App…untamento al buio
La decisione aziendale di richiedere l’utilizzo di strumenti personali, in particolare degli smartphone, per poter accedere a procedure aziendali (DB Action) anche quando si opera dagli uffici della banca ci è da subito apparsa francamente fuori luogo e per molti versi pericolosa.
Dopo l’intervento sindacale l’iniziativa è attualmente sospesa ma, al momento, non è possibile ritenere definitivamente chiusa la questione.
L’augurio è ovviamente che, a fronte di una più profonda ed
accurata riflessione, l’Azienda receda dal proposito iniziale ed adotti altre
modalità se ritiene di dover aumentare la sicurezza informatica, esigenza di per
sé non messa in discussione, senza toccare aspetti delicati come la seppur
parziale “requisizione” funzionale di apparecchi informatici privati ad uso
lavorativo.
Per avere conferma della criticità dell’area in cui ci si sta muovendo, basterebbe andare a vedere, ad esempio, cosa scrive l’INPS in relazione ad alcuni aspetti del rapporto di lavoro dipendente:
“Il datore di lavoro impartisce le istruzioni al dipendente, gli fornisce le materie prime e gli strumenti necessari allo svolgimento della prestazione lavorativa.”
A mettere in discussione tale definizione non può bastare che in DB, in condizioni ordinarie ed in assenza di specifico accordo sindacale, chi opera in smart working si sia reso disponibile a mettere a disposizione anche propria attrezzatura pur di ottenere la possibilità di lavorare, per quanto limitatamente, anche dalla propria residenza.
Si tratta di una questione che sindacalmente non riteniamo esaurita, ed infatti su questo abbiamo intrattenuto anche recentemente DB, a maggior ragione in quanto il rinnovo del CCNL ha significativamente riproposto il tema della fornitura a cura delle aziende di apparecchi informatici utili all’espletamento dello smart working.
Non dobbiamo dimenticare altri due aspetti: quello che si sta effettuando in modo derogato in ragione dei provvedimenti emanati a causa dell’emergenza sanitaria è tutto meno che smart working vero e proprio ed ha un evidente carattere di provvisorietà; comunque sia, stiamo trattando di attività da remoto e non in presenza.
Come non bastasse, la richiesta aziendale di dotarsi di una “App” per accedere al computer dell’ufficio è stata rivolta in particolare al Personale di Rete, ovvero a quei Colleghi le cui funzioni la Banca ritiene incompatibili con il lavoro da remoto, tanto che, nei casi particolari in cui sono state adottate specifiche precauzioni sanitarie, è disposta (meritoriamente) a riconoscere ai Colleghi un permesso retribuito ma (discutibilmente) non la possibilità di lavorare da casa nonostante la disponibilità manifestata in questo senso da alcuni interessati unitamente al consenso esplicito delle Organizzazioni Sindacali al riguardo.
L’appiglio tecnico-organizzativo che sembra aver indotto l’Azienda a richiedere di scaricare l’applicazione “incriminata” potrebbe derivare dal fatto che, quando nei mesi iniziali della pandemia si richiedeva potenzialmente a tutti i Dipendenti di lavorare da remoto, molti Colleghi della Rete abbiano scaricato l’applicativo “dbRas” su propri devices e quindi siano di fatto già abilitati ad utilizzare l’ “App” ora richiesta per operare in ufficio.
Non solo, le prime comunicazioni aziendali invitavano chi non lo avesse ancora fatto a scaricare proprio dbRas… Forse vale la pena ricordare che cosa significa questo acronimo: Deutsche Bank Remote Access Service.
Anche in questo caso crediamo potrebbe bastare così.
Un’operazione come quella intentata dall’Azienda (giustificata in modo francamente troppo sommario in sede di primo confronto) comporta comunque numerose incognite a partire proprio dalla legittimità della richiesta in quanto tale: quali responsabilità ricadrebbero in capo ai Colleghi una volta scaricata l’applicazione?
Perché dovrebbero portare sempre con sé un apparecchio personale che potrebbero anche decidere di tenere a casa per mille motivi, evidentemente anche non lavorativi?
Che accadrebbe in caso di furto, smarrimento, malfunzionamento, clonazione del telefono?
Perché ci si dovrebbe dotare di apparecchi compatibili con gli (elevati) standard informatici aziendali (quasi scontato che qualche capo abbia invitato ad acquistare a proprie spese apparecchi adeguatamente evoluti) per poter accedere a piattaforme fruibili in ufficio?
Ci fermiamo qui ma le considerazioni potrebbero proseguire.
In attesa che la questione si risolva in via definitiva, tornando a confidare nel “buon senso” aziendale e nella valutazione pragmatica dei problemi che potrebbero sollevarsi qualora si intenda proseguire nella scivolosa operazione, cerchiamo di guardare avanti perché vi sono anche altri aspetti da considerare in prospettiva.
Possiamo valutare, anteponendo il nostro senso di responsabilità generale a questioni di principio già individuabili, che ancora non sia il momento di mettere mano alla questione nel suo complesso, viste le molte incertezze sugli sviluppi della situazione sanitaria e le estemporanee situazioni organizzative che potrebbero nuovamente derivarne.
Quando però, speriamo il prima possibile, terminerà definitivamente l’emergenza e verrà meno il conseguente regime normativo straordinario, si dovrà ristabilire ordine anche nella disponibilità degli strumenti di lavoro da remoto.
Procedure come dbRas, al di là degli esiti del confronto tra le Parti, dovranno essere fruibili solo da coloro che avranno titolo ad operare da remoto e non lasciate in essere anche per altri Lavoratori.
Si tratterà di revocare le utenze non pertinenti per evitare rischi di potenziali indebite pressioni circa il loro utilizzo (fuori orario, in ferie, nei giorni di riposo, in malattia) ma anche per impedire che uno strumento “interessante” ma delicato come lo smart working possa precipitare nella confusione delle regole e nel dubbio dell’applicazione.
Crediamo che la stessa Banca debba essere interessata a rendere trasparente la situazione post – crisi, noi per quel ci concerne, lo saremo di sicuro.