Oplà n°5 – Occorre un nuovo accordo


Il valore di una parola


Torna all’indice -C’era una volta, un migliaio di anni fa, un’Agenzia assicurativa, di una Compagnia che ora non c’è più, in una piccola cittadina del Sud.
In questa Agenzia lavorava a tempo pieno una giovane donna piena di entusiasmo che aveva un incarico commerciale. Una delle prime attività in cui si cimentò la giovane fu, ovviamente, lo sviluppo del portafoglio. Interminabili liste furono stampate e accanto ad ogni nominativo contattato, la giovane scriveva qualche appunto, per cercare di conservare quante più informazioni possibile su ogni singolo cliente…
Un giorno, mentre era impegnata nelle telefonate, con davanti a sé la lista della giornata, l’Ispettore Commerciale passò a farle un saluto, dopo il suo incontro con l’Agente. “Signoora…tutto bene?” ( Accento siciliano ). Il dialogo fu molto sereno e piacevole. L’Ispettore, galantuomo vecchio stampo, con i capelli bianchi, aveva già avuto modo di dialogare con la ragazza e ne aveva apprezzato la voglia di fare e la correttezza dell’operato. Ad un certo punto lo sguardo dell’Ispettore cadde sul foglio di lavoro che stava sulla scrivania e di colpo l’espressione sul suo viso divenne più seria. “Che cosa vuol dire questo?” chiese l’Ispettore indicando l’appunto accanto ad un nominativo. L’appunto diceva semplicemente: “Cafone”. La ragazza, molto imbarazzata, cercò di spiegare che il cliente in questione non le aveva dato neanche il tempo di presentarsi e aveva urlato che non voleva ascoltare niente e che non aveva tempo da perdere con stupidaggini (in effetti
disse “stronzate”, ma questo all’Ispettore fu risparmiato). Il silenzio piombò sulla conversazione e l’Ispettore disse semplicemente: “Arrivederci Signora”. Per i minuti che seguirono la ragazza, conservando il colore paonazzo sul viso, si diede della sciocca per aver lasciato i suoi appunti in bella vista e si domandò, veramente preoccupata, quali conseguenze avrebbe avuto quello che era successo. Aver scritto un epiteto tanto grossolano accanto al nome di un cliente probabilmente sarebbe stato considerato poco professionale, poco “commerciale”…ragazzi, che figuraccia! Mesi e mesi di lavoro ridotti in cenere in un solo secondo. “Cafone”…ma come le era venuto in mente?? I suoi pensieri autolesionisti furono interrotti dallo squillo del telefono… Era l’Ispettore… “Signoora…” disse col suo inconfondibile accento siciliano (era di Messina). La ragazza a quel punto chiuse gli occhi, aspettandosi il peggio. Ma lui continuò: “Dica all’Agente di mandare immediatamente la disdetta a questo signore. Noi non vogliamo cafoni nella nostra Compagnia”. La sensazione provata in quel momento è di difficile descrizione. Sollievo, orgoglio, autostima…TRIONFO!
Ma più importanti furono le conclusioni a cui arrivò la ragazza e i convincimentiche si portò avanti negli anni e che il caro Ispettore le aveva voluto trasmettere. Quello che dice anche l’ultimo dei produttori deve avere un peso, un valore. Anzi, quanto più “bassa” è la provenienza di un pensiero, tanto più deve essere considerata, poiché più vicino alla realtà delle cose…
Questo è il mio pensiero.
In un momento in cui non si vede avanti (questa è la descrizione esatta della nostra sensazione)…ecco, io vorrei ritrovare quella voce che dice: “Signoora…tutto bene?”.

Deborah Chiatantei

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