggregato core con l’indicazione delle operazioni papabili con tanto di importi presunti. Siamo una banca commerciale, e non lo dimentichiamo. Ma siamo anche in piena emergenza sanitaria e le pressioni commerciali, se pure le chiamiamo “programmazione”, restano quello che sono;
- Che possiamo essere trattati da consulenti quali siamo, per professionalità e formazione, e non come piazzisti a cui si chiede di vendere un tot numero di polizze o di pac, come fossimo lavoratori a cottimo;
- Che i responsabili commerciali la smettano di sostituirsi alle Funzioni Risorse Umane, spostandoci come pedine (o facendoci giungere la minaccia di tale possibilità): siamo persone, con le nostre storie, il nostro bagaglio di competenze, le nostre peculiarità caratteriali e le nostre problematiche familiari. I GRU dovrebbero conoscerci e saperci gestire, valorizzando le nostre attitudini in ruoli che ad esse si confanno, conciliando le esigenze della Banca con le nostre personali. È per questo che esistono;
- Che quale che sia il futuro della NOSTRA banca, qualsiasi progetto o piano industriale ci sia nel nostro domani, non ci si dimentichi di chi ha tenuto in piedi la baracca fino ad ora. Di chi ci ha messo la faccia tutti i giorni, di chi ha creduto nel Monte e a lottato per lui solo perché se ne sente, ostinatamente ed orgogliosamente, parte.
LA BANCA SIAMO NOI, BABBO MO’. NUN T’O SCURDA’!