OPLÀ: E’ violenza sulle donne anche quella economica
Torna all’indice 25 Novembre giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
È violenza sulle donne anche quella economica: lavoro, reddito, indipendenza economica combattono la violenza sulle donne e danno loro autonomia di azione e di pensiero.
Il 2020 con la pandemia ha creato nuove disuguaglianze e nuove povertà che hanno colpito in tutto il mondo soprattutto le donne.
La crescita dello stress psicologico, della tensione nelle famiglie, della paura verso il futuro e della perdita di reddito, l’enorme aumento del peso del lavoro domestico, la didattica a distanza, la compresenza di tutti i membri della famiglia in ambienti non sempre idonei e dotati degli strumenti per tutte le funzioni di studio e lavorative, hanno comportato per le donne un incremento dei carichi di lavoro mal distribuiti e fatto si’ che per aver un momento di silenzio e tranquillità, il loro lavoro sia stato penalizzato e rinviato spesso all’alba o a notte fonda.
La segregazione ha amplificato la violenza familiare raddoppiando il numero delle richieste di aiuto.
Le donne sole con figli a maggior ragione sono oggi più povere, a rischio di restare senza casa e isolate.
La pandemia ha messo a nudo un welfare in cui scuola e salute si tutelano con le risorse della famiglia e la cura è affidata ancora troppo solo alle donne.
In tal senso lo smart working o lavoro agile non è assolutamente detto che avvantaggi professionalmente le donne o consenta loro di progredire in carriera.
Occorre ripensare una nuova contrattazione del lavoro, contrattare l’innovazione, un riequilibrio di genere.
È indispensabile costruire un organizzazione del lavoro in ottica innovativa e inclusiva, dove centrale sia la persona nei diritti e nelle condizioni di lavoro.
Bisogna inventare un linguaggio nuovo anche nei luoghi di lavoro per una narrazione nuova che appartenga alle donne.
In questa fase le politiche di genere e di uguaglianza tra i generi devono trovare ascolto e risorse per attuare una parità sostanziale.
Si calcola che se il tasso di occupazione delle donne passasse dal 50% al 60% il PIL crescerebbe di 7 punti.
Investire sulle donne conviene, agiamo di conseguenza.
Elisabetta Masciarelli
Coordinatrice Nazionale OP
FISAC/CGIL Generali Italia