Non ci siamo proprio! Abbiamo passato la due giorni di incontri organizzati con l’Azienda concentrandoci in primissimo luogo sulla situazione dell’emergenza sanitaria. E sull’atteggiamento aziendale in merito.
Purtroppo, la Direzione continua a dimostrare di non avere compreso nei fatti, nonostante le parole, che la situazione è seria e necessita di interventi ben superiori a quelli messi fino ad ora in campo, in grado di preservare la salute e la sicurezza di tutti i lavoratori.
Crediamo che la situazione sia sotto gli occhi di tutti. Per questo non possono bastare soluzioni singole ed estemporanee. Non possono bastare pedisseque applicazioni dei vari DPCM che tempo per tempo si susseguono, del CCNL vigente e degli altri accordi firmati.
Non possono bastare. È necessario che questa Azienda finalmente scenda sul pianeta Terra e faccia capire che ha davvero a cuore la salute dei propri lavoratori nei fatti e non solo a parole, e che non esistano – per quanto possibile – trattamenti diversi tra colleghi di Sede e colleghi di Rete.
Per questo abbiamo chiesto nuovamente interventi di potenziamento degli strumenti di flessibilità settimanale e la riduzione di mezz’ora della pausa pranzo anche in Rete. Abbiamo chiesto di venire incontro alle domande che piovono da tanti colleghi della Rete di accedere allo smart working visto che la tecnologia e le autorizzazioni esistono, e l’esperienza è già stata fatta nella fase primaverile. E che lo stesso strumento, naturalmente più applicabile per le lavorazioni di sede, torni ad essere utilizzato in queste strutture cinque giorni su cinque.
Abbiamo chiesto che venga fornita tutta la Rete – o almeno i colleghi che con continuità ricevono la clientela – di barriere plexiglass. Un piccolo sforzo economico che darebbe tranquillità ai lavoratori, li metterebbe tutti nella stessa condizione, abbasserebbe sensibilmente il rischio di contrarre il virus e che questo si propaghi nell’agenzia con la conseguenza di chiusura dell’intera Filiale. Almeno quest’ultima considerazione dovrebbe smuovere la “coscienza” di questa Azienda, che continua a mettere anche in questa epoca al primo posto i risultati economici.
Abbiamo chiesto che venga fatta chiarezza e spiegata ai colleghi, una volta per tutte con uniformità e univocità, la procedura di comunicazione e segnalazione di avvenuto contagio o contatto con soggetto positivo. Così come per il tempo della quarantena e del rientro. Abbiamo chiesto di presidiare con maggior forza l’argomento legato alle pulizie ordinarie e straordinarie quale strumento fondamentale per abbassare il rischio di diffusione del virus. Abbiamo chiesto che sia possibile sostituire senza problemi e senza tentennamenti la u-mask in dotazione ai colleghi in caso di usura o di smarrimento.
Abbiamo infine chiesto di riaprire il tema dei congedi parentali visto che gli strumenti a disposizione dei colleghi toccati dalla problematica della gestione dei figli a casa non sono a nostro parere affatto sufficienti rappresentando nient’altro che la mera applicazione di quanto concesso dagli ammortizzatori sociali previsti dal Governo.
Una serie di interventi, quindi, di sostanza che davvero farebbero sentire più tranquilli i colleghi. In una situazione che, lo ricordiamo ancora una volta, di tranquillo non ha proprio nulla. Dei gesti concreti che potrebbero dare maggiore serenità psicologica a chi questa Azienda la sostiene ogni giorno.
Ma evidentemente parliamo due lingue diverse e viviamo in due mondi differenti. Nel nostro è necessario che l’Azienda ponga fine a questo immobilismo e alla mera applicazione – a volte pure al risparmio – di quanto già previsto ma non più sufficiente.
In questo momento, oggi come mai, è necessario mettere al primo posto la tutela della salute dei lavoratori, dei loro familiari e della clientela. Sinceramente, non sappiamo più come dirlo.
Milano, 22 ottobre 2020
Coordinamenti Gruppo Banco BPM
FABI FIRST/CISL FISAC/CGIL UILCA UNISIN